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Territorio | 18 novembre 2024, 12:18

La scelta della storica gastronomia Marazzi: lavorare meno per lavorare (e vivere) meglio

Svolta per la nota attività di Fagnano Olona, nata nel 1957: stop alle vendite dirette e giornaliere in negozio, i clienti scelgono on-line e ritirano il venerdì. Il titolare, Luigi: «Così, dopo 44 anni dietro al bancone, tengo viva la passione per la cucina». La famiglia: «Mancherà il rapporto con la gente. C’è chi ci ha detto: sono entrato da cliente, sono uscito da amico»

La famiglia Marazzi nel negozio di piazza Garibaldi

La famiglia Marazzi nel negozio di piazza Garibaldi

Luigi Marazzi, titolare della storica gastronomia, a Fagnano Olona, che porta il suo cognome, ha fatto una scelta che merita attenzione. Perché la sua vetrina è tra le più riconoscibili e note, nei dintorni, perché l’attività ha una lunga storia alle spalle, perché la svolta ormai alle porte è di quelle che cambiano le abitudini di tante persone. Perché, infine, Luigi Marazzi ha scelto. Di rendere il suo impegno quotidiano più gestibile, rinunciando a un po’ di quantità per preservare, magari migliorare, la qualità, di vita e del lavoro. Fa effetto, la sua decisione, in un contesto che vede le attività commerciali e artigianali difendere con le unghie e con i denti i propri numeri, quelli delle aperture, dei clienti e delle vendite, per sopravvivere alla concorrenza della grande distribuzione e delle ordinazioni on-line.

In concreto: stop all'apertura giornaliera del negozio in piazza Garibaldi. Per gustare le preparazioni di Marazzi bisognerà consultare le proposte della settimana, riportate su facebook e instagram il sabato (lì ci sono tutte le informazioni del caso), ordinare entro il mercoledì successivo (anche tramite whatsapp), ritirare in negozio il venerdì tra le 16 e le 19. Perché?

«Perché – spiega Luigi dalla sua trincea, la cucina – dopo 44 anni di questo lavoro ho sentito la necessità di cambiare. Di rallentare. Formalmente ho iniziato, qui, a 15 anni. Ma in pratica mi sono “messo a bottega” a 13: mi davo da fare in negozio e studiavo gastronomia alle serali. Da allora non mi sono mai fermato. Oggi scelgo di lavorare per vivere invece che vivere per lavorare. Una decisione non facile, sia chiaro, ma la vita è una. E sono convinto di non dover andare avanti come ho fatto per tanto tempo». Al suo fianco ci sono Barbara, la moglie, arruolata nell’attività nel 1991 («Da fidanzata – specifica – il matrimonio è venuto dopo») e la figlia Greta, 21 anni, prospettive diverse dal negozio all’orizzonte ma consapevole anche lei delle motivazioni alla base della svolta.

«Non è che manchino i clienti – continua Luigi – l’attività va bene. È che sento il bisogno di darmi da fare in un altro modo. Chi si serve da me lo sa, c’è anche stata l’ipotesi di chiudere. Ma è difficile mettere la parola fine a un’attività come questa, iniziata da mio nonno, ereditata da mio padre e poi da me. La gastronomia Marazzi c’è dal 1957. Un’opzione poteva essere il passaggio ai dipendenti ma, per una ragione o per l’altra, non se la sentivano e l’idea è stata messa da parte. Per farla breve, dopo averne pensate tante abbiamo deciso di tentare questa nuova formula. La passione per mettermi a fare il brasato o i pizzoccheri è rimasta. Anzi, credo che ci saranno le condizioni per lavorare ancora meglio. Vedremo come andrà».

E i clienti? Loro che cosa dicono? «C’è chi è disperato» afferma Barbara. Sorridono tutti e tre. Ma sanno, in famiglia, che la tavola, e la buona cucina, sono importanti. Hanno a che fare con la quotidianità e con le ricorrenze che contano, con lo stare insieme e con le feste. Anche chi è solo può trovare in un piatto ben fatto un momento di puro piacere. «A dirla tutta – concordano in famiglia – ci mancherà il contatto con la gente. Diminuiranno gli scambi di battute, le chiacchiere veloci che un po’ alla volta ti fanno conoscere le persone. Un nostro habitué ce lo ha detto: qui si entra da clienti e si esce da amici. Ci ha fatto molto piacere, lo ringraziamo».

E si ribadisce: «Lo stiamo dicendo a tutti e lo ripetiamo: in questo non si cambia, andremo avanti per la nostra strada. Niente semilavorati o roba simile. La possibilità di scelta sarà probabilmente un po’ meno ampia ma le proposte saranno super affidabili». In un’ipotetica gara, quali preparazioni salirebbero sul podio? «Il bronzo forse andrebbe all’arrosto di reale. Medaglia d’argento per l’insalata russa. Oro alla lasagna. Non è una lasagna qualsiasi, la ricetta è del nonno Marazzi».

Citando Giampiero Marazzi, papà di Luigi: cadranno le rose, cadranno le spine ma la gastronomia Marazzi non avrà mai fine.

Stefano Tosi

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