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Politica | 18 novembre 2024, 17:41

Astuti (Pd): «Facciamo appello al centrodestra, sul fine vita il consiglio regionale deve assumersi la propria responsabilità»

Gli esponenti del gruppo lombardo del Pd denunciano l'atteggiamento pregiudiziale del centrodestra e chiedono un confronto serio sulla legge regionale per il fine vita, con proposte concrete per garantire diritti e protezione ai pazienti

Astuti (Pd): «Facciamo appello al centrodestra, sul fine vita il consiglio regionale deve assumersi la propria responsabilità»

“Facciamo un accorato appello perché domani si possa discutere nel merito della legge a partire da esigenze che ci sono in Lombardia e nel Paese e perché anche il presidente della Regione, con molta chiarezza, si liberi finalmente dal ricatto di Fratelli d’Italia” così il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti, ai margini della conferenza stampa del gruppo regionale del Pd, alla vigilia del voto sulla legge di iniziativa popolare sul Fine Vita, in merito alla quale il centrodestra si dichiara intenzionato a votare una pregiudiziale di costituzionalità, bocciandola ancor prima di entrare nel merito.

"Il presidente Fontana – incalza il capogruppo Pierfrancesco Majorino - ha fatto una svolta a U in materia: prima presentandosi con grande apertura e disponibilità al confronto e al dialogo e poi, con il tempo, rendendo la sua posizione in maniera molto diversa. Chiediamo al presidente di essere, nel rispetto della sua funzione cruciale, libero e di offrire il proprio punto di vista”.

“La destra – spiega Astuti - ha scelto la strada della pregiudiziale per evitare la discussione e nascondere le divisioni interne. Ha dimostrato così tutta la sua ipocrisia e la sua ignavia, piegandosi al diktat di Fratelli d’Italia. Che sia responsabilità e compito della Regione valutare e autorizzare la morte medicalmente assistita è dimostrato dai fatti. Proprio oggi, a una persona malata è stato riconosciuto il diritto al suicidio assistito, ma questo è accaduto, in assenza della legge, senza certezza di tempi e di modalità, il che pone a rischio di abusi i pazienti e non tutela il lavoro degli operatori sanitari”.

Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio regionale, sottolinea come il Pd non solo abbia preso sul serio la vicenda ma, a partire dalla sentenza della Consulta da cui tutto origina, sia entrato nel merito e abbia formulato una serie di proposte, sotto forma di emendamenti, per circoscrivere e descrivere con maggior dettaglio confini e modalità di attuazione. Le proposte sono state respinte in commissione, ma rimangono una base di partenza qualora la maggioranza accettasse di riaprire il dialogo.

“Stiamo trattando una materia che richiede cautela e delicatezza e così è stato il nostro approccio, pur partendo da visioni non sempre coincidenti – dice Del Bono -. Siamo di fronte a una sentenza della Corte che ha dato una definizione rigorosa, ha introdotto una libertà soggettiva all'autodeterminazione su come concludere la propria vita in presenza di condizioni chiare e definite, ovvero che la persona abbia una patologia irreversibile, sia affetta da sofferenze non compatibili con una dignitosa qualità della vita, sia dipendente dal sostegno vitale e sia pienamente capace si decidere. Da questo perimetro non si può esondare.

Tuttavia, la Consulta richiama anche a più riprese il principio fondamentale secondo cui la verifica delle condizioni e la somministrazione dei farmaci siano garantiti da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale. Anche, lo dice la Corte, perché occorre evitare abusi. È quindi evidente che il legislatore regionale ha l'obbligo di regolare queste modalità.

Il PD ha fatto un lavoro serio, entrando nel merito. Abbiamo agito da legislatori, e abbiamo integrato proposta Coscioni con alcuni elementi: il riferimento alle cure palliative, ovvero la garanzia che alla persona siano state perlomeno proposte; abbiamo limitato la scelta ai soggetti maggiorenni; abbiamo introdotto la possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza e abbiamo previsto termini temporali consoni ai passaggi previsti dalla legge. È dovere dei consiglieri regionali esercitare la propria responsabilità di legislatori e non rinunciare al confronto, come il centrodestra ha annunciato di voler fare. Bisogna ricordare che una legge la si approva per i suoi destinatari, non per il posizionamento politico dei partiti. Se dal centrodestra verrà un segnale di volontà, noi siamo disponibili anche a riprendere il percorso in commissione”.

“Per noi è una scelta davvero sbagliata e grave – conclude Majorino –una legge regionale per le persone e per gli operatori è necessaria ed è troppo importante riuscire a entrare nel merito della discussione, anche alla luce delle numerose audizioni che si sono svolte nelle nostre commissioni consiliari”.

Redazione


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