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Un Occhio sul Mondo | 21 dicembre 2024, 09:00

"E se Putin per una volta avesse ragione?"

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

"E se Putin per una volta avesse ragione?"

A parte Putin, che per ovvi motivi lo fa da tempo, nessuno ha mai osato mettere in discussione la figura di Zelensky, tanto meno in Occidente, dove il Leader di Kiev ha sempre trovato non solo comprensione, ma anche tanto affetto ed ammirazione.

Da navigato commediante (nel senso più professionale del termine), il Presidente ucraino ha costantemente curato la sua immagine di combattente sin nei minimi dettagli, a cominciare dalla sua mise grigioverde, sfoggiata in ogni occasione, compresa l'inaugurazione della cattedrale di Notre Dame.

Con i suoi interlocutori occidentali ha sempre mantenuto toni intraprendenti ed esigenti, portandoli al limite dell'aggressività se non della minaccia, allorché gli esiti dei colloqui non aderivano alle sue aspettative, senza che alcuno abbia mai osato rivolgergli qualche critica.

Un chiaro esempio di tale atteggiamento lo sta vivendo in queste ore una parte dell'Europa, visto che Zelensky ha dichiarato di voler chiudere, alla fine dell'anno, i gasdotti che, attraverso l'Ucraina, riforniscono del gas russo alcune Nazioni europee. Una decisione che, ufficialmente, vorrebbe andare a colpire la Russia nei suoi profitti, ma che appare quantomeno tardiva, visto che arriva dopo quasi tre anni di guerra.

Guarda caso però, arriva proprio nel momento in cui all'orizzonte si profilano consistenti riduzioni del “foraggiamento” occidentale. Poco importa se questa decisione la pagherà, in pieno inverno, una parte di quella popolazione europea che, più o meno convintamente, con le sue tasse comunque ha sinora sostenuto l'Ucraina e sarà costretta a farlo anche in futuro, perlomeno sperando che sia per una ricostruzione e non per esigenze belliche.

Tutto questo, che non sembra di poco conto, sotto gli occhi indifferenti dell'Unione Europea che, per bocca del suo portavoce, ha dichiarato in merito “La Commissione non ha alcun interesse affinché il gas russo continui a transitare attraverso l'Ucraina”, senza fare alcun cenno alle conseguenze immediate su un buon numero di Europei. Sempre quelli che, sempre con le loro tasse, mantengono profumatamente anche la pilatesca Commissione la quale, beffardamente, li considera invece sacrificabili ai voleri dell'intoccabile Zelensky.

In questi anni di conflitto la propaganda di entrambe le parti non ha lesinato gli attacchi personali tra i due Leader, ma la questione che in questi giorni sta sollevando Putin, in merito alla legittimità istituzionale del suo rivale, sembra potersi sostenere su fondamenti giuridici.

Il ragionamento russo è tanto semplice quanto di immediata comprensione.

Il 20 maggio scorso è scaduto il mandato di governo quinquennale di Zelensky, ma nell’Ucraina in guerra non è stato possibile indire ed organizzare nuove elezioni, vietate dalla legge marziale e rese logisticamente impossibili dal conflitto in atto.

Il citato divieto è previsto dalla normativa che disciplina la legge marziale, proposta dal Governo ed approvata dal Parlamento nei giorni seguenti all'attacco russo (febbraio 2022).

La Costituzione ucraina, massima fonte giuridica dello Stato, prevede che, in caso di emergenza, i poteri del Parlamento vengano prorogati sino alla elezione di quello nuovo, mentre in merito al Presidente sancisce che resti in carica 5 anni, senza prevedere alcuna possibilità di proroga. Pertanto, per quanto risulta dalle normative ucraine, l'attuale Parlamento, eletto 5 anni fa, è autorizzato a rimanere in carica, mentre il Presidente non lo è. Ed è per questo che, nell'estate scorsa, quello che rimane dell'opposizione politica ucraina ha protestato, chiedendo che Zelensky passasse i propri poteri al Presidente del Parlamento.

Ma la rivendicazione ha avuto voce flebile e poca durata, perchè l'opposizione in Ucraina è stata falcidiata dal Leader di Kiev nel marzo 2022 allorché, con la proclamazione della legge marziale, impose la sospensione dell'attività politica di 11 Partiti d'opposizione (uno di questi con 44 seggi in Parlamento). Contestualmente, vennero accorpati tutti i canali televisivi, creando “un'unica piattaforma informativa” per conseguire “una comunicazione strategica”, come affermarono alla NATO i rappresentanti ucraini.

Una censura rinforzata qualche mese più tardi, con un provvedimento governativo di regolamentazione dei Media, che prevede di sottoporre tutte le trasmissioni televisive, radiofoniche, mezzi di informazione online e cartacei, singoli giornalisti, blogger e attivisti sui social media al controllo del Consiglio Nazionale per la sicurezza e la difesa, che ha il potere di multare i media, revocare le loro licenze, bloccarli online, senza l'ordine di un tribunale qualora proponessero una informazione “non consona” alla linea mediatica governativa.

Ma la questione posta ora dalla controparte russa non si pone neanche il fastidio di citare tutto questo che, comunque, è storia recente dell'Ucraina. Partendo dalle già citate considerazioni di carattere giuridico, che mettono in serio dubbio la legittimità della reggenza governativa di Zelensky, il portavoce del Cremlino Peskov ha affermato che questa occupazione apparentemente indebita non ha alcuna influenza sull'attuale sviluppo delle operazioni sul campo, ma potrebbe invece inficiare un eventuale futuro accordo di pace tra Russia e Ucraina. Infatti, potrebbe essere proprio la firma di Zelensky, quale  rappresentante del popolo ucraino, che potrebbe indurre qualsiasi suo successore, regolarmente eletto, a ritenere nullo l'accordo, in quanto siglato da un Presidente illegittimo.

Un concetto che lo stesso Putin ha confermato, durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno, affermando “Se ci saranno elezioni, se qualcuno diventerà legittimo, parleremo con tutti, incluso Zelensky. Se l'Ucraina vuole davvero intraprendere il cammino verso una soluzione pacifica, può certamente farlo. Ma possiamo firmare (accordi di pace) solo con chi è legittimo. E la Rada (il Parlamento ucraino) e il Presidente della Rada sono legittimi".

Un ragionamento che, per quanto palesemente basato su fatti e considerazioni giuridicamente accettabili, almeno per ora, non è stato considerato in ambito occidentale.

Forse perché mette in dubbio la figura di Zelensky, che continua ad essere posto sul piedistallo riservato agli untouchable, mentre in realtà, questa figura dovrebbe essere valutata in maniera più approfondita, anche perchè sta gestendo, in grande autonomia, una delle situazioni più delicate, dalla fine della 2^ Guerra Mondiale, che riguarda la sicurezza dell'Europa.

Un noto giornalista italiano, Fulvio Valente, già Vice Direttore de “L'Avvenire”, lo ha fatto pubblicando il libro “Zelensky, l'uomo e la maschera” ed uno dei passaggi più significativi recita “Bisogna stare attenti a trasformare Zelensky da leader dell'Ucraina aggredita in campione dei valori democratici”. Più chiaro di così.

Marcello Bellacicco

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