È venuta a mancare, dopo una lunga lotta con la malattia, Cristina Ferrazzi. Alla notizia della scomparsa, echeggiata rapidamente nei social, i messaggi di partecipazione al lutto della famiglia hanno iniziato a moltiplicarsi. Architetto stimato, persona conosciuta e apprezzata da tutti, Cristina Ferrazzi era la sorella del sindaco, Alessandro. Che oggi, raggiunto al telefono, ricorda la carica umana di Cristina: «Era solare, allegra, positiva. Lasciava un segno nelle persone che incontrava. Pochi giorni fa ho incontrato suoi compagni del liceo, hanno ricordato la ragazza che avevano conosciuto ai tempi, il carattere che tanti hanno potuto conoscere. Per la sua famiglia, per Luigino Portalupi, già sindaco, che aveva sposato a settembre dopo una vita insieme, è una perdita incredibile. Lo è anche per me».
La figlia («…registrata all’anagrafe con entrambi i cognomi, anticipando i tempi: Ferrazzi Portalupi Alessandra Atre» precisa) tratteggia un ritratto vivido della mamma, tra famiglia e lavoro. Figlia del geometra Ettore, appassionato di musica, artista, scultore e pittore, si è laureata in architettura all’Università Ca’ Foscari.«È stata presidente, durante il periodo universitario, di una cooperativa di ricerca storica che ha effettuato studi importanti per il territorio veneziano, a Samarate ha partecipato al gruppo di lavoro sui centri storici coordinato dal professor Vittorio Introini. Ha progettato molti interventi di edilizia economica popolare ed è stata protagonista dell’unica edilizia autocostruita samaratese, un’esperienza che ha visto 23 soci costruirsi la casa dalle fondamenta al tetto nel tempo libero. Ha partecipato alla predisposizione del contratto di quartiere, con altri professionisti, che ha ricevuto il premio nazionale del Ministero dei Lavori Pubblici. Nell’edilizia privata ha dedicato la sua attenzione, la sua umanità alle attività di ristrutturazione, operando sempre per una piena salvaguardia della storia dell’immobile su cui lavorava». Sulle sue passioni: «Era una grande amante della musica classica e dell’opera. Era convinta che rappresentasse il nostro Paese nel mondo e che influisca positivamente sulla vita delle persone».
Ancora il sindaco, sui forti legami familiari: «Siamo sempre stati uniti. Mai uno screzio. Pur nella distinzione dei ruoli e delle rispettive attività, abbiamo collaborato tanto anche a livello professionale e lei, che ha firmato lavori bellissimi, sapeva suggerire, migliorare, portare dettagli che facevano la differenza. Ha anche un po’ la responsabilità del mio avvicinamento alla politica, essendosi interessata lei per prima, da giovane». Sul rapporto di fiducia incrollabile, l’ultimo aneddoto, agrodolce: «Quando mi hanno portato il testo, il messaggio del suo necrologio, per prima cosa ho pensato, d’istinto: ora glielo mostro, chiedo a lei se va bene».
Articolo in aggiornamento con le coordinate del funerale