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Basket | 01 dicembre 2024, 20:24

I maestri, gli alunni e quell’ibrido che non basta e non basterà

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - La Varese vista stasera, quella di Tyus e Sykes, acquista peso, difesa, equilibrio e rimbalzi, ma perde completamente ciò che fino a qui l’ha distinta in positivo, ovvero la velocità e quella voglia di sfidare a viso aperto chi non è sfidabile “a metà campo”. Tra l’applicazione religiosa e l’abiura totale, però, ce ne passa…

Coach Mandole e coach Legovich (foto di Fabio Averna)

Coach Mandole e coach Legovich (foto di Fabio Averna)

Cambiare tutto per non cambiare nulla?

Lo direbbero i numeri collezionati sotto le plance di Masnago da Kabengele (28 punti e 14 rimbalzi), un mostro da ultimo livello come tanti ne abbiamo incontrati negli ultimi tre anni. E poi quelli di Parks e Wiltjer, ali con la licenza di far pesare il proprio status tecnico e fisico all’ombra degli stessi tabelloni. 

E poi quel 31,3% da 2 (era il 12% al 20’…), percentuale perentoria nel sottolineare le difficoltà biancorosse a trovare la strada del ferro, e da sotto, e in quei tiri dalla media che non farebbero parte del sistema ma ogni tanto escono comunque fuori. 

Invece oggi all’Itelyum Arena si è vista la miglior prova difensiva della stagione varesina. Contro i maestri, contro un’avversaria che ha vinto dimostrando come si possa chiudere l’area senza lasciar passare un filo d’aria, o difendere pancia a terra sugli esterni, tenendo praticamente ogni primo passo dei pari ruolo opposti, Varese almeno si è messa attenta a prendere appunti, cercando - come fanno quegli studenti sin troppo zelanti - di riapplicare immediatamente le nozioni apprese: ci è riuscita solo in parte, ma ci ha provato.

Il cuore, la voglia, l’applicazione: se qualcosa ci dobbiamo prendere da questa sconfitta, ci prendiamo questo.

La Openjobmetis 2.0, quella con un uomo di peso come Tyus a proteggere il canestro e con un regista vero come Sykes alla teorica conduzione della manovra, è però ora un ibrido che non potrà restare tale se vuole davvero risorgere dal fondo della classifica.

Oggi, quello che ha acquistato in garra, equilibrio, peso e rimbalzi, Varese è sembrato smarrirlo in brillantezza, ritmo, atipicità. Merito degli ospiti, certo, ma anche di una “transizione” non ancora compiuta tra l’applicazione religiosa e quindi perdente di un sistema e un’abiura completa che rischia di perdere per strada ciò che invece andrebbe mantenuto.

Non abbiamo ancora i dati, ma stavolta la squadra di Mandole ha forse giocato la partita con meno possessi del suo campionato: mai, tranne che nel primo quarto, ha provato a mettere davvero in difficoltà la banda della laguna con la velocità, con le transizioni, con quella ricerca spasmodica di un tiro rapido e buono che il suo prontuario prescrive. Si è accontentata di giocare a metà campo, contro la difesa schierata, annullandosi da un punto di vista assoluto (Varese non è strutturata per giocare così, perché non ha alternative al talento individuale dei soli esterni) e in senso relativo (contro Venezia, se cammini, fai solo ed esclusivamente il suo gioco…). 

Quanto c’è di Sykes, playmaker che le marce ama dosarle, in questo rallentamento? L’ex Avellino ha pagato il noviziato al Moreyball, restando fuori nel momento migliore dei biancorossi, quello della rimonta, quello in cui alla difesa si sono unite anche le scorribande, con la lancia di Librizzi in resta.

Ci chiediamo se e quanto due veterani del calibro del neo regista e del lungo ex Maccabi riusciranno a convincersi ad aggiungere e non a togliere, a migliorare e non a stravolgere. La domanda vale più per Sykes che per Tyus, il quale deve semplicemente recuperare presto la forma e  l’esplosività (ci riuscirà, a 36 anni?), fornendo quel qualcosa di più rispetto al solo controllo dei rimbalzi: è la scorpacciata di Kabengele a suggerircelo.

Di certo i due portano un’abbondanza nelle rotazioni che bisognerà imparare a gestire. Senza sbagliare: a volte le vittorie sono anche in questi particolari...

Fabio Gandini


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