Poteva finire come finiscono spesso gli atti di vandalismo: chi rompe non paga e i cocci restano agli altri. Ma i ragazzi che ieri hanno danneggiato alcune decorazioni in via Sant’Antonio sono stati messi di fronte alle loro responsabilità. Da una pattuglia della Polizia di Stato, che li ha colti sul fatto, e dalle rispettive famiglie. I genitori hanno preso contatto con le istituzioni e, morale, i giovani ripagheranno le conseguenze del loro comportamento mettendosi all’opera. Quando e come? «Si deciderà – preannuncia l’assessore alla Sicurezza, Matteo Sabba – ma qualcosa per la comunità lo faranno di sicuro. Nell’anonimato, ovviamente».
I fatti. Un gruppo di minorenni gironzola per il centro nella serata di Santo Stefano. Sono in cinque. Chissà perché, due di loro se la prendono con gli addobbi a forma di regalo che sono stati posizionati in via Sant'Antonio. Parte qualche calcio. Si è visto di peggio ma il gesto è sufficiente a provocare qualche danno. Una pattuglia della Polizia di Stato vede tutto, si avvicina al gruppo, identifica i responsabili. I quali ammettono, vengono portati in Commissariato e riconsegnati alle famiglie. Il giorno dopo, uno dei papà, con il consenso anche dell’altra famiglia, si fa accompagnare dai due protagonisti della bravata. Parlano con i negozianti e con la presidente del Comitato Commercianti del Centro Cittadino, Sarah Leoni, poi vanno al Comando di Polizia Locale. Scuse, proposta di risarcimento, offerta di ripagare il danno e soprattutto il gesto compiuto mettendosi all’opera.
«Credo – commenta Sabba – che dietro questa storia ci sia un doppio esempio, per i ragazzi e per gli adulti. Ai primi dovrebbe arrivare il messaggio che certe azioni possono trasformare una serata tra amici, un momento positivo, in qualcosa di profondamente diverso. A volte basta poco per evitare spiacevoli sorprese, o peggio. A tanti genitori dovrebbe risultare chiaro che è ancora possibile svolgere il proprio ruolo, senza fare drammi ma anche senza sconti che magari fanno più male che bene. Ho apprezzato la reazione delle famiglie, immagino di non essere il solo».
E i genitori? Parla il papà che ha accompagnato i ragazzi: «Lo ammetto, se penso a quello che è successo mi viene ancora il nervoso. È stato un po’ imbarazzante presentarsi ai commercianti, inutile negarlo. Queste, però, sono sensazioni passeggere. Quello che conta di più, ci siamo detti in famiglia, è che i ragazzi devono capire: un gesto, un comportamento anche minimo può fare la differenza, nel bene o nel male. E ciò che si fa ha delle conseguenze alle quali non ci si deve sottrarre, bisogna prendersi le proprie responsabilità. Speriamo che la lezione sia stata recepita».