Il consiglio comunale alla fine trova la quadra sulla questione Beko. Ma non è stato facile e non sono mancate le scintille.
Passa dunque all'unanimità la mozione del sindaco, Davide Galimberti (leggi QUI), che impegna la giunta a 4 ordini di “azioni” per far sentire la voce di Varese presso il Governo nella battaglia per non smarrire per sempre un pezzo della sua storia industriale.
Se è vero però che tutte le forze politiche si sono dimostrate concordi nella preoccupazione verso la situazione, nell’affermare l’esigenza della tutela dei lavoratori di Cassinetta e dell’indotto e sulla bontà di un dibattito dedicato all’argomento, lo è altrettanto che maggioranza e opposizione non hanno trovato un punto comune su diversi aspetti.
A partire dagli emendamenti: quello presentato da Salvatore Giordano (FDI) - che ha chiesto di aggiungere l’esigenza dell’esperimento della Golden Power nel testo - è stato accettato, mentre un secco no è arrivato sull’emendamento della Lega, che invitava a «destinare quota parte dei ristorni dei frontalieri per la mitigazione delle crisi aziendali del territorio», anche per «dare concretezza all’azione del Comune in una materia in cui è palese la sua incompetenza» ha dichiarato il consigliere Stefano Angei.
Davide Galimberti prima ha motivato il no della giunta a una non convenienza temporale («aspettiamo gli sviluppi della questione») poi ha fatto emergere un’impossibilità prevista dalla legge, la quale prevedrebbe l’utilizzo di quei fondi solo per opere pubbliche.
Severi i giudizi di Matteo Bianchi ed Emanuele Monti: «Grave errore dell’amministrazione rigettare uno strumento che avrebbe potuto essere anche portato al tavolo delle trattative e che avrebbe dimostrato un’azione concreta da parte del nostro territorio» ha detto il secondo.
Discussioni e divergenze anche sulla Zes, la Zona Economica Speciale (terzo punto della mozione Galimberti) - tema discusso da anni - e sull’ultimo paragrafo, quello sulla previsione di incentivi sul prodotto frigoriferi, considerato superfluo dal Polo della Libertà (il consigliere Boldetti si è chiesto se hanno ancora senso degli incentivi in un settore come quello degli elettrodomestici) così come dalla Lega, che ha rivendicato i 100 milioni già emendati dalla manovra finanziaria su moto dell’onorevole Stefano Candiani (presente in aula stasera insieme al collega di maggioranza Andrea Pellicini) con lo stesso proposito.
E scintille c’erano già state anche all’inizio quando Barbara Bison, capogruppo della Lega, aveva stigmatizzato gli attacchi del Pd contro il Ministro Giancarlo Giorgetti nei giorni scorsi e Matteo Bianchi ha parlato di “poliziotto buono”, riferendosi a Galimberti e alla volontà di unire le forze politiche sulla situazione di Cassinetta, e di “poliziotto cattivo”, intendendo appunto il Partito Democratico.
Il consiglio comunale però è iniziato con altre voci rispetto a quelle della politica, ovvero le testimonianze dei sindacati dei lavoratori e di Confindustria Varese, invitati speciali al consesso municipale varesino.
«Come Confindustria Varese, siamo in attesa, come tutte le altre parti sociali, politiche e amministrative del territorio, di capire quali saranno i contenuti del piano industriale a cui sta lavorando Beko. Ovviamente l’auspicio è che i legittimi interessi di Beko nel dare sostenibilità alle proprie attività e al proprio riposizionamento si incrocino con quelle di un territorio da sempre espressione di elevate competenze nel settore dell’elettrodomestico. Stiamo svolgendo nel frattempo un’attenta analisi di tutta la filiera produttiva e dei servizi del comparto nella provincia e all’interno della nostra compagine associativa per essere pronti a capire, piano industriale alla mano, quali potrebbero essere impatti e conseguenze» ha detto Silvia Pagani di Confindustria.
A Nicolo Cartosio (CGIL) il compito di chiarire il contesto generale, «problematico e legato all’andamento dell’economia, nella quale il settore degli elettrodomestici è ancora più in crisi: non c’è un solo stabilimento in Italia, anche di altre aziende, che non sia interessato dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Cassinetta è il più importante di questo Paese». Dopo un excursus che ha toccato le tappe attraverso le quali si è arrivati fin qui, a partire dall’operazione Whirlpool-Indesit, Cartosio è andato al dunque: «Lo abbiamo detto ai lavoratori, che l’azienda sta cercando di dividere: se fanno fuori qualcuno è perché vogliono fare fuori tutti. La reazione di tutti gli stabilimenti italiani, però, ha fatto capire ai turchi che non siamo in Polonia dove uno stabilimento si chiude in un mese. Non possiamo essere soli, ci devono essere anche le altre componenti del tessuto sociale, perché questo tessuto sociale rischia di essere lacerato ora. Il mio approccio è realtista: Cassinetta sta in piedi sono se ci sono i volumi produttivi per sostenerlo».
«Abbiamo detto ai dirigenti turchi che hanno una responsabilità sociale, non solo economica - afferma Gennaro Aloisio (Fim dei Laghi) - L’azienda metta i dati sul tavolo, noi lavoratori ci siamo ma ci confronteremo solo su un dato di non dismissione del territorio». «Grazie del sostegno, ma la battaglia poi la dovremo fare noi. Non sarà una partita facile, perché non ci sono soluzioni facili a problemi complessi» ha aggiunto Fabio Dell’Angelo (UILM).