Stesso tavolino, stesso posto luminoso dove si respira familiarità e vita che scorre (fuori veloce, qui un po' più lenta). Simone Alfano parla come se il fratello Luca fosse qui con noi, come sempre, e non se ne sia andato esattamente un anno fa a 46 anni dopo una vita da guerriero. «Se mi dici che Luca non c'è più, io non ci credo» dice da La Cucina di Altamura in viale Borri: «Io e i miei genitori, Catello e Maria, siamo tornati alle origini di Luca, viviamo alle Bustecche perché amiamo come ha sempre amato lui il nostro quartiere, incrociamo le vie e gli sguardi che lo hanno accompagnato fino a diventare l'uomo che è».
Già, "è": al presente. Perché Luca non è mai stato lasciato solo, né prima, quando potevi abbracciarlo - delicatamente, eh - né ora in cui i suoi occhi grandi sembrano guardarci e guidarci mentre scriviamo, senza bisogno di alcuna parola perché nell'essere più unico che raro, e in quel respiratore che non poteva contenere tutto il suo respiro profondo e il suo cuore grande, c'è la capacità di vivere e agire - ma anche di fare agire gli altri - mossa da qualcosa che arriva da dentro, una presenza di spirito enorme, inversamente proporzionale al suo corpo sottile e fragile eppure affilato e indomabile.
"Crederci sempre, mollare mai" c'è scritto «nella tomba dove riposa Luca al cimitero di Belforte - prosegue Simone - e nella cappella dove ho provato a ricordarlo come gli sarebbe piaciuto, in modo originale come era lui, con il suo libro in ceramica... vorrei anche regalargli una piccola statua di Maradona, il suo mito». Proprio lì, accanto al suo eterno sorriso, ci sono «le cinque foto della sua vita allo stadio di Varese, alla presentazione dei biancorossi in piazza Monte Grappa ai tempi della serie B, all'incontro con Diego, in auto con il suo cappellino e con il cane Laki - il suo più grande amore, tant'è che riposa insieme a lui proprio qui al cimitero - nel panorama di quel golfo di Napoli che amava».
C'è già stato un torneo di boxe alla palestra di Bizzozero «che ha racchiuso il suo spirito da combattente», settimana prossima «ci sarà una prima riunione per riproporre e portare nelle scuole, grazie alla Regione e alle associazioni, il suo spettacolo teatrale "Più unico che raro" insieme all'"Inferno di Alice", anch'esso legato alla malattia» e domani, martedì, ci sarà una messa in suo ricordo alle 18 alla chiesa dei Frati Cappuccini in viale Borri nel giorno in cui lui se ne andò un anno fa. «So che non saremo soli e so che Luca vorrà rivedere in questa occasione un po' di gente e dei suoi amici - dice il fratello - Vorrei ricordarlo nel modo in cui si merita, come accadde quando una persona cara arrivò a casa nostra dopo la sua scomparsa con un mazzo di fiori e una frase che sia io che i miei genitori ricordiamo molto bene: "Hai dato tanto a tanti"».