Territorio | 15 gennaio 2025, 14:11

«Ciao papà, hai avuto tre vite e ci hai insegnato che bisogna sempre ascoltare chi non la pensa come te»

Il commovente messaggio di Giovanni Caldiroli al funerale del padre Vittorio nella chiesa di San Giulio ricordando il cammino politico, quello ricreato con i pochi amici rimasti e la terza vita libero dalle ingiustizie. In tanti hanno celebrato il suo impegno e il suo esempio

«Ciao papà, hai avuto tre vite e ci hai insegnato che bisogna sempre ascoltare chi non la pensa come te»

In molti si sono voluti radunare all’interno della chiesa parrocchiale di San Giulio a Castellanza (LEGGI QUI) per salutare Vittorio Caldiroli, consigliere e assessore comunale e regionale scomparso qualche giorno fa; esponenti storici della politica castellanzese, membri delle associazioni e semplici cittadini si sono stretti attorno ai figli e alla famiglia per rendere omaggio all’uomo e tutto quello che ha fatto durante la sua vita per Castellanza e per chi vi abita.
Accanto al feretro, per tutta la durata della cerimonia, poi, i membri del gruppo Alpini di Castellanza, che hanno voluto accompagnare anche in questo momento il compagno che «ha lasciato cadere a terra lo zaino della vita ed ha proseguito il cammino verso il Paradiso dei Cantori».

Un momento, quello della cerimonia celebrata da don Gianni Giudici per dire l’ultimo arrivederci a Vittorio Caldiroli, che è stato caratterizzato non solo dalla tristezza della sua scomparsa, ma anche dalla speranza, come ha sottolineato più volte il diacono e amico Renato Locati durante l’omelia.
«Nella lettura che abbiamo appena ascoltato – ha sottolineato Locati – ricorre più volte la parola speranza, e in questa celebrazione in cui salutiamo il nostro amico Vittorio, ricordando tutto quello che ha fatto durante il suo cammino terreno, noi siamo chiamati a donare la speranza, perché l’eternità non comprende solo il domani, ma anche la nostra vita.
Io sono qui oggi anche perché ero legato a Vittorio da una profonda amicizia, ci siamo conosciuti ad Aosta al corso per ufficiali e poi ci siamo incontrati altre volte nel corso degli anni, sia per motivi personali che di lavoro.
La nostra vita è segnata continuamente da prove, e so che lui ne ha sofferte alcune, ma ogni volta che ci vedevamo era facile accorgersi che per lui oltre a quelle c’era anche tanta speranza, ed è compito nostro viverla per proseguire il cammino, continuando a diffonderla e costruire relazioni anche nella sua memoria».

Anche il figlio Giovanni, alla fine della cerimonia, è voluto salire sul palco per salutare il papà Vittorio, ricordando al contempo le sue grandi passioni e quanto ogni giorno della sua vita si sia speso per gli altri, anche, e non solo, attraverso il suo impegno politico.
«Ringrazio tutti voi per essere qui oggi – ha condiviso Giovani Caldiroli – e credo che questa sia la dimostrazione della persona che è stata; in questi giorni mi sono venuti in mente un sacco di ricordi, che mi permettono di raccontare a chi magari ha condiviso con lui anche sono un pezzo del percorso chi era veramente Vittorio.
Era quello che girava per tutta la Provincia di Varese, per le feste e per gli eventi, perché diceva che il territorio e la gente va vissuta, non solo in campagna elettorale, per poter capire le sue esigenze; che nel 1977, quando per la prima volta è arrivato a Lampedusa, ha iniziato a battersi costringendo politici ed assessori regionali a recarsi sul posto per rendersi conto che non era possibile che non ci fosse un ospedale, ottenendo che, almeno durante l’estate, sull’isola arrivasse una nave medica della Marina.
Che non ha perso una partita dell’Inter nel 1989, e che ha capito le potenzialità degli Alpini per la prevenzione degli incendi boschivi e la necessità di creare delle strutture per gli anziani più simili a case che a ospedali».

Questi solo alcuni dei ricordi condivisi da Giovanni Caldiroli, che ha scelto di parlare anche di come il padre abbia avuto tre vite: «La prima segnata dalla politica, interrotta bruscamente e ingiustamente nel 1992, la seconda che si è dovuto reinventare con l’aiuto dei pochi amici rimasti al suo fianco, la terza finalmente leggero e libero da tutte le ingiustizie subite, quando è tornato al lavoro nella sua amata Castellanza.
Il filo conduttore di tutte queste vite è stato il sarcasmo, l’ironia e l’empatia, insegnandoci che bisogna sempre ascoltare chi non la pensa come te».

Infine anche la consigliera Raffaella Radaelli, storica esponente di Forza Italia a Castellanza, ha preso la parola per un ultimo, commosso, saluto: «Carissimo Vittorio – ha concluso – posso solo dire alle persone qui presenti che in questi giorni tutti coloro che ti hanno ricordato lo hanno fatto dicendo che eri un uomo colto di grande spessore politico».
Ad accompagnare Vittorio Caldiroli nel suo ultimo viaggio, infine, sono state la preghiera dell’Alpino ed il canto Signore delle Cime, a testimonianza della sua vicinanza al gruppo cittadino di cui oggi il figlio è segretario.

Loretta Girola

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