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Politica | 15 novembre 2024, 12:16

Il sindaco di Brenta Ballardin: «La povertà oggi è ai massimi storici, anche sul nostro territorio»

Riflessione del primo cittadino del piccolo Comune della Valcuvia: «Quasi un milione di famiglie povere al Nord, ma il governo taglia il 40% dei sostegni riducendo i trasferimenti anche ai Comuni. Noi sindaci viviamo da anni in solitudine senza le necessarie risorse economiche»

Gianpietro Ballardin

Gianpietro Ballardin

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione del sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin sul tema della povertà:

«Un dato che come sindaci viviamo da anni in solitudine, senza le necessarie risorse economiche, viene confermato dai dati nazionali: quasi un milione di famiglie povere al Nord, ma il governo taglia il 40% dei sostegni riducendo i trasferimenti anche ai comuni ed è record della povertà tra minori e lavoratori.    

LA POVERTÀ OGGI È AI MASSIMI STORICI ED È DA INTENDERSI COME FENOMENO STRUTTURALE DEL PAESE.

Così dicono i dati dell’Istat riferite all’anno 2023, si sta parlando complessivamente di circa 13milioni 391mila persone, pari al 22,8% della popolazione e anche i dati di Banca d’Italia, contenuti all’interno della sua relazione annuale (maggio 2024), vanno nella stessa direzione. Banca d’Italia certifica che anche il potere di acquisto è sceso a causa del caro vita e che l’inflazione ha intaccato il tasso di risparmio che risulta ai livelli più bassi dagli anni sessanta.

Dall’analisi dei dati emerge anche che il lavoro povero e intermittente dilaga, con salari bassi e i contratti atipici che impediscono una vita dignitosa. I giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili. Il disagio abitativo rappresenta un’emergenza, con famiglie senza casa o in condizioni abitative inadeguate. L’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie diventa un “miraggio” per molti “alimentando le disuguaglianze”.

La Caritas Italiana – Servizio Studi – nel suo report statistico nazionale 2024 nei suoi dati evidenzia che tra le richieste più frequenti si collocano quelle di interventi di ordine sanitario, espresse dal 7,7% delle famiglie (in aumento rispetto al 2022); si tratta per lo più di richieste di farmaci, visite mediche o odontoiatriche e di sussidi economici a supporto delle spese sanitarie. Tali richieste pongono all’attenzione un tema importante, come quello del diritto alla salute, riconosciuto dalla nostra Costituzione e che per alcuni sembra dirsi un diritto incompiuto.

In Italia - attesta Istat - il 7% della popolazione (che corrisponde a circa 4 milioni di persone) nel 2023 ha dovuto rinunciare a delle prestazioni sanitarie necessarie, come ad esempio visite specialistiche, radiografie, ecografie, risonanze magnetiche. Le cause principali sono due: i problemi di accesso legati alle lunghe liste di attesa e in seconda battuta i costi che le famiglie non riescono più a sostenere. Ma la povertà, dice sempre lo studio della Caritas, non riguarda quasi mai un unico aspetto, al contrario si configura spesso come un fenomeno multidimensionale e multiforme; più grave è la condizione di emarginazione e di disagio sociale e più la povertà assume i contorni di un poliedro dalle mille sfaccettature.

Di fatto solo il 44,6% degli assistiti manifesta un unico ambito di bisogno collegato ad aspetti di ordine economico-materiale. Rispetto alle combinazioni di bisogno prevalgono quelle in cui si sommano soprattutto povertà e disagio occupazionale, seguite dalla condizione che abbina i tre seri problemi di ordine materiale: povertà economica, disoccupazione e disagio abitativo o povertà economica, disagio lavorativo e problemi familiari.

Anche i tempi di attesa molto lunghi possono dirsi un elemento di forte iniquità all’interno di un sistema sanitario a vocazione universalistica, visto che determinano una divaricazione tra chi può far riferimento alle prestazioni sanitarie private e chi non può permetterselo, per ragioni economico-sociali. È un fatto quello che ci dice che negli ultimi anni la spesa sanitaria pagata dai cittadini di tasca propria o da coperture assicurative risulta in costante crescita; per questo appare sempre più concreto il rischio di una sanità riservata solo a coloro che se lo possono permettere.

Da uno studio recente condotto da Censis per Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata), “Ospedali e salute” emerge che nel 2023 il 42% degli italiani con redditi bassi (fino a 15mila euro) è stato costretto a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie, perché nell’impossibilità di accedere al Servizio sanitario nazionale non potendo sostenere i costi della sanità a pagamento.

La quota di chi è costretto a procrastinare o rinunciare alle cure scende al 32,6% per i cittadini con redditi tra i 15mila e i 30mila euro, al 22,2% di quelli tra i 30mila e i 50mila e al 14,7% di quelli oltre i 50mila euro. Le risorse economiche si concentrano sempre di più nelle mani di pochi e la gente ha sempre meno autonomia, dipendendo dai “potenti” che detengono il denaro e attraverso questo condizionano sempre di più il “potere”.

DOBBIAMO RIPRENDERE A GUARDARE AL NOSTRO FUTURO E SOPRATTUTTO DARE PROSPETTIVA A QUELLO DEI GIOVANI.

A mio avviso si deve stimolare la voglia di partecipare, di pensare, di inventare, di combattere le ingiustizie perché questo serve a costruire uno sviluppo che non sia concentrato, oggi sempre di più, nelle mani di una “casta riservata di eletti” che rappresentano il potere senza conoscere realmente i bisogni della gente in quanto non li vivono, non li conoscono, ma soprattutto non rappresentano realmente la maggioranza della popolazione.

E sicuramente vero che l’influenza esercitata dai social con il rischio di pesanti condizionamenti, motiva in parte l’assenza di serie prospettive per il futuro, ma anche l’esistenza di una profonda crisi dei valori morali e civili, (lo leggiamo tutti i giorni dalle cronache), che facevano in passato da supporto al processo formativo della personalità, conferendo ad essa solidità e sicurezza verso la costruzione di un futuro “più giusto”.

Ed è a mio avviso evidente, come il crollo delle grandi progetti ideologici, abbia tolto all’etica le basi tradizionali su cui fondarsi, quale elemento utile ad orientare il proprio pensiero e a stimolare il processo di partecipazione. Così come la condizione fondamentale della formazione scolastica, capace di partire dalle istanze proprie del modo di percepire la realtà proprio di colui che si è chiamati ad educare, come deve fare un’istituzione impegnata a fornire gli strumenti essenziali per la crescita della persona, facendo dell’istruzione e della formazione, un momento imprescindibile dell’attività educativa. Dobbiamo imparare a lavorare sul presente per costruire un futuro anche se stiamo attraversando un tempo in cui l’eccesso di conflittualità crea una cultura generalizzata dell’indifferenza, mentre stimolando un percorso di partecipazione dovremmo tutti impegnarci verso la costruzione di uno “sguardo sul futuro”.

LO STUDIO DELLA CARITAS CI DICE CHE LA POVERTÀ OGGI SI EREDITA MOLTO PIÙ CHE LA RICCHEZZA. C

'è un forte legame tra la povertà e i diritti umani. Infatti è provato che l’esistenza di una povertà estrema diffusa impedisce la piena ed effettiva fruibilità dei diritti umani.

NELSON MANDELA in un suo intervento ci ricordava: "Come la schiavitù e l'apartheid, la povertà non è naturale. È fatta dall'uomo e può essere superata come la schiavitù e l'apartheid, la povertà non è naturale". "E' fatta dall'uomo e può essere superata e sradicata dalle azioni degli esseri umani". 

C.S.


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