In questi giorni si è verificata a Brenta e in Valcuvia una serie di furti in casa: il sindaco Gianpietro Ballardin ha scritto una lettera aperta sul tema sicurezza intitolata non a casa "Attenti ai ladri".
Eccola di seguito:
In questi periodi si è riaperta, non che si fosse mai chiusa, la problematica dei furti in casa che vedono coinvolte le abitazioni del nostro territorio e che viene posta a noi Sindaci nella speranza di soluzioni che possano evitare questa paura che limita le condizioni di serenità nel percorso di vita quotidiana.
Nella nostra cultura e soprattutto nei nostri territori la casa è considerata un rifugio sicuro, un luogo in cui ci si sente al riparo dal mondo esterno, e il pensiero di estranei che possano violare questo spazio intimo, crea un senso di vulnerabilità e paura che va oltre la semplice perdita di oggetti di valore.
La sensazione di insicurezza è un altro elemento chiave che rende il furto in casa così temuto dagli italiani. Molti cittadini si sentono impotenti di fronte a questo tipo di reato, con la percezione che potrebbe colpire chiunque, indipendentemente dalle precauzioni adottate. Questa mancanza di sicurezza percepita può portare a un aumento della diffidenza e della paura, con la sensazione che nessun luogo sia veramente al sicuro.
Il furto in casa può avere un impatto psicologico duraturo sugli individui colpiti. La paura residua, l’ansia e la difficoltà nel sentirsi al sicuro nella propria abitazione possono persistere a lungo dopo l’evento. Questo senso di vulnerabilità può influenzare negativamente la qualità della vita e la tranquillità mentale degli interessati.
Esiste, poi, un fattore importante che è il legame emotivo con gli oggetti presenti in casa. Che si tratti di gioielli di famiglia, regali significativi o oggetti con un valore affettivo, la perdita di tali beni può causare un dolore profondo. Noi tutti spesso siamo legati alle tradizioni familiari e ai ricordi, temiamo di perdere oggetti che hanno un valore sentimentale. Questo rende il furto in casa non solo un danno economico, ma anche un colpo emotivo e significativo.
Le incursioni nelle case rischiano di diventare purtroppo una regola e quello che rende ancora più inaccettabile la situazione è la sfiducia nelle istituzioni: c’è la consapevolezza che la denuncia farà soltanto perdere tempo per riempire moduli perché nessuno si impegnerà per catturare i ladri e non ci saranno provvedimenti che possano scoraggiare il ripetersi di queste condizioni.
Ciò nonostante il lavoro encomiabile svolto dalle Forze dell’Ordine, pur in carenza dei mezzi e delle necessarie risorse, costituisce un vero freno nella caccia ai responsabili. Anche l’attività di intelligence è quanto mai complessa, e ha senso solo nel caso si dimostri una associazione a delinquere, condizione che permette la richiesta di arresti.
In alcuni casi si riesce ad arrestare il malvivente colpevole. Poco, troppo poco, nonostante lo sforzo coraggioso di tanti carabinieri e poliziotti che fanno il loro dovere di servitori dello Stato. Però poi ci si scontra con la dura realtà che alimenta nei sentimenti dei cittadini una rabbia sostenuta dal tempo in cui si riesce a tenere in carcere un colpevole di furto? Per tutti noi poco, troppo poco, rispetto alla gravità del reato.
Molto spesso, per effetto di questi fatti e nell’ambito di queste condizioni si consuma la paura e la rabbia di cittadini in quanto vi è la sensazione, oggi purtroppo sempre più diffusa, di una pericolosa deriva a danno di un paese legale, mentre sembrano affermarsi sempre di più le condizioni per un Italia dell’illegalità.
Ed è da qui da questi sentimenti, spesso alimentati ad arte nella sua crescita, che pescano i cultori della violenza, offensiva e difensiva.
Le difficoltà vissute dalle forze dell’ordine, che hanno motivazioni fondate, non bastano a soddisfare le vittime dei furti, che scelgono e in molti casi premono sulle amministrazioni, per stimolare un percorso di difesa “fai da te”. Gruppi di persone che presidiano il territorio, che si uniscono in comitati e sfruttano le nuove tecnologie per controllare i quartieri, ed in questo contesto la sensazione di insicurezza aumenta con il crescere degli assalti impuniti e apre la strada ai peggiori scenari, con il rischio di alimentare lo stimolo alla difesa dei “giustizieri improvvisati”.
Cittadini che si ingegnano perché spesso non percepiscono l’impegno delle forze dell’ordine su questo fronte. oppure firmano accordi con società di vigilantes che propongono ai residenti servizi low cost di sorveglianza.
La tentazione di difendere la propria casa può essere forte, ma è fondamentale ricordare che affrontare direttamente i ladri è estremamente pericoloso.
Ecco i motivi principali per cui è meglio evitare un confronto:
- Rischi per la tua incolumità: I ladri potrebbero essere armati o reagire in modo violento se si sentono minacciati.
- Conseguenze legali: In Italia, la legittima difesa è regolata dalla legge e può essere invocata solo in specifiche circostanze. Un comportamento impulsivo potrebbe portare a implicazioni legali complesse
- Efficienza delle autorità: Lasciare che siano i professionisti a gestire la situazione garantisce un intervento sicuro e appropriato.
Un sentimento diffuso tra le persone riflette sul fatto che pochissimi responsabili dei furti in abitazione vengano individuati, e spesso una fetta consistente di loro se la cava con una denuncia a piede libero, o con pene ridotte all’osso, e ammesso che si riesca a catturare chi ruba, questi rischiano un anno di carcere ma tra patteggiamenti e attenuanti, di solito si viene rilasciati subito. Questo, nella convinzione diffusa della gente non è un sentimento irrazionale, non è una proiezione delle paure, perché nella sostanza oggi molti dei furti che avvengono nelle case restano pressoché impuniti.
Sembra il fallimento di un intero sistema, che prima acciuffa il ladro e poi subito lo libera, ma in realtà lo prevede la legge in particolare per chi si trova nella condizione di incensurato.
Mentre la politica si accorge dell’emergenza ma non affronta il caso se non nelle forme propagandistiche di un interesse elettorale.
Dobbiamo, in un percorso di analisi che, definisco serio e confacente alla problematica del vissuto, dire che per troppi anni, i partiti di sinistra e di destra hanno fatto l’enorme errore di sottovalutare questo fondamentale diritto della cittadinanza.
La sinistra considerandolo un obiettivo dell’elettorato di destra, la destra invece caricandolo di significati distanti dalla realtà, come la demagogica «caccia allo straniero».
La demagogia tracima fino all’invocazione delle armi (come se così si risolvesse il problema) come autodifesa, chiedendo di trasformarci tutti in cittadini-pistoleri a fronte di uno stato che, a detta sempre della propaganda fine a sé stessa o indirizzato meramente all’acquisizione di voti, non ci protegge.
Dobbiamo credere nelle istituzioni nella loro capacità di intervento che si rivolge alla tutela della legalità e della sicurezza dei cittadini, nel sostegno delle forze democratiche del nostro paese che operano in collaborazione con le Forze di polizia.
Allo stesso tempo però dobbiamo chiedere una maggiore presenza di uomini e mezzi sul territorio, un maggior coordinamento tra le forze dell’ordine su compiti principali di cura e controllo del territorio e l’implementazione dei posti vacanti negli organici delle forze interessate alla gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Questi a mio avviso sono i temi che in una condizione bipartisan i partiti unanimemente dovrebbero affrontare per consentire anche a noi Sindaci di dare risposte alle preoccupazioni che ci pervengono quotidianamente dai cittadini.
I temi della democrazia vanno affrontati dando risposte capaci e non usati per campagne denigratorie o per cercare di ottenere più voti creando paure o individuando come nemici sempre gli altri. Il senso di responsabilità nel ruolo della politica dovrebbe portare, per chi ha l’onore di sedere nelle più alte istituzioni dello stato, alla soluzione dei problemi.
Come ha avuto modo di dire in un incontro papa Francesco: “SI È RESPONSABILI NON SOLO PER QUEL CHE SI FA, MA ANCHE E SOPRATTUTTO PER QUEL CHE NON SI FA, PUR POTENDOLO FARE”.