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Sport | 22 gennaio 2025, 07:20

Il mito non muore mai. Giancarlo Antognoni ricorda Gigi Riva ad un anno dalla scomparsa: «Un suo abbraccio era tanta roba, sentivi la sua forza interiore»

Il 22 gennaio del 2024 ci lasciava Rombo di Tuono. A rendergli omaggio un'altra bandiera del calcio italiano che lo scorso novembre è venuto a Leggiuno con la delegazione della Figc per visitare il paese natale del campione: «Il mio primo gol in A in Fiorentina-Cagliari, mi fece i complimenti. Aveva un rapporto straordinario con i giovani calciatori, con il suo grande carisma è sempre stato un punto di riferimento. Con lui parlavo di golf e ho provato a farlo smettere di fumare. Mi piace ricordarlo con il suo sorriso e i suoi occhiali scuri»

Giancarlo Antognoni con Claudio Ferretti durante la visita della Figc a Leggiuno dello scorso novembre

Giancarlo Antognoni con Claudio Ferretti durante la visita della Figc a Leggiuno dello scorso novembre

Giancarlo Antognoni, classe 1954, bandiera della Fiorentina, campione del mondo del 1982, che nel 2018 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano, è uno che se ne intende di "miti" sportivi. 

Da dirigente della Figc lo scorso novembre è venuto a Leggiuno, paese natale di Gigi Riva, in occasione di quello che sarebbe stato l'80esimo compleanno di Rombo di Tuono. (LEGGI QUI)

Con Antognoni oggi parliamo invece del primo anniversario della scomparsa del bomber leggiunese, che si è spento il 22 gennaio del 2024. Tra lui e Gigi Riva non mancano le similitudini caratteriali, la classe, la capacità di essere una "bandiera"  e di metterci sempre cuore e faccia. 

Giancarlo partiamo dalla prima "coincidenza" tra lei e Riva?

In un Fiorentina-Cagliari del 1973 feci il mio primo goal in serie A, poi con Gigi abbiamo giocato altre volte come avversari, inutile ribadire il suo grande talento che tutti conoscono. Devo precisare che a fine partita mi aveva fatto i complimenti per la gara.

Altri punti in comune?

Entrambi, pur in periodi e con storie diverse, siamo stati fedeli alla maglia: con la Fiorentina ho giocato per 15 anni.

Durante la vostra carriera entrambi avete subito brutti infortuni.

E' vero, però di questo quando ci siamo incontrati per diversi anni a Coverciano non abbiamo mai parlato. Posso dire senza dubbio che per determinazione e volontà a non arrendersi mai davanti alle difficoltà eravamo abbastanza simili.

Quale rapporto instaurare con i giovani calciatori?

Qualcosa da Gigi ho appreso da questo punto di vista. Per anni ho seguito i diversi settori giovanili della nazionale nei vari ritiri a Coverciano ed andavamo insieme a vedere gli allenamenti. Si informava sui progressi dei ragazzi con il suo grande carisma che per tutta la sua vita, sia da calciatore che da uomo, che da dirigente, lo ha sempre contraddistinto. Posso ancora aggiungere un particolare?

Certo racconti pure. 

È sempre stato vicino ai calciatori ed era per tutti il punto di riferimento e nei momenti di difficoltà dava un forte supporto psicologico a tutti. Un abbraccio da Gigi era tanta roba, percepivi la sua sincerità e la sua forza interiore. 

Sul piano personale cosa possiamo dire di Rombo di Tuono?

E dai lo sai che è dura, si parlava poco di argomenti legati alla sfera famigliare; parlavamo molto di altro, di tutto, poi insieme condividevamo la passione del golf, per entrambi era la cuccagna.

Gli hai mai dato qualche suggerimento?

Sì, quello di smettere di fumare, visto che anch’io ero un fumatore, però ho smesso nel 1998. 

Gigi Riva è amato da tutte le generazioni, anche da chi non lo ho mai visto giocare. Secondo lei per quale motivo?

Ci sono varie motivazioni a mio avviso, la prima è il grande legame con la maglia del Cagliari e con la Sardegna, dimostrando che si può rinunciare ai lauti guadagni, per non tradire il forte legame con la gente ed i tifosi. Poi perché con i suoi comportamenti è stato un esempio, anche in campo, visto che detiene tuttora il record di 35 reti segnate in 42 partite disputate con la nazionale italiana. 

Giancarlo ci sono delle storie come la sua, come quella della Nazionale del 1982, come lo scudetto del Cagliari che anche i non appassionati di calcio ricordano ancora. Come mai secondo lei?

A Firenze giocando da toscano in casa è abbastanza facile, ancora adesso quando giro per la città la gente mi riconosce; con luci e ombre ho vissuto un percorso intero con la Fiorentina. Il 1982 è stato un momento storico memorabile, era il primo campionato del mondo che l'Italia vinceva dal 1934-1938 e poi perché è nata una grande alchimia con la gente e tra noi giocatori, pensa che ancora oggi ci sentiamo. Il Cagliari di Gigi dopo il 1970 ha dato nuovo impulso ad una intera regione, che prima non era nemmeno considerata. 

Cosa ha pensato quando ha appreso della scomparsa di Gigi?

Oltre ai soliti pensieri che si fanno quando capitano cose di questo genere, ho subito pensato che tutti abbiamo perso una persona cara, uno di famiglia. Uomini come Gigi sono un baluardo senza tempo e vogliamo che siano sempre con noi, ma Riva è con noi in qualche immagine, magari con la sua sigaretta in bocca, con i suoi occhiali scuri e con il suo particolare sorriso. Mi piace ricordarlo così. 

 

 

Claudio Ferretti


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