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Sport | 18 gennaio 2025, 15:40

Donatella Scarnati e quella passione per il calcio, per 90° Minuto e per Gigi Riva: «Il mio mito, è stato lui a farmi amare questo sport. La scintilla a Messico 70»

La nota giornalista sportiva, grande esperta della Nazionale e primo volto femminile di una trasmissione storica come quella di Paolo Valenti, è stata a Leggiuno lo scorso novembre con la delegazione della Figc: «L'intervista più bella a Rombo di Tuono per i suoi 60 anni, ricordo ancora come giocava e sorrideva con la sua nipotina Virginia. Riva ci ha sempre messo la faccia, da giocatore e da dirigente della Nazionale. Conosco poco Varese, ma voglio tornare sul suo lago a mangiare il risotto col persico e la polenta che Gigi tanto amava e decantava»

Donatella Scarnati

Donatella Scarnati

Donatella Scarnati che per anni è stata un volto noto della Rai come inviata al seguito della nostra nazionale di calcio, è stata anche la prima donna ad occuparsi di questo sport come inviata nella trasmissione sportiva 90° Minuto, condotta dal grande Paolo Valenti e alla Domenica Sportiva presentata allora da un altro pezzo da novanta come il giornalista Tito Stagno. 

Nella sua lunga carriera giornalistica Donatella Scarnati non ha seguito solo il calcio, ma anche altri sport come il tennis, lo sci e altri importanti avvenimenti di cronaca come i funerali di lady Diana. Con il giornalista e collega Marco Franzelli ha scritto anche un libro su Alessandro Del Piero intitolato "Lo sberleffo di Godot".

Donatella ci racconta come ha iniziato la sua carriera da giornalista?

Tutto ha inizio grazie ad un giornalista esemplare come Mario Gismondi, ex direttore del Corriere dello Sport, che fondò insieme ad un gruppo di giornalisti una cooperativa denominata Olimpo, un quotidiano non solo di sport, che si occupava anche di cronaca: seguimmo vicende drammatiche legate agli Anni di Piombo. Il periodo trascorso come cronista con Gismondi fu di grande insegnamento, un esempio per noi giovani, un grande maestro che trascorreva le ore dandoci consigli, cercando di farci capire l’essenza di questo mestiere. In quegli anni cominciai a collaborare anche con altre testate, tra cui "L’Occhio", che aveva come direttore Maurizio Costanzo. Mi occupavo principalmente di spettacolo, un periodo divertente ed entusiasmante per la possibilità di intervistare artisti che fino ad allora avevo visto solo al cinema o in televisione come Alberto Sordi, Ugo Tognazzi o Gigi Proietti, ma la lista è lunghissima. Questo fa capire la differenza con il mondo di oggi: nonostante fossero dei mostri sacri concedevano interviste anche a giornalisti giovani alle prime armi come me. 

La sua avventura giornalista com'è proseguita poi?

Nel 1981 mi iscrissi all'Albo dei Giornalisti professionisti e nel 1983 ebbi il primo contratto semestrale con la Rai, per essere poi assunta nel 1984 in forza al neonato Televideo, insieme a due grandi colleghi come Giancarlo Leone e Paolo Petruccioli. Anche a Televideo ebbi la grande fortuna di lavorare ed imparare da un direttore del calibro di Giorgio Cingoli seguendo cronaca, politica, attualità. Di sport iniziai ad occuparmi, quando a Televideo venne inserita la redazione sportiva e così ho iniziato a seguire vari sport, oltre al calcio anche tennis e sci. Per me non era particolarmente difficile perché essendo una sportiva erano tutte discipline che praticavo. 

Ci racconti qualcosa del suo approdo al Tg1 e soprattutto di una trasmissione simbolo come 90° Minuto?

Nel 1988 approdai al TG1 nella redazione sportiva con Marco Franzelli, Fabrizio Maffei, Jacopo Volpi e con telecronisti straordinari come Paolo Rosi e Giampiero Galeazzi. Voci indimenticabili e telecronache entrate nella storia. Direttore del Tg1 era Nuccio Fava e Paolo Valenti il conduttore e l’anima di 90° Minuto. Fu proprio Paolo a propormi di entrare nella squadra della trasmissione. Domeniche cariche di emozioni, facevo i collegamenti per 90° soprattutto dallo stadio Olimpico di Roma. Mi occupavo di calcio per le varie edizioni del TG1 dove per diversi anni fui tra i conduttori del TG1 Sport dopo il TG1 delle 20. Ho cominciato a seguire la nazionale dal 1986 quando ero ancora a Televideo e dal 1990 in poi come TG1 e Rai Sport.  

Il fatto di essere donna ha comportato delle difficoltà professionali nel suo essere giornalista sportiva e di calcio soprattutto? 

Devo ammettere che sono stata fortunata perché ho trovato dei colleghi disponibili e con i quali ho instaurato un rapporto di amicizia sincera, senza gelosie ed invidie. Certamente non è stato facile tenere a bada certi pregiudizi che arrivavano dall'esterno, ricordo che stavo molto attenta, perché il minimo errore in un commento calcistico fatto da una donna sarebbe stato meno tollerato rispetto ad uno sbaglio commesso da un uomo. Erano altri tempi, anche se per le donne la strada continua ad essere piena di ostacoli e non possiamo permetterci di abbassare la guardia, dobbiamo avere le spalle larghe e un carattere forte. 

Ricorda come andò la sua prima intervista sportiva?

Sinceramente non ricordo la prima intervista perché sono trascorsi troppi anni. Parliamo della fine degli anni 70 quando ero all'Olimpico, allora le interviste erano meno frenetiche. Si andava negli alberghi dove alloggiavano i giocatori al sabato pomeriggio e dopo cena chi voleva parlare si fermava a accettava di rispondere a domande anche sulla vita privata.

E veniamo ad un grande campione come Gigi Riva. Lo scorso novembre è venuta a Leggiuno con la delegazione della Figc per rendere omaggio a Rombo di Tuono. 

Riva è il mio mito, Gigi mi ha fatto amare il calcio e la scintilla è partita nel 1970 ai Mondiali in Messico e trovarmelo dopo tanti anni in Nazionale come dirigente per me fu un'emozione grandissima. Gigi ha tracciato uno stile di vita con il suo comportamento esemplare, era l’uomo che ci metteva la faccia, che difendeva i giocatori, era il parafulmine di tutti. Aveva una comunicazione leale, rispettava molto il lavoro dei giornalisti. Riva è stato determinante in tanti momenti critici come Calciopoli nel 2006, scandalo venuto a galla proprio alla vigilia del Mondiale.  E’ sempre stato vicino ai calciatori che lo consideravano il leader carismatico, un fratello maggiore per fuoriclasse come Roberto Baggio, Totti, Buffon. Un punto di riferimento anche per Cassano che è sempre stato difeso da Gigi. 

A proposito di Buffon, anch'egli presente a Leggiuno lo scorso novembre, qual era il suo rapporto con Rombo di Tuono? 

Molto intenso, si capivano con gli sguardi. Buffon lo ha raccontato a Leggiuno in occasione dei festeggiamenti organizzati dalla Nazionale per gli 80 anni di Riva, quando corse ad abbracciarlo in occasione della consegna del Collare d’Oro in una stadio super gremito, prima della partita tra Cagliari e Juventus. L’abbraccio tra i due e quella frase detta al portierone "vorrei sparire perché mi sento a disagio", dice tutto del loro rapporto.

Come ha vissuto l'abbandono di Gigi Riva alla Nazionale di allora?

Molto male, era un'icona per tutti: Prandelli tentò di fargli cambiare idea, ma oramai la sua decisione era presa e Gigi non tornava mai indietro quando aveva deciso una cosa. 

Vi siete più rivisti da allora?

Ci sentivano spesso telefonicamente, quando mi trovavo a Cagliari avrei voluto salutarlo ma non c’era verso, era disponibile solo al telefono.

Qual è la sua intervista preferita fatta a Riva?

Quella realizzata in occasione del suo sessantesimo compleanno. Gli telefonai chiedendo di poterlo intervistare per TV7, il magazine del TG1. Rispose di no perché mi disse che se avesse accettato poi avrebbe dovuto fare altrettanto con i miei colleghi e non voleva scontentare nessuno. Non mi persi d’animo e assieme a Franco Cignini, collega operatore tra i più esperti del TG1 e grande tifoso di Riva, partimmo alla volta di Cagliari. Arrivati in Sardegna telefonai a casa sua, chiedendogli se almeno potevamo bere un caffè insieme. Accettò a patto che non si parlasse di un'intervista; dopo quel caffè, magicamente ci sedemmo su una panchina e lui iniziò a raccontarsi per oltre un’ora. Un'intervista riproposta in diverse occasioni negli anni. Rimasi particolarmente strabiliata, non tanto per essere riuscita a farlo parlare davanti ad una telecamera, ma per come giocava e sorrideva con la nipotina Virginia. Da donna, dopo tanti anni, posso affermare che quello sguardo dolce e quei modi di parlare ancora oggi mi ritornano spesso in mente.

Conosce la città di Varese?

Da giornalista, ovvero un mordi e fuggi, ma venivo spesso quando dovevo montare il servizio che facevo al centro sportivo di Milanello. Poi ho avuto occasione di recentemente di visitare Leggiuno, il paese di Riva e mi hanno colpito la calma del luogo, il colore del lago ed il verde circostante. Magari ci tornerò per visitare i vostri laghi e per assaggiare due piatti che piacevano molto a Gigi come il risotto col persico e la polenta. Specialità culinarie che spesso Gigi decantava, facendo trasparire nei suoi occhi l’emozione dei ricordi legati al suo lago e alle sue origini.

 

Claudio Ferretti


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