Politica - 18 dicembre 2024, 12:00

Niente tfr e “pensione” per i consiglieri regionali. Ferrazzi ritira l’emendamento

Le polemiche e i distinguo hanno indotto il gallaratese a fare un passo indietro: «Dovremmo intitolare l’aula a don Abbondio», ha detto l’esponente del gruppo misto. Rimproverando ai colleghi di non aver avuto il coraggio di sostenere un provvedimento ritenuto impopolare ma giusto: «Non sarebbe stato un privilegio. La politica ha perso un’occasione»

Salta la reintroduzione di tfr e “pensione” per i consiglieri regionali della Lombardia. A chiedere con un emendamento al bilancio di ripristinare indennità differita e indennità di fine mandato era stato il consigliere gallaratese Luca Ferrazzi (gruppo misto). Il quale, però, dopo le lunghe discussioni proseguite per tutta la giornata di ieri a margine dell’assise, questa mattina ha preso la parola alla ripresa della sessione di bilancio per annunciare il ritiro dell’emendamento. «Polemiche e distinguo alimentano la non credibilità della politica», ha detto con rammarico, suggerendo provocatoriamente di intitolare l’aula di Palazzo Pirelli a don Abbondio, puntando il dito contro lo scarso coraggio dei colleghi nel sostenere una norma ritenuta impopolare ma che, per il proponente, è condivisa nel merito da buona parte degli eletti.

La situazione

Dal 2013, i consiglieri dell’assise regionale non maturano né un trattamento di fine rapporto né nessuna sorta di pensione a seguito della legge sul contenimento dei costi della politica approvata due anni prima.
Lo scorso luglio in commissione Bilancio si era già ipotizzato di intervenire su questa legge attraverso un emendamento condiviso da più forze politiche di maggioranza e opposizione. Ma il testo, che evidentemente riguarda un tema su cui l’opinione pubblica è “sensibile”, era stato poi ritirato.

Ferrazzi aveva quindi deciso di portare la questione in aula: ieri, in apertura dei lavori, l’Ufficio di presidenza del Consiglio aveva “accettato” l’emendamento del gallaratese, tra le proteste del Movimento 5 Stelle, poiché il regolamento prevede che siano ammissibili solo quelli relativi alle materie oggetto del progetto di legge licenziato dalle commissioni.
Per buona parte della giornata si sono replicati capannelli di consiglieri e discussioni. E Ferrazzi è stato il più ricercato dalla stampa. Il gallaratese non si è sottratto, ricordando che la «Conferenza delle Regioni nel 2019 ha detto che il problema esiste, poiché a oggi in Lombardia non c’è nessuna forma previdenziale ed è un caso quasi unico. La mia proposta prevede un'adesione volontaria, con i contributi che i consiglieri verseranno nell'arco del mandato».

«Nessun topo che ruba il formaggio»

Nei giorni delle polemiche sugli stipendi dei ministri, la volontà diffusa era probabilmente quella di non prendere provvedimenti ritenuti impopolari. E i tentativi di mediazione, alla fine, non hanno convinto Ferrazzi, che questa mattina ha fatto un passo indietro.
«Dovremmo intitolare l’aula a don Abbondio – ha detto intervenendo in assise –. Così da identificare quello che è avvenuto nella giornata di ieri. Tanti colleghi mi hanno espresso la volontà di sostenere l’emendamento che ha una pecca: si vota con voto palese». Come a dire che, se i consiglieri si fossero potuti esprimere con l’anonimato garantito dal voto segreto, il testo sarebbe passato. 

«Chi vi sta parlando da qualche anno è in questa Regione – ha proseguito Ferrazzi – e ha maturato il vitalizio, ma ci ha rinunciato. Questa era soprattutto una battaglia per i colleghi giovani che si ritrovano senza copertura previdenziale. Ce l’hanno sindaci, parlamentari, i consiglieri di altre regioni. Non è un privilegio, non abbiamo niente di cui vergognarci».

È «strumentale aver sostenuto che si sia trattato di un blitz», ha aggiunto rivolgendosi in particolare ai 5 Stelle. «Mi sarei aspettato che con coraggio e determinazione si difendesse questo bisogno che credo la stragrande maggioranza dei consiglieri condivida, e il voto unanime. Questo sì che avrebbe spiegato meglio ai cittadini che non c’era niente di strano, che le trattenute sulla nostra busta paga venivano fatte per tutto il mandato col sistema contributivo come per i tutti lavoratori lombardi e italiani».

Così non è stato: «Io ci ho messo la faccia, l’emendamento potrebbe passare ma non è corretto consentire a qualcuno di strumentalizzare la vicenda e pensare di fare il pifferaio con i nostri pifferi». In altre parole: «Chi si è detto contrario, poi potrebbe aderirvi e sarebbe la beffa delle beffe. La politica e questo Consiglio hanno perso un’occasione, dando l’idea che ci fosse il “topone” che voleva rubare il formaggio».
E alla fine, a causa di «polemiche e distinguo che non alimentano la credibilità della politica», ha ritirato l’emendamento. Tra gli applausi di buona parte dell’aula.

Riccardo Canetta


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