Territorio | 22 dicembre 2024, 08:23

Quando una foto vale una poesia. Il "segreto" del fotografo varesino Gianni Fidanza: «Devi avere dentro di te il "fuoco" dello scatto»

Abbiamo incontrato Fidanza, che per anni ha vissuto a Cocquio, nella sua casa di Besozzo nel giorno del suo 86esimo compleanno: «Ho imparato da autodidatta nel 1960 quando ho finito il servizio militare e ho comprato la mia prima Canon». La sua specialità sono aerei, animali e paesaggi. «La foto più bella tra le oltre 62mila scattate? Quelle del concorso "Il bello e il brutto della provincia di Varese". Meglio la macchina del cellulare, ma quello che conta è cogliere l'attimo giusto»

Gianni Fidanza con la sua inseparabile macchina fotografica

Gianni Fidanza con la sua inseparabile macchina fotografica

Giovanni Fidanza, per tutti Gianni, besozzese doc ma per un periodo residente a Cocquio Trevisago, una grande passione per la fotografia che lo accompagna da oltre 46 anni, ci riceve nella sua abitazione di Besozzo proprio nel giorno del suo compleanno ed insieme festeggiamo le sue gloriose 86 primavere.

A fare gli onori di casa è la sua adorata moglie Paola, che da una vita condivide con il Gianni l'esperienza di fotografo, fatta di oltre 62mila fotografie. 

Come è nata questa passione per la fotografia?

Finito il servizio di leva, nel 1960, ho acquistato la mia prima Canon per immortalare a Montichiari, dove ero militare nell'aeronautica, i famosi F86 che erano in uso all’epoca anche per la pattuglia acrobatica. Poi nel tempo ho imparato da autodidatta a fotografare gli aerei, gli animali e i paesaggi naturali. Ho anche collaborato con le mie foto a realizzare un libro del CAI di Besozzo di cui sono socio da 50 anni.

Com'erano le prime foto di quel periodo e come si è evoluto il mondo della fotografia?

Agli inizi in bianco e nero che sviluppavo personalmente in camera oscura, poi ho imparato ad usare la tecnica delle diapositive che per poterle vedere occorreva un apposito proiettore con un telo e dove cercavo di far risaltare il colore delle immagini. Poi negli anni successivi mi sono adeguato alle varie evoluzione delle tecniche fotografiche. Ho sempre realizzato fotografie senza il supporto statico del cavalletto, usando sempre la mia storica Canon EO S5D, con i vari obiettivi e teleobiettivi macro per realizzare foto da vicino.

Ci svela qual è il segreto di fotografare aerei in volo e animali senza avere un appoggio statico?

Ho fatto tanta esperienza, ci vuole mestiere e mano ferma e avere la pazienza di aspettare l’attimo giusto. Immortalare gli animali, specie i volatili non è semplice. La fotografia è un'arte e va affinata con tanta esperienza, passione e tanta curiosità, oltre ad avere la grande sensibilità di cogliere il momento giusto, facendo emergere tutti i particolari che l’animo del fotografo in quel momento sente dentro se stesso.

Ha immortalato negli anni anche personaggi storici legati al territorio besozzese?

Ho fotografato tanti personaggi che hanno segnato per certi versi la storia locale della zona dei laghi, in modo particolare per quanto riguarda il territorio besozzese, conservo gelosamente foto di personaggi che hanno fatto in qualche modo la storia, e tra i tanti vorrei citare il sindaco Pietro Del Torchio detto "Sindacun". Cito anche il pittore Antonio Ferrari ed il famoso personaggio locale Valtorta, che suonava nella locale banda ed aveva l’abitudine di intrattenere gli amici nelle osterie raccontando storie strane che affascinavano molto chi ascoltava. Poi non per ultimo per tanti anni ho fotografato tutti gli eventi legati alla la presentazione della storica rivista locale Menta e Rosmarino di Cocquio Trevisago. 

Nel coltivare questo hobby ha ricevuto qualche riconoscimento?

Dice bene questa è la mia passione, perché ho sempre lavorato all’Enel e la fotografia è sempre stato il mio passatempo. Certo che negli anni di riconoscimenti ne ho avuti, ma quello che mi ha dato tanta soddisfazione è stato arrivare primo al concorso indetto dal quotidiano Il Giorno, denominato "Fotografa il bello e il brutto del varesotto". 

Ci racconti allora il bello e il brutto della provincia di Varese. 

Per partecipare al concorso allora bisognava fotografare qualcosa di bello, ed io ho inviato una foto scattata dal Campo dei Fiori. Per il brutto, feci la foto del degrado della stazione di Besozzo, allora veramente per nulla curata. Ebbene arrivai primo classificato, vincendo un soggiorno per due persone in Trentino, dove mi recai con mia moglie, grande donna sempre al mio fianco da tanti anni. 

Un consiglio per diventare un buon fotografo?

Come in tutte le cose ci vuole tanta passione, facendo tanta esperienza perché solo sbagliando si imparano le tecniche. Mai fermarsi ai primi fallimenti ed avere tanta costanza, poi bisogna avere una sensibilità interiore che ti permetta prima degli altri di cogliere un particolare, che magari per tanti è un momento normale, ma che invece al fotografo crea l’emozione dello scatto. 

Come la mettiamo con le foto scattate con cellulari e tablet?

Adesso le tecniche si sono evolute, si fotografa molto con i cellulari, dove la qualità è ottima, anche se io consiglio sempre di utilizzare la macchina fotografica. In entrambi i casi devi avere dentro di te il "fuoco che arde dello scatto". E' un momento magico che è difficile da spiegare con le parole. 

Al momento di salutarci, Gianni Fidanza ci ha fatto un grande regalo che condividiamo volentieri con i nostri lettori: una rassegna di sue foto del territorio che trovate nella gallery. 

Tutte le sue foto sono pubblicate sulla sua pagina Facebook https://www.facebook.com/gianni.fidanza.1 

Claudio Ferretti

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