Cultura - 11 gennaio 2025, 17:03

Standing ovation in Salone Estense per le emozionanti melodie del Trio Concept

Terzo concerto della Stagione Musicale comunale per il violinista Edoardo Grieco, il violoncellista Francesco Massimino e il pianista Lorenzo Nguyen che hanno incantato il pubblico lanciando un messaggio di speranza

È raro, ma a volte capita, la perfezione può esistere. La sala piena in ogni ordine di posto, l’atmosfera elettrica, tre ragazzi con la testa dentro la musica, il ricordo di chi, come Stefania ed Emilio Bortoluzzi, a quest’arte ha dato sostegno e passione. Il terzo concerto della Stagione Musicale comunale è stato un tuffo nel passato, mai così gradito, con il pubblico ritornato nel Salone Estense come quando il cartellone parlava di musica da camera e si faceva a gara per trovare un posto a sedere. Per i 25 anni della rassegna, ecco allora il Trio Concept, che fino a ottobre si chiamava Chagall, nome che la Fondazione francese intitolata al pittore non vedeva di buon occhio, quindi cambio di identità per il violinista Edoardo Grieco, il violoncellista Francesco Massimino e il pianista Lorenzo Nguyen, che facendo una media arrivano sì e no a 25 anni, gli stessi della creatura inventata e coltivata dal direttore artistico Fabio Sartorelli.

La perfezione quindi esiste, e i tre ragazzi di Torino – Lorenzo è di famiglia vietnamita e a 12 anni raccontò nel libro “Un’altra isola” la fuga dei suoi da Saigon - hanno regalato un’antologia di bellezze, incominciando dal meraviglioso Trio in re minore op. 49 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, sprizzante giovinezza e fuoco romantico, ciò che strabiliò Schumann quando lo ascoltò a casa sua il 23 settembre 1839 con l’autore al pianoforte. I tre torinesi suonano assieme dal 2013, si guardano e sorridono come in una gita in bicicletta, e intanto mostrano un impressionante controllo del suono, intonazione perfetta, colori sgargianti, penetrazione nel tessuto musicale da veterani e pura poesia nel sublime “Andante con moto tranquillo”, dove Mendelssohn trasfonde la sua anima in note di pianoforte.

Un laboratorio sonoro è il Trio in la minore di Maurice Ravel, e qui il Trio Concept, che si ispira alle parole di Michelangelo Buonarroti - ovvero proporre la bellezza che, custodita in ogni opera, rinasce attraverso la performance - ha letteralmente scolpito ogni nota da un blocco di granito, perché Ravel non perdona chi si allontana anche soltanto di un micron dalla concentrazione più assoluta, le sue sono isole di suoni, paesi musicali che vanno esplorati con curiosità ma anche con il piglio a volte guascone dell’avventuriero, non dimenticando però che anche Maurice sapeva amare, a modo suo, però sapeva. «Possiamo suonare il Trio decine di volte, come abbiamo fatto, ma ogni volta è nuovo, ogni volta scopriamo una terra sconosciuta, è un lavoro inimmaginabile», ci ha detto Francesco Massimino, perché Ravel è questo, sorpresa continua e sospensione tra Apollo e Dioniso, ma con ironia.

Ma i sogni non erano finiti, ecco il primo bis, “Invierno Porteño”, dalle Cuatro Estaciones Porteñas di Piazzolla, in cui la nostalgia che intride il tango si mescola a profumi di donna e visioni di rarefatta sensualità, e qui Edoardo, Francesco e Lorenzo hanno fatto dimenticare l’assenza del bandoneon, con il violino a suggerire tutti i mondi di Astor, il jazz, il barocco vivaldiano e la morbidezza della milonga. Secondo bis: gioia pura, “Finale. Presto” dal Trio in do maggiore op. 86 n. 1 di Franz Joseph Haydn, sorrisi e ovazione del pubblico, urla da stadio e i tre di Torino quasi imbarazzati per tanto successo. Il Giubileo e papa Francesco invocano la Speranza per tutto il pianeta, e sentire tre ventenni suonare con un’intensità così profonda, e un’analisi musicale al laser, ci fa annotare che forse, la speranza per un mondo migliore non sia ancora morta.

Mario Chiodetti