(da LuinoNotizie.it) I boschi dello spaccio individuati come “zone rosse”: è la proposta lanciata dai sindaci di Orino e Castello Cabiaglio, Federico Raos e Marco Galbiati, al Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello, al quale hanno indirizzato una lettera firmata da entrambi.
L’idea è nata da una richiesta stessa del Prefetto, quella di segnalare eventuali zone critiche da attenzionare secondo quanto previsto nella circolare emessa dal Ministero dell’Interno a metà dicembre, relativa a “Iniziative di prevenzione e sicurezza urbana”.
L’obiettivo del Viminale è quello di ampliare la sicurezza in aree urbane sensibili in cui si verificano episodi di microcriminalità o criminalità in grado di destare allarme sociale, ma la scelta dei due piccoli Comuni della Valcuvia non è andata alle piazze, bensì a degli spazi boschivi che da anni sono funestati dal fenomeno dello spaccio, con continue operazioni delle forze dell’ordine, arresti e smantellamenti dei tanti bivacchi allestiti dai pusher.
«Vogliamo tenere alta l’attenzione su questo tema e contribuire a sostenere degli interventi di pulizia e uso comunitario dei boschi», spiega Raos. Non solo, dunque, repressione del fenomeno, ma anche azioni di recupero e di valorizzazione del territorio, affinché i boschi possano tornare a essere un patrimonio comune, vissuto da chi risiede sul territorio e da coloro che lo scelgono come meta turistica e, soprattutto, sicuro.
«Individuare alcune zone boschive quali “zone rosse”, foss’anche solo un fatto simbolico, può essere utile e opportuno per porre le basi di azioni strutturate e coordinate che però – scrivono i due sindaci – travalicano, per la loro complessità economica ed organizzativa, il raggio di azione operativo dei singoli piccoli Comuni: per esempio, immaginare un intervento organico di pulizia delle fasce di rispetto sulle strade che attraversano i nostri boschi, ne renderebbe più trasparente l’accesso scoraggiando quindi, indirettamente, la permanenza impropria e dedita ad attività illecite».
Altri interventi potrebbero essere quelli, già intrapresi in particolare dalla Provincia di Varese, volti al recupero della rete sentieristica attraverso piste ciclopedonali. Ma, concludono Galbiati e Raos nella loro lettera, «sempre unitamente all’azione repressiva di competenza delle forze dell’ordine».