Angelo Rea, procuratore quarantaduenne originario di Pomigliano d’Arco e difensore in serie B nel Varese, dove arrivò nel 2012, con 6 reti - la prima a Cittadella - in 94 gare, che ricordi conserva dei tre anni in biancorosso?
Ho vissuto momenti belli e momenti meno belli, come del resto è la vita. A Varese mi sono trovato molto bene, come la mia famiglia. I miei figli hanno frequentato per tre anni le scuole della città e hanno trovato un ambiente ottimale. A livello calcistico soddisfazione e delusione hanno accompagnato la mia permanenza a Varese.
Ha ancora legami con i compagni di allora e gli amici varesini?
Tramite social sì, capita ancora di vedersi magari in qualche stadio d'Italia. Con alcuni c’è ancora un forte legame, però preferisco non fare nomi perché sicuramente dimenticherei qualcuno e mi spiacerebbe fare questo dispetto. A Varese ho ancora qualche amico, e quando vengo in città passo sempre a salutare Simone Alfano, fratello del grande Luca, un ragazzo che porto sempre nel mio cuore.
Ha avuto anche il piacere di avere in panchina due personaggi legati al territorio...
Non capita spesso di avere due allenatori con un particolare e forte legame affettivo con la propria terra come Bettinelli e Belluzzo. Persone uniche, hanno preso la squadra in un momento molto difficile e ci hanno portato alla salvezza all’ultima giornata con il Novara. Uomini di poche parole, ma che creavano empatia con uno sguardo e capaci di costruire una forte coesione del gruppo nei momenti difficili grazie a capacità e competenza.
Il Varese da anni naviga nei dilettanti: che idea si è fatto di questa situazione?
Quando si retrocede o si esce da vari fallimenti non è per nulla facile tornare ad essere competitivi e arrivare a essere protagonisti tra i professionisti dove Varese meriterebbe di essere per la sua straordinaria tifoseria e per la storia calcistica. Oggi nel calcio servono investimenti e programmazione, e non sempre si riesce a vincere subito, anche perché la serie D è molto competitiva. Però adesso Rosati, che ritengo un esperto di calcio, ha creato intorno a sé un buon gruppo: personalmente vedo positivamente il futuro biancorosso. Sono i super tifosi che seguono la squadra a meritare che si realizzi il sogno di vedere il Varese ancora protagonista nel calcio professionistico.
Conosce molto bene le dinamiche del calcio italiano: domanda brutale, chi vincerà lo scudetto?
Oggi sarebbe bello dire Atalanta, ma ci sono anche Napoli, Juve e Inter. Posso sbilanciarmi e, anche se non sono tifoso nerazzurro, dico l'Inter di Simone Inzaghi.
La Champions?
Ti diverti a mettermi in difficoltà... speriamo qualche squadra italiana, anche se vedo favorito il Real Madrid.
Sulla nazionale di Spalletti cosa ci dice?
Il livello dei calciatori italiani negli ultimi anni si è un poco abbassato. Mancano i leader e i trascinatori dei campioni del passato. Spalletti sta facendo un buon lavoro e sta forgiando un buon gruppo di giovani, con la speranza che vengono fuori belle promesse. Dobbiamo attendere, avere fiducia ed essere vicini ai nostri azzurri.
Tornerà presto al Franco Ossola?
Certo che sì. A Varese mi sono trovato molto bene, anche se qualche volta c'è stata qualche piccola diatriba, ma fa parte del gioco. Anche perché caratterialmente sono una persona diretta che dice quello che pensa, ma poi non porta mai rancore con nessuno. Anzi, se so di esagerare chiedo scusa. Incomprensioni calcistiche ne esistono da sempre, e forse è anche il bello di questo gioco.
Vuole salutare qualcuno in particolare?
Avrei un lungo elenco, però un nome lo voglio fare ed è quello del grande Papo, una persona che è stata sempre presente per aiutarci in ogni cosa di cui avevamo bisogno. Era il nostro fratello maggiore. Vorrei inoltre cogliere l’occasione di augurare a tutti i varesini un 2025 pieno di serenità. Ci vediamo presto al Franco Ossola.