La Varese Nascosta - 18 gennaio 2025, 08:25

LA VARESE NASCOSTA. La storia delle Torre di Velate tra gabinetti d'epoca romana e fortificazioni

E' uno dei simboli di Varese e del rione ai piedi del Sacro Monte. Ecco la sua storia e la sua antica funzione

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda. 

Lo sapevate che “ sotto “ la torre di Velate vi erano ( in realtà ci sono ancora ) dei gabinetti pubblici di epoca romana?…si ma questa è un altra storia…

LA TORRE DI VELATE TRA STORIA, GEOGRAFIA E ARCHITETTURA

Sin dal toponimo che la denomina, la Torre di Velate indica la frazione ove si erge, ovvero l'antico borgo di Velate, parte della città di Varese. Il borgo sorge in una zona pedemontana in prevalenza boschiva sviluppatasi su di una terrazza di origine morenica e presenta, per l'azione erosiva dei corsi d'acqua presenti sul suo territorio, «un aspetto tutt'altro che monotono»: il paesaggio, infatti, è caratterizzato dalla presenza di piccoli dislivelli, zone pianeggianti, terrazzamenti e solchi torrentizi.

La torre si erge più precisamente su un altopiano nella zona meridionale del borgo a 482 metri d'altezza, nei pressi di un'antica chiesa dedicata ai Santi Ippolito e Cassiano; collocata in una posizione privilegiata della vallata a Nord del Lago di Varese è inoltre visivamente collegata con il Sacro Monte di Varese, ai piedi del massiccio del Campo dei Fiori.

Nonostante un importante restauro avvenuto nel 1994 volto principalmente a consolidarne la stabilità, la torre si presenta nella configurazione attuale almeno dalla fine del XIX secolo: dell'imponente costruzione medievale, sono rimaste solamente due pareti e l'impronta planimetrica quadrangolare. Delle due pareti conservate, quella rivolta a Nord risulta più incompleta in quanto probabilmente più esposta a crolli e sottrazioni di materiali mentre la parete Est conserva ancora all'incirca le stesse dimensioni e un consistente numero di elementi architettonici: in questo paramento murario, infatti, sono ancora ben riconoscibili, grazie alla presenza di mensole in pietra e buchi nella muratura per l'alloggiamento delle travi in legno, le tracce di cinque solai oltre il piano terra e delle buche pontaie.

Sono inoltre chiaramente distinguibili quattro monofore a doppia strombatura con terminazioni ad arco e quattro porte di accesso ai piani in corrispondenza del corpo scala. Sul lato esterno della parete Est è addossato il camino delle scale, di forma rettangolare e molto regolare, accessibile attraverso un'apertura collocato in corrispondenza del piano di spiccato; la parte sommitale della torre, anch'essa parzialmente conservata, raggiunge un'elevazione di circa 33 metri.

La datazione e la funzione di questa costruzione vengono spiegate dalle indagini storiografiche, che ne hanno stabilito una funzione prevalentemente difensiva,e successivamente, nelle comprove derivanti dalle ricerche archeologiche che, grazie a scavi e analisi in situ, ne hanno confermato la funzione e hanno permesso una ricostruzione temporale più precisa.

Il manufatto, la cui costruzione è ormai attribuita intorno al XI-XII secolo, fu eretto su un antico presidio tardo-romano presumibilmente appartenente a un sistema di difesa più ampio: il Limes Prealpino. Esso era un sistema di fortificazioni in comunicazione visiva reciproca concepito per contrastare l'invasione barbarica da settentrione e comprendeva una fascia di territorio congiungente la zona del Lario con la zona del Verbano. Durante il periodo carolingio, nel VII secolo, nonostante il decadimento del sistema difensivo, l'insediamento mantenne la sua funzione di avvistamento. Difatti al posto dell'insediamento romano fu eretta una casa-forte in grado di garantire, proprio grazie alla sua posizione strategica, la capacita di avvistamento ad ampio raggio e il controllo degli accessi al paese da sud.

Nel XII secolo, la zona di Velate, divenne anche territorio della famiglia capitaneale dei Da Velate, economicamente legata all'antico Santuario della Madonna del Monte, da cui provenne Guido Da Velate, Arcivescovo di Milano tra 1l 104) e il 1069. Questo illustre legame spiegherebbe la presenza di una costruzione così imponente e di grande capacità tecnica in un territorio a vocazione agricola e pastorale come quello della Velate medievale. Secondo le ricerche, la torre rimase in attività per meno di un secolo finché non venne irrimediabilmente compromessa nel periodo compreso tra la seconda metà e la fine del XII secolo, durante le guerre tra le signorie dei Della Torre di Como e i Visconti di Milano.

Dai documenti storici pervenuti risulta che, dopo questo periodo, la torre, duramente colpita dalle continue battaglie, cadde progressivamente in disuso e quindi abbandonata, consegnandola al destino di rudere. Nel corso dei secoli il suo aspetto è stato modificato ulteriormente come esito di crolli accidentali e, a partire dal XV secolo, di rimozione graduale del materiale lapideo di due delle quattro pareti, fino ad assumere l'aspetto attuale.

La torre è riuscita fortunatamente a resistere fino ai giorni nostri grazie alla sua mole e alla perizia costruttiva, ed è diventata tra le più significative strutture che connotano il paesaggio varesino. Nel 1989 il FAI, riconosciutone il valore storico e simbolico, acquisisce il manufatto e avvia subito una serie di indagini volte a consolidarne la stabilità e a conservarne le condizioni dei materiali. Il primo studio volto a quantificare i danni subiti nel tempo e fermare il processo di degrado in vista di un intervento di consolidamento più profondo è stato effettuato da Renato Bazzoni, architetto milanese e fondatore dello stesso Fondo Ambiente Italiano.

Nel 1994, in occasione del restauro ad opera del FAl che ne ha restituito la solidità e l'antico carattere, sono state condotte anche analisi di tipo radiometrico su una trave posta all'interno del paramento murario, il cui esito ha permesso di identificare con più precisione il periodo di costruzione, stimato appunto intorno al XI-XII secolo.

Nel 2001 ha inizio una campagna di scavi archeologici che ha visto collaborare la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia e il Fondo Ambiente Italiano. L'esito di questa operazione ha portato al rinvenimento di importanti resti grazie ai quali è stato possibile ricostruire con precisione alcune tappe della vita della torre.

I primi reperti, infatti, hanno permesso di identificare un insediamento di epoca tardo-romana risalente al V secolo, confermando l'origine del sito e spiegando le ragioni della posizione adiacente all'antica chiesa di San Cassiano, nell'area archeologica della quale sono stati ritrovati reperti appartenenti alla stessa epoca.

Gli approfondimenti effettuati con ulteriori scavi hanno permesso di riconoscere fondazioni murarie solide e immaltate riconducibili a quella che doveva essere una casa fortificata risalente a un periodo compreso tra il VI e il VII secolo e edificata sui resti del precedente sito tardo-romano. Le stesse analisi, infine, hanno consentito di avanzare l'ipotesi che, sebbene caduto gradualmente in disuso, la funzione di abitazione fortificata dell'edificio longobardo è stata mantenuta almeno fino alla costruzione della torre nella conformazione giunta fino ad oggi condizionandone posizione e orientamento.

(fonte: Fabio Luce, Giovanni Carlo Luongo)

 

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