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Gallarate | 23 gennaio 2025, 10:39

Crisi alla ArgoClima di Gallarate. La richiesta di lavoratori e sindacati: «Servono più investimenti privati e pubblici»

Si è svolta stamattina l'assemblea sindacale dopo l'annuncio dell'azienda di voler far ricorso per molti mesi anche nel 2025 alla cassa integrazione: «Chiediamo il ripristino degli incentivi e la ripresa immediata di un’attività lavorativa stabile e continuativa. Questo è l’ennesimo caso in cui la politica avrebbe potuto incidere positivamente ma ha scelto di non farlo»

Il presidio dei lavoratori della ArgoClima di Gallarate

Il presidio dei lavoratori della ArgoClima di Gallarate

Si è svolta nella mattinata odierna l’assemblea sindacale in Argoclima Gallarate dopo l’incontro tra Argoclima, Rsu Argoclima e Fiom di Gallarate del 21 gennaio.

Di seguito la nota firmata da Gaia Angelo della Fiom Cgil: 

L’azienda ha comunicato una situazione peggiore delle previsioni esposte nel corso dello scorso anno e ha dichiarato di voler far ricorso a molti mesi di cassa integrazione anche nel corso del 2025.

Nel 2022 Argoclima è stata acquisita al 50% da Nibe, azienda multinazionale svedese specializzata in impianti per il riscaldamento che ha portato investimenti nello stabilimento di Gallarate finalizzati alla produzione di unità esterne per le pompe di calore. A causa della scelta fatta dall’Unione Europea di non rinnovare gli incentivi per questo tipo di prodotti sono crollate le vendite e si è creato un importante stock di magazzino di prodotti invenduti che ha bloccato la produzione anche a Gallarate.

A livello aggregato, nel primo semestre del 2024, in Unione Europea sono state vendute il 47% in meno di pompe di calore rispetto al 2023. La preoccupazione rispetto alla ormai permanente cassa integrazione e alla mancanza di garanzie per il futuro lavorativo dello stabilimento di Gallarate è sempre più pressante. Nel 2024 sono stati 9 i mesi, di cassa integrazione prima e di fondo di solidarietà poi, utilizzati.

Nel 2025 i mesi di lavoro saranno circa quattro quindi si prospetta anche per quest’anno un periodo di cassa integrazione di otto mesi. L’impatto sulle retribuzioni sarà pesantissimo. Gli investimenti fatti e le operazioni societarie e commerciali degli ultimi anni, non hanno ancora portato ai risultati sperati e come sempre accade il prezzo più alto lo pagano i lavoratori e le lavoratrici. E’ già stato fatto uno sciopero a dicembre dello scorso anno ma se la situazione dovesse protrarsi ne seguiranno altri.

Crediamo inoltre che questo sia l’ennesimo caso in cui la politica avrebbe potuto incidere positivamente ma ha scelto di non farlo. Le pompe di calore sono una tecnologia importante per la decarbonizzazione delle case e delle fabbriche. Il costo di acquisto resta più alto rispetto alle caldaie a gas ma può essere ripagato in circa quattro anni dai risparmi in bolletta.

Gli incentivi sono importanti per sostenere le famiglie e le imprese in questo tipo di scelte e per rilanciare una tecnologia sostenibile che porterebbe ad un maggior risparmio energetico e ad un minor inquinamento urbano. Per produrre un kilowattora termico con una pompa di calore si impiega il 55% di gas in meno rispetto a quello consumato quando si riscalda la casa con una caldaia a gas.

Chiediamo pertanto il ripristino degli incentivi e la ripresa immediata di un’attività lavorativa stabile e continuativa. 

C.S.

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