Busto Arsizio | 28 gennaio 2025, 14:10

A Busto una pietra d’inciampo per Roberto Culin: «Esempio a cui ispirarci»

In via Monte Rosa brilla il nome del partigiano bustese, una delle vittime dell’eccidio di Fossoli. Questa mattina la cerimonia con istituzioni, studenti e familiari. Il pronipote: «Commovente sapere quello che ha fatto»

A Busto una pietra d’inciampo per Roberto Culin: «Esempio a cui ispirarci»

Da oggi in avanti, percorrendo il marciapiede in via Monte Rosa, all’altezza del civico 11 ci si imbatterà in una pietra d’inciampo dedicata al partigiano Roberto Culin. Questa mattina il blocchetto in ottone, che in tutta Europa segnala le abitazioni delle vittime di deportazioni nei campi di sterminio nazisti, è stato posizionato nel corso di una cerimonia che ha coinvolto gli studenti dell’istituto Maria Immacolata e del liceo artistico Candiani.

L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito della Giornata della Memoria in collaborazione con Fondazione Fossoli e Aned, in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’eccidio di Fossoli. Culin fu tra le 67 vittime della strage compiuta dalle SS il 12 luglio del 1944 nel poligono di tiro di Cibeno, frazione di Carpi. Alla cerimonia, oltre all’amministrazione comunale e ai rappresentanti di associazioni partigiane e forze dell’ordine, erano presenti anche i familiari del partigiano bustese.

«La memoria non è mai fine a sé stessa»

La commemorazione si è aperta con la lettura della biografia di Culin e di alcune testimonianze dell’epoca da parte degli studenti.
Nato a Feltre e trasferitosi giovanissimo a Busto, qui Culin fu tra i fondatori del Comitato di liberazione nazionale. Arrestato nel 1944 e condotto al carcere di Monza, al rifiuto di rivelare i nomi dei compagni venne internato nel campo di Fossoli. Il 12 luglio fu assassinato insieme ad altri internati.

«È un’emozione posare questa pietra davanti a ragazzi così giovani», ha detto Eleonora Plos di Aned, Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti. «Mi auguro che ve ne prenderete cura – ha aggiunto rivolgendosi proprio ai ragazzi –. È dedicata a una persona che ha pagato un prezzo altissimo per non essere stato indifferente».

Marco Stainer ha spiegato come Fondazione Fossoli si stia impegnando a dedicare una pietra d’inciampo a tutte le vittime dell’eccidio: «È un progetto faticoso che coinvolge tutta Italia». L’esponente della Fondazione ha rimarcato come non esista «prova concreta delle motivazioni di questa fucilazione. 67 persone furono uccise senza una ragione certa». Aggiungendo che «la memoria non è mai fine a sé stessa, ma è attualissima».

«Esempio da imitare»

Il sindaco Emanuele Antonelli ha ricordato che quella con il nome di Roberto Culin è la settima pietra di inciampo presente in città, che si aggiunge alle sei dedicate ai deportati della Comerio che si trovano all’ingresso del parco omonimo.

«Sette pietre per sette persone magnifiche. Avete capito che coraggio hanno avuto nella loro vita? – ha chiesto il primo cittadino ai giovani –. Loro hanno lottato per qualcosa in cui credevano. Lottate anche voi, è un segno di riconoscimento per chi ha avuto questo coraggio. Oggi avere coraggio significa anche comportarsi bene nella vita e dare l’esempio ai compagni, aiutare chi è più in difficoltà. Cerchiamo di imitare in parte l’esempio di queste persone che hanno combattuto per la libertà».

Il pronipote: «Onorato»

Alla cerimonia erano presenti alcuni familiari di Roberto Culin, al quale è Busto è dedicata anche una via: Edvige, figlia del fratello Giuseppe; Milena Roberta, figlia dell’ultimo fratello Rodolfo, e il pronipote Marco. Quest’ultimo si è detto «onorato di questa parentela con una persona che ha perso la vita per quello in cui credeva. È commovente sapere quello che ha fatto».

Riccardo Canetta

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