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Busto Arsizio | 30 novembre 2024, 19:18

Busto superstar e «...immersa in un pauroso bosco»: folla ai Molini Marzoli per la nuova edizione della sua storia

Grande interesse per “De oppido Busti relationes”, l’opera di Antonio Crespi Castoldi, tradotta da Luigi Belotti e riproposta dalla Famiglia Bustocca (Nomos edizioni). L’iniziativa rientra fra quelle organizzate per i 160 anni dell’elevazione a città. Ironia, valori, curiosità, approfondimenti nelle parole dell’architetto Stefano Castiglioni e dello storico Franco Bertolli. Coda per l’annullo filatelico legato alla ricorrenza

Busto chiama, Busto risponde: la sala Tramogge dei Molini Marzoli si è riempita, oggi, per la presentazione, attesa, di “De oppido Busti relationes”, o “Storia di Busto e relazioni”, firmata da Antonio Crespi Castoldi, tradotta dal latino dal professor Luigi Belotti, riedita da Nomos su iniziativa della Famiglia Bustocca. Un evento nell’evento (foto in fondo): l’uscita del volume rientra fra le celebrazioni per i 160 anni dell’elevazione di Busto a città. Copia del regio decreto che sanciva la promozione, custodita dallo Studio legale A&A, è stata esposta davanti al tavolo dei relatori. Coda per l’annullo filatelico (presente Cristina Giovannetti, referente di Poste Italiane).

«Mi sono divertito» ha confidato il sindaco, Emanuele Antonelli, riferendosi a passaggi del volume che oggi risultano spiazzanti. Vi si parla di un’aria “temperatissima e assai pura”, di vita sotto “fulgentissime stelle” e di vista su “eccelsi monti”. Più seriamente: «Viene nominata la munificenza dei bustesi, la generosità, viene spiegato quanto bene facevano. E lo fanno anche oggi. In silenzio. Con l’amministrazione, vi dico che è un onore mandare avanti questa città».

Il prefetto, Salvatore Pasquariello, ha voluto elencare anche altri titoli di Busto. Città, sì, ma anche «…medaglia di bronzo al valor militare per la Liberazione, quando arriva il vostro gonfalone alle manifestazione è motivo di orgoglio, medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, ottenuta nel 1963, la vantano pochi comuni, più recentemente città europea dello sport».

Laura Rogora, presidente del Consiglio comunale, ha insistito su valori e azioni che hanno accompagnato la storia di Busto (lavoro, famiglia, associazionismo, volontariato, capacità di evolversi) mentre Mariella Toia, regiua della Famiglia Bustocca, ha ripercorso la storia della riedizione e toccato il tema dell’accoglienza: «Non sono nata qui ma Busto mi ha accolto con simpatia e cordialità. Grazie Busto». È seguito un inevitabile applauso.

L’assessore alla Cultura, Manuela Maffioli, chiamata a moderare l’incontro: «Busto conserva le sue tradizioni, anche grazie alle sue associazioni identitarie. Conta circa 80 associazioni culturali, presto riunite per l’ottava edizione degli stati generali. Busto, nonostante le capiti di essere trattata con un po’ di sufficienza, parla il linguaggio della cultura. E oggi possiamo ascoltare che cosa siamo stati, una storia che ha accompagnato generazioni».

Compito affidato a Franco Bertolli, che ha approfondito la figura dell’autore del “De oppido” e analizzato la sua opera, spaziando dagli stemmi alle fonti, anche valorizzando il patrimonio, prezioso, della biblioteca capitolare. Prima di lui, Castiglioni ha ripercorso secoli, senza dimenticare un tocco ironico che, a Busto, non è mai mancato: «Crespi Castoldi parte dall’epoca addirittura preromana, si addentra nel medioevo, nel periodo visconteo e sforzesco, diventa puntuale con il 500. Narra, fra l’altro, di Busto borgo fortificato. Era, scrive, immersa in un pauroso bosco, tana di ladroni. Magari i gallaratesi penseranno che non è cambiata molto. In fondo anche l’Australia è nata un po’ così così. Ed è un grande Paese, civilissimo». Applausi.

Stefano Tosi

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