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Busto Arsizio | 26 novembre 2024, 17:36

Atai racconta la sua fuga dall'Afghanistan: un incontro di speranza e resilienza all'Istituto Galilei

L'Istituto Galilei di Busto Arsizio ha ospitato un incontro con Walimohammad Atai, autore del libro "Ho rifiutato il paradiso per non uccidere", durante un ciclo di educazione civica. Atai ha raccontato la sua testimonianza di fuga dal regime talebano, la sua lotta per i diritti umani e la sua speranza per il futuro dell'Afghanistan. Un'occasione per sensibilizzare i giovani sui valori di resilienza, rispetto e cambiamento, con un focus sull'educazione e la cultura come strumenti di trasformazione

Atai racconta la sua fuga dall'Afghanistan: un incontro di speranza e resilienza all'Istituto Galilei

L’incontro dal titolo “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere”, come l’omonimo libro scritto da Atai, è stato voluto dall’Istituto Galilei di Busto Arsizio, nell’ambito del ciclo di incontri di educazione civica con lo scopo di sensibilizzarli su determinate tematiche o valori civili.

La storia di Walimohammad Atai è una testimonianza di orrore, ma insieme di speranza e rinascita, che parte dalla paura che vive quotidianamente l’Afghanistan controllato dei Talebani, i quali proprio recentemente hanno istituito anche alcune leggi che penalizzano ulteriormente le donne, già discriminate e perseguitate in passato. Atai, cresciuto in un villaggio rurale, era considerato "figlio dell'infedele" a causa della posizione politica del padre. Nonostante la sua giovane età, si è dedicato ai diritti umani e ha aperto una scuola laica, ma è stato perseguitato dai talebani, che lo hanno accusato di essere una spia americana. A soli 14 anni, dopo un lungo viaggio di tre anni attraverso sette paesi, Atai è riuscito ad arrivare in Italia, dove ha ricevuto lo status di rifugiato e si è laureato in scienze della mediazione linguistica e scienze politiche.

Ha pubblicato tre libri, il più recente dei quali offre una panoramica approfondita dell'Afghanistan. Atai è ora cittadino italiano e lavora come traduttore e interprete. Nelle sue interviste, parla della sua esperienza di fuga dal fondamentalismo e della sua speranza per il futuro delle donne afghane, sottolineando la divisione tra l'ala radicale e quella progressista all'interno dei talebani.

Sebbene la situazione in Afghanistan rimanga critica, Atai auspica un cambiamento attraverso l'istruzione e la cultura.

Atai rappresenta una figura di speranza e resilienza, ed è proprio di speranza e resilienza che l'assessore del Comune di Busto Arsizio, Manuela Maffioli, ha voluto parlare, rivolgendosi ai ragazzi: «Ragazze, siate le artefici del vostro futuro e, ragazzi, vivete nel rispetto e portate avanti degli ideali in cui credere. Non siete solo il nostro futuro, ma siete prima di tutto il nostro presente ed è in questo presente che tutti noi vogliamo e dobbiamo investire».

«Agire nel presente per pianificare il futuro» sono questi i buoni propositi della Dirigente Scolastica che, insieme ai Referenti per l’Educazione Civica, portavoce di un corpo docente commosso e unito, spiega: «Per la giornata contro la violenza sulle donne, per esempio, abbiamo aderito al progetto “Posto Occupato” che si propone di lasciare una sedia vuota, ricoperta da un drappo rosso. Un posto a tutti gli effetti occupato, seppur in modo simbolico, come gesto concreto dedicato a tutte le donne vittime di violenza. Ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto a teatro, sul tram, a scuola, in metropolitana, nella società. Questo posto vogliamo riservarlo a loro, affinché la quotidianità non lo sommerga. Noi, come scuola, non smetteremo di fare rumore».

c. s.

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