“La guerre c'est une chose trop grave pour la confier à des militaires” é una delle più famose citazioni di Georges Clemenceau, anche se altre fonti la attribuiscono a Talleyrand, due dei maggiori politici della storia francese. In effetti, al momento, non è così importante sapere a chi attribuire realmente la frase, quanto piuttosto, ribaltandola sui politici, é interessante prenderla a riferimento per alcune riflessioni sull'attuale situazione internazionale e, in particolare, sull'organizzazione di difesa dell'Europa.
Purtroppo, si può dire che se le sterili chiacchiere, sinora spese in profusione nelle sale di Bruxelles, fossero armi e munizioni, il Vecchio Continente potrebbe disporre già da tempo di una propria autonoma organizzazione militare. Ma siccome non funziona così, la difesa dell'Europa rimane ancora un affare pressoché esclusivo della NATO che, a sua volta, rimane ancora un affare pressoché esclusivo degli Stati Uniti.
In un ottica di “buon viso a cattivo gioco” e vista l'incapacità dell'imbelle Europa, perlomeno in questo delicato settore, di indirizzarsi seriamente su una credibile via di affrancamento da tale teorema, tutto sommato lo stesso lo si potrebbe ancora accettare, soprattutto se si crede veramente alla storia che la Russia, dopo che si sarà pappata l'Ucraina, rivolgerà i suoi appetiti verso il resto dell'Europa.
Ma questo potrebbe essere inficiato da un grosso problema che si sta profilando, a seguito dell'elezione di Trump alla Presidenza USA e che potrebbe concretizzarsi all'atto del suo insediamento.
Infatti, anche se non si é ai livelli di allarme della campagna elettorale, in cui il Tycoon era arrivato provocatoriamente a dichiarare che, in caso di attacco russo, gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti a supporto di Membri NATO non in regola con il famoso “2% per le spese militari”, tuttavia la posizione di Trump verso la NATO si conferma comunque intransigente, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti finanziari e gli aiuti all'Ucraina.
Per quanto riguarda l'impegno economico, secondo le stime dell'Alleanza, 23 delle 32 Nazioni dovrebbero raggiungere quest'anno l'obiettivo di spendere almeno il 2 per cento del Pil per la difesa. Se realmente conseguito, costituirebbe un buon risultato, soprattutto se si ricorda che, solo 10 anni fa, i Paesi “virtuosi” erano solo tre.
Per inciso, l'Italia è ancorata al 1,5% e non sembra avere ne l'intenzione politica e tanto meno le risorse economiche per colmare, nei tempi richiesti, tale gap. Al riguardo, la Presidente Meloni ha indicato come termine il 2028, mentre il Ministro della Difesa Crosetto ha dichiarato che il Patto di Stabilità imposto dalla UE è uno dei principali motivi che causa l'inadempienza italiana.
Prese di tempo e bizantinismi che potrebbero non funzionare di fronte al pragmatismo di Trump, che parte sempre dal dato di fatto che, per il solo 2024, Washington spenderà per la NATO qualcosa come 968 miliardi di dollari.
Inoltre, pochi giorni fa, il Financial Times ha riportato la notizia che, nell'ambito di un incontro dei Ministri degli Esteri della NATO, forse in un impeto di piaggeria verso gli USA, sarebbe stato assunto l'impegno di raggiungere il 2,5% a breve termine ed il 3% entro il 2030. Obiettivi molto ambiziosi, soprattutto per le disastrate economie europee, mentre l'Italia si troverebbe in una situazione ancor più imbarazzante ed inadempiente.
Per quanto riguarda invece il supporto all'Ucraina, il prossimo Presidente americano sembra sia stato chiaro, anche con lo stesso Zelensky, nel loro recente incontro a Parigi per l'inaugurazione di Notre Dame. Gli aiuti USA saranno ridotti, a premessa di una fine delle ostilità, che giustamente lui ritiene indispensabile. Questo potrebbe significare che se la NATO, come sembra, intende mantenere almeno per ora costante il suo aiuto a Kiev, i Membri europei saranno costretti ad aumentare il loro contributo, che andrà a sommarsi a quello che già devono garantire come Membri dell'Unione Europea, la quale ha già confermato che proseguirà nel suo sostegno all'Ucraina.
C'è da chiedersi seriamente se i vari Governi europei abbiano fatto bene i loro conti, perché gli impegni che stanno assumendo non sono accademici, ma sono sostanziali e vitali per una Nazione che, non solo è in guerra (quella vera), ma si trova anche in grande e crescente difficoltà a sostenerla, nonostante il suo atteggiamento operativo sia esclusivamente difensivo.
Peraltro, questo quadro già di per se problematico potrebbe trovare ulteriori guai nell'ipotesi, per niente remota, che gli USA si sgancino, anche solo parzialmente dalla difesa diretta dell'Europa. Questo potrebbe realizzarsi per volere di Trump, che questa idea ce l'ha in testa da tempo e non solo perché gli Stati Uniti hanno ribadito la gravitazione dei loro interessi verso l'Indo-Pacifico. E se sinora le resistenze del Pentagono hanno avuto ragione su questa tentazione, anche il più famoso Comando del mondo potrebbe essere costretto ad arrendersi dalle sempre crescenti “attenzioni” della Cina verso Taiwan, Perchè non bisogna scordare che è vero che l'unica potenza egemonica mondiale ha una coperta grande, ma è altrettanto vero che comincia ad evidenziare problemi di lunghezza.
Almeno di questo sembra essersi resa conto la governance dell'Europa che, conseguentemente, sta infittendo le sue chiacchiere su una ancora chimerica difesa europea.
Non si è sottratta al gioco la neo nominata Alto Rappresentante dell'Unione Europea (responsabile esteri UE) la estone Kaja Kallas, una predestinata della politica, già Primo Ministro dell'Estonia (come suo padre) e poi parlamentare europea. Una che non si può di certo definire una moderata, visto che non aveva ancora assunto l'incarico, che già era su un treno per Kiev come alto gesto simbolico dei suoi intendimenti. Intendimenti che ha avuto modo di chiarire durante il viaggio, allo scontato nugolo di giornalisti al seguito. Sono bastate poche, ma significative frasi come “Per l'Ue è la più grave crisi di sicurezza, io credo non si debba escludere nulla e mantenere una certa ambiguità strategica” e “la nostra priorità immediata è porre l’Ucraina nella posizione più forte possibile. Sosterremo il popolo ucraino su tutti i fronti: umanitario, economico, politico, diplomatico e militare. Non c’è dubbio sul fatto che l’Ucraina vincerà” e anche il “mantra occidentale” su una Russia molto debole "Forse dovremmo domandarci se la tregua non serva ai russi per non rinunciare ai loro obiettivi perché per l'Ucraina è dura, al momento, ma stiamo sopravvalutando Mosca: la loro economia è entrata in una fase difficile, tra sanzioni, deficit, inflazione, mancanza di personale".
Tutti ingredienti per una ricetta di risoluzione del conflitto russo-ucraino esattamente all'opposto di quella che, molto probabilmente, perseguiranno gli Stati Uniti.
E anche sulla difesa autonoma dell'Europa, la Kallas ha indicato una ricetta alternativa al pensiero comune degli Stati del Vecchio Continente, affermando “la NATO è un'alleanza difensiva, ha un ruolo militare, mentre l'Unione Europea è un attore economico ed avrà un compito per aumentare le nostre spese nella difesa ma allo stesso tempo non credo che l'Ue abbia bisogno di un potere militare alternativo, perché in caso di crisi la cosa importante è avere una linea di comando chiara e non servono strutture aggiuntive". Un ragionamento che non farebbe una grinza, se non fosse che nella NATO ci sono anche Membri non europei, come Canada, Turchia (che non abbiamo voluto nella UE) e gli stessi USA (proprio quelli che pagano più di tutti), che potrebbero non concordare su un intervento a favore dell'Europa. E nella NATO le decisioni necessitano dell'unanimità.
Forse questo è un passaggio, non del tutto marginale, che è sfuggito alla Kallas che però, in compenso, nella prima riunione del Consiglio Affari esteri della Commissione europea, dopo aver approvato il quindicesimo pacchetto di aiuti a Kiev (per circa un miliardo di euro) e inaugurato un nuovo gruppo di Nazioni (Cina, India, Iran, Serbia ed Emirati Arabi Uniti), amiche della Russia, contro cui attivare sanzioni, ha chiarito che “I Leader europei devono spiegare ai loro cittadini l'importanza degli investimenti nella Difesa. Se vuoi la pace, preparati alla guerra. La deterrenza è necessaria”.
Quindi, giusto per capirci con un esempio, secondo la Kallas, la Presidente Meloni e il Ministro Crosetto dovranno spiegare ai nostri giovani che dovranno tornare al servizio di leva e prepararsi alla guerra.
Guerra, una parola terribilmente seria che, ultimamente, ricorre un po' troppo spesso su bocche di persone che, molto probabilmente, la pronunciano senza rendersi completamente conto di cosa realmente significa, perchè la politica internazionale non è il gioco del Risiko.