Stufe, radiatori, un carro trainato da un cavallo baio, perfino un argano per caricare il bruciatore in ghisa, Mario e Luigi Lonati in mezzo ai loro operai, in due straordinarie fotografie degli anni Venti del ‘900, epoca ancora di pionieri e di uomini partiti dal niente.
Dire Lonati a Varese è parlare di impianti di riscaldamento, dal 1919, quando Mario e il fratello Luigi diedero vita a una ditta longeva, che nel 2022 è stata premiata dalla Regione Lombardia di “Attività storica”, e oggi dopo diverse trasformazioni è un riferimento per l’arredo bagno, con l’elegante negozio di piazza Motta 8, gestito dai fratelli Nando ed Elisabetta, nipoti di Mario.
«Lui aprì l’attività nell’allora via Garoni, oggi Vittorio Veneto, al numero 16, la Fratelli Lonati costruiva impianti di riscaldamento, ma anche oggetti in ferro, stufe, pentole e utensili da cucina. Fecero anche i canestri in ferro per la Pallacanestro Varese quando giocava nella palestra di via XXV Aprile, a quei tempi la città era ancora un paesone, ci si conosceva un po’ tutti. Negli anni ’50 poi realizzarono il primo pannello solare a Varese, la ditta realizzò i primi impianti con i termosifoni per mezza città, serviva collegi, l’ospedale di Circolo, costruiva cucine per le comunità. Si occuparono anche degli impianti dell’Aeroporto di Linate, per noi lavoravano 25 operai. Tra l’altro ho trovato una sorta di piccolo libro mastro, che parte dal 1924, dove gli operai segnavano, rigorosamente a mano, tutti i lavori svolti», spiega Nando Lonati.
L’azienda rimase nella prima sede fino al 1935, ma dal 1930 si stava costruendo il palazzo di piazza Motta dove la Lonati si sarebbe trasferita. «L’impianto di riscaldamento del condominio venne costruito da mio nonno quando ancora non c’erano le pompe a spingere l’acqua. Questa saliva per i piani attraverso un ingegnoso sistema di tubi di ferro, che si assottigliavano man mano che andavano verso l’alto, un impianto che funziona ancora oggi! Tutto dipendeva dalla qualità del ferro impiegato e da particolari saldature. In magazzino ho ritrovato una vecchia stufa smontata e in pochissimo tempo l’ho rimontata, ogni vite era segnata e non ho faticato a rimettere ogni pezzo al suo posto».
Alla fine degli anni ’60, la Lonati oltre agli impianti si dedica all’arredo bagno, allora agli albori. «Mio padre Giovanni e mia madre Eva furono i primi a Varese a pensarci, poi, nel 1982, io e mia sorella li abbiamo affiancati nell’attività. Da oltre trent’anni ci occupiamo di ristrutturazione dei bagni, poi tuttora costruiamo piccoli impianti di riscaldamento grazie alla collaborazione con diversi artigiani locali. Le ristrutturazioni dei bagni sono le più richieste, con la realtà aumentata possiamo mostrare al cliente come sarà il suo locale e addirittura farlo camminare dentro», aggiunge Lonati, che per i 100 anni della Fratelli Lonati aveva progettato con un ingegnere il “bagno del futuro”, dove l’acqua, grazie a un sensore di distanza, si scaldava o raffreddava soltanto alzando o abbassando le mani, con il raggio laser che da blu diventava rosso man mano saliva la temperatura.
«Abbiamo una clientela storica, fatta di famiglie anche di una certa età, a volte ci capita di ristrutturare un bagno che aveva montato mio padre. Io stesso disegno lavabi, lavandini e mobili per il bagno da realizzare in Corian, uno speciale materiale di DuPont lavabile anche con la candeggina e molto resistente. I nostri clienti ci sono affezionati perché sanno come lavoriamo, garantiamo tutti prodotti made in Italy, niente da noi parla cinese, il nostro paese non ha rivali nella manifattura. Guardiamo sempre avanti, con un occhio al futuro ma non dimenticando il passato e il lavoro di qualità, l’esperienza, in fondo, non è che la somma degli errori commessi. Purtroppo né i miei figli né quelli di mia sorella seguiranno le nostre orme, io ho studiato ragioneria proprio per fare questo mestiere, ne avevo la passione».
Ma Nando ed Elisabetta Lonati, oltre a quella del lavoro, hanno anche un’altra grande passione, i rally automobilistici. «Ho corso in passato con diverse macchine, nell’83 avevo una Ford Escort RS 2000 a trazione posteriore, poi la Opel Manta, la Lancia Delta, una Peugeot e un’Audi 4. Ora vado con mio nipote Tommaso, anche lui rallysta, a girare in pista a Castelletto di Branduzzo, in provincia di Pavia con una Peugeot 106. Ho partecipato anche un paio di volte alla Varese-Campo dei Fiori. Per l’edizione di quest’anno del rally di Varese, di cui sono uno degli organizzatori, il 1° marzo farò da apripista con la mia Fiat 500 del 1966».