Chiesa gremita, a Solbiate Olona, per l’ultimo saluto a Paolo Ghioldi, una vita per la famiglia, il lavoro, il calcio, vissuto da giocatore e allenatore, tra Pro Patria e Solbiatese (vedi QUI). Il parroco di Sant’Antonino, don Tiziano Sangalli, ha ricordato l’uomo interessato allo sport e ai giovani: «Ne ha accompagnati tanti, li ha aiutati a crescere (…) Sono molte le vie del bene e il bene che ha compiuto non va certamente perso». Sul giorno della scomparsa: «Morire il giorno di Natale… si resta disorientati. La tradizione cristiana, però, dice che quando muore un battezzato quello è il giorno della sua nascita in cielo. La vita che è iniziata con il battesimo non va perduta».
Paolo Ghioldi, papà del sindaco, Lucio, ha lasciato un segno, percepibile a colpo d’occhio osservando la chiesa nel giorno del funerale. Panche piene, occhi lucidi. Commosso e affettuoso il ricordo della nipote Sofia. Si è soffermata sulla persona che riusciva a mettere di buon umore tutti, sul nonno che aspettava fuori da scuola con la sua Punto verde, sul compagno di vacanze spensierate, sulle mani che posavano delicatamente i pulcini del pollaio in grembo ai bambini. Rievocato, sorriso sulle labbra e una lacrima incipiente, «…il riportino, che col vento ti fregava». Ancora, i bisticci, quelli inevitabili tra coppie di lungo corso, con la nonna, i racconti del dopoguerra e quelli sulla Pro Patria, la famiglia. Solida. «Siamo una squadra fortissima – la conclusione, tributo a quanto costruito dallo scomparso - come la tua Pro. Ma noi non ci faremo battere dall’Atalanta in semifinale».