Rifiuti abbandonati, di nuovo, in piazza XXV Aprile. I contenitori per materiale tessile distribuiti in città sono diventati una calamita per gli incivili: dove sono presenti, si lascia di tutto. Il cassonetto posizionato nei pressi della vecchia caserma Carabinieri non fa eccezione. Conclusa la parabola del materasso e del ventilatore (vedi QUI) altre cianfrusaglie sono state gettate lì e, via via, rimosse. Una bicicletta, per esempio, decisamente malridotta ma con un sellino ancora buono, sparito ben prima che venisse portato via il resto del rottame. Un triciclo per piccolissimi, attorniato da una corte di sacchi variamente farciti. Un quadro, di nuovo con aureola di buste e rifiuti.
L’ultimo abbandono, recentissimo, consisteva prevalentemente in giochi per bambini, ancora in discreto stato, almeno a prima vista: una scatola per automobiline, uno strumento per disegnare, qualche pupazzo, un trenino in legno, racchettine. Più un paio di cornici, una ancora confezionata. Nulla, ovviamente, che avesse la minima attinenza con il contenitore Agesp. Stessa mano di chi ha lasciato, qualche tempo fa, il triciclo e, in seguito, il quadro? Questa volta ha ritirato il malloppo Luca, volontario di Casaringhio, l’associazione che si occupa di persone e animali in difficoltà. I reperti verranno esaminati e, se utilizzabili, dati a famiglie bisognose. In caso contrario, il materiale sarà correttamente smaltito.
Ma resta un problema: «Non è la prima volta – ricorda Sara Vega, presidente dell’associazione - che raccogliamo materiale addossato ai contenitori bianchi (vedi QUI). Quasi per frustrazione, è incredibile il comportamento di chi getta la roba in quel modo».
Il dilemma, in sostanza, è il seguente: si lascia tutto a terra, magari a rovinarsi in attesa che il materiale venga raccolto e smaltito da chi di dovere (non sempre le procedure sono rapide), oppure si tira su? Si ottiene un risultato quanto a decoro ma il rischio, passando all’azione, è favorire ulteriori abbandoni (QUI una recentissima denuncia sullo stato di via La Marmora, QUI l’esperienza di un cittadino che ripulisce la zona della Madonna in Veroncora).
«Le associazioni – ammonisce la presidente di Casaringhio – non sono discariche. Se ogni tanto Casaringhio interviene è solo perché troviamo insopportabile la sporcizia e lo spreco, non vogliamo lasciare nulla di intentato per aiutare chi fa fatica. Ma il rispetto è merce sempre più rara, basta vedere certi capi d’abbigliamento che ci vengono dati per le nostre distribuzioni. Mi è capitato di chiedere, anche sui social, a chi ci consegna roba lercia o a brandelli: come vi sentireste se foste in difficoltà e qualcuno vi offrisse dei vestiti in quello stato? E vedendo gettare, a rovinarsi, roba buona? La “roba buona” dovrebbe essere consegnata, le possibilità sono tante, non lasciata in giro».