Una serata dedicata al rapporto tra giustizia e politica. Anzi, a questo «difficile rapporto», per citare il titolo dell’incontro organizzato da Lombardia Ideale.
Tanta gente questa sera al teatro Santuccio di Varese per ascoltare Giovanni Toti, per nove anni presidente della Regione Liguria. Poi sono arrivati gli arresti domiciliari a seguito di una lunga inchiesta giudiziaria e il patteggiamento, con l’accusa di corruzione impropria e finanziamento illecito ai partiti. Alla sua storia ha dedicato il libro “Confesso: ho governato”. Partendo da questa pubblicazione, Toti ha dialogato col governatore lombardo Attilio Fontana, stimolati dalle domande del giornalista Pasquale Martinoli.
Toti e Fontana si sono ritrovati concordi su un aspetto centrale: gli errori dei magistrati ci sono, lo hanno detto chiaramente, ma la politica è tutt’altro che esente da colpe.
Un problema “vicino”
Un tema da addetti ai lavori? Non per Leslie Mulas, consigliere provinciale e coordinatore provinciale varesino di Lombardia Ideale: «Il cattivo rapporto tra politica e giustizia – ha detto – è uno dei motivi per cui chi avrebbe voglia di impegnarsi nell’amministrazione della propria comunità, magari ci pensa due volte. Ci sentiamo dire spesso da possibili buoni amministratori “ma chi ce lo fa fare?”. Questo tema va quindi a influenzare le nostre realtà».
Per Giacomo Cosentino, segretario del movimento e vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, «una parte della magistratura vuole condizionare i governi di questo paese». E ha citato i casi di Berlusconi, Salvini, Fontana, fino a Toti: «A nostro parere – ha aggiunto – alcuni fatti sono stati interpretati come reati. Ma se fosse così, dovrebbero arrestare mezza Italia».
«L’esame di coscienza» alla politica
Toti ha esordito ringraziando Fontana per la vicinanza che gli ha dimostrato pubblicamente: «Non sono stati in tanti a farlo».
Ha poi proseguito mettendo sul “banco degli imputati” la politica prima ancora della magistratura: «Nel libro faccio un esame di coscienza al mio mondo. Penso che i magistrati abbiano sbagliato moltissimo, ma i loro errori li ha concessi la politica, che a un certo punto ha abdicato a considerare come proprio giudice naturale gli elettori, ma una serie di Corti: Corte dei conti, Tar e così via. Ripiegandosi su se stessa e rinunciando alle sue prerogative, ha sì ridotto le responsabilità di chi la fa, ma anche molto ristretto i margini di autonomia con cui può incidere».
L’ex governatore ha spiegato come le accuse che gli sono state mosse sono, a suo dire, accuse a una modalità di fare politica, in particolare nei rapporti con le imprese.
Fontana: «Se posso aiutare la Lombardia produttiva, lo faccio»
Sul punto, è arrivata la provocazione di Fontana: «Dopo aver visto i comportamenti che gli sono stati contestati, mi ritengo in libertà provvisoria. Se ho la possibilità di aiutare la Lombardia produttiva, lo faccio. Nel campo della formazione, diciamo che se assumi una persona paghiamo una parte dello stipendio e della formazione stessa. Iniziative che vanno nel solco dell’idea liberale, che vuole aiutare l’iniziativa privata. Sono rimasto sconcertato nel sapere che pubblici ministeri intercettano per tre anni di fila una persona che per loro stava commettendo un reato». E ancora, rivolgendosi a Toti: «Avevi raccolto una regione in condizioni vetero-sovietiche e l’hai rovesciata come un calzino, sono ripartiti il turismo e l’attività imprenditoriale, quella dei porti. Quello che vogliamo fare in Lombardia. Ma basta un’interpretazione malevola di quello che stai facendo e sei rovinato».
Il governatore lombardo si è detto «d’accordo che la colpa principale sia della politica. Se dai troppo potere a qualcuno, poi non te lo restituisce più. E la politica continua a sbagliare». E Fontana ha citato senza nascondere qualche perplessità la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di dire “no” alla possibilità di aumentare il finanziamento ai partiti col 2xmille: «È un invito al finanziamento privato. Ma se questo c’è, allora quello che è successo a Giovanni è fuori da ogni logica».
Tanti gli spunti e i temi toccati. Tra questi la separazione delle carriere: «È la madre di tutte le riforme – ha detto senza tentennamenti Toti – ma ne servono molte altre».