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Opinioni | 14 novembre 2024, 07:45

L'OPINIONE. Cassinetta, Varese, l'Italia non esistono senza l'elettrodomestico

Scongiurare un disastro sociale e produttivo che pregiudicherebbe il futuro non solo del nostro territorio è l'imperativo da seguire da qui al prossimo incontro al Ministero del 20 novembre sulla crisi Beko. La politica locale e nazionale batta un colpo, che non vuole dire scrivere post sui social, presentare interrogazioni o vergare comunicati stampa: significa trovare una soluzione. Lo dobbiamo ai lavoratori, ai nostri figli e a tutti noi

Il presidio e la manifestazione alla Beko di Cassinetta del 12 novembre

Il presidio e la manifestazione alla Beko di Cassinetta del 12 novembre

A Cassinetta siamo purtroppo abituati da anni a dover scrivere di ristrutturazioni, licenziamenti, ridimensionamenti, prepensionamenti, scioperi e manifestazioni: una volta per le crisi di mercato, un'altra per operazioni industriali come la fusione tra Whirlpool e Indesit.

Con la cessione del gruppo dalla multinazionale americana ai turchi di Arcelik e con la conseguente nascita di Beko siamo però davanti a qualcosa di decisivo: uno snodo cruciale non solo per i 2200 dipendenti dello stabilimento di Biandronno ma per il futuro produttivo e per il benessere di almeno tutta la provincia di Varese, ma diciamo pure per tutta l'Italia perché a rischio c'è pure il futuro del polo di Siena. 

Il quadro macroeconomico presentato lo scorso 7 novembre dall'azienda al tavolo ministeriale è preoccupante a dir poco: sia sulla crisi del settore dell'elettrodomestico, dovuto alla concorrenza asiatica sia per i volumi prodotti in Italia e a Cassinetta, dove su 100 pezzi potenziali da produrre se ne realizzano soltanto 40. 

La soluzione non possono essere né i licenziamenti né la chiusura degli stabilimenti o di parte di essi come la fabbrica frigoriferi di Cassinetta dove lavorano 900 persone: il "freddo" è il comparto più in sofferenza. 

Si deve tutelare in ogni modo l'occupazione ma anche la capacità produttiva del Varesotto che senza Cassinetta non può avere futuro: basti pensare al solo indotto prodotto dall'azienda, attorno alla quale gravitano circa 80 aziende della provincia di Varese e cento considerano tutto il Nord Italia.

Bisogna evitare in ogni modo la catastrofe sociale e produttiva del nostro territorio: come fare? I problemi si conoscono e si possono risolvere insieme. La politica finalmente batta un colpo. Battere un colpo non è firmare comunicati stampa, interrogazioni parlamentari o consiliari, organizzare punti stampa o fare passarelle alla portineria di Cassinetta. O scrivere accalorati post sui social, magari pure polemici, per sentirsi a posto con la propria coscienza. 

Battere un colpo è impegnarsi ai tavoli a dettare soluzioni percorribili che tengano insieme occupazione e produttività, lavoro e business. Se non serve a questo spiegateci a cosa serve la politica. Il prossimo incontro ministeriale è in programma il 20 novembre, il piano industriale non è stato ancora presentato, c'è ancora tempo: qualche spiraglio c'è, si deve trovate, la politica italiana a tutti i livelli ha il dovere di provare a trovare una strada che scongiuri quello che non vogliamo nemmeno immaginare. 

Diciamo politica italiana anche se a livello nazionale non sembra esserci tutta questa preoccupazione sulle sorti di Beko, dato che se ne parla pochissimo sui giornali nazionali e nei telegiornali. E' una battaglia da combattere senza se e senza ma. Lo dobbiamo in primis ai lavoratori a chi li ha preceduti rendendo grande questa realtà, lo dobbiamo in fondo a tutti noi. 

Non è solo questione di tradizione, di difendere e attualizzare la visione del "cumenda" Giovanni Borghi che a Comerio (persa peraltro anche quella solo qualche anno fa) fece iniziare tutto. E' questione di futuro della gente e dell'economia della provincia di Varese. Che è conosciuta come la provincia "con le ali" ma che è e deve continuare ad essere anche la provincia dell'elettrodomestico. 

Matteo Fontana

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