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Cronaca | 07 novembre 2024, 11:44

Avevano trasformato la stazione di Somma in una piazza di spaccio: quattro arresti

I carabinieri di Gallarate hanno smantellato un gruppo di pusher marocchini che gestiva lo spaccio nella zona, nascondendo gli stupefacenti nel dedalo di strade intorno alla scalo e portando avanti un fiorente "market" della droga: accertate in un mese oltre 200 cessioni di cocaina, hashish e marijuana

Avevano trasformato la stazione di Somma in una piazza di spaccio: quattro arresti

Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gallarate hanno arrestato 4 cittadini marocchini indagati per detenzione e spaccio sostante stupefacenti in concorso. La misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Busto Arsizio su analoga richiesta della Procura della Repubblica bustocca, accoglie in toto le ipotesi accusatorie emerse da un’indagine condotta dai Carabinieri del Nor della Compagnia di Gallarate con la collaborazione di quelli della Stazione di Somma Lombardo.

Lo spunto investigativo risale ad aprile del 2024, quando una gazzella del Nucleo Radiomobile ha intercettato in una delle traverse che conducono alla Stazione ferroviaria di Somma Lombardo una vera e propria postazione di spaccio occupata da un cittadino straniero, il quale alla vista dei militari è fuggito abbandonando uno zaino con all’interno una ragguardevole bottino: quasi 90 grammi di hashish ed alcune dosi di cocaina.

Sono stati avviati i primi accertamenti da cui è emerso che il fuggitivo non agiva da solo, ma faceva parte di un gruppo che permaneva nel dedalo di strade che conducono alla Stazione ferroviaria, area piena di anfratti utili per l’occultamento dello stupefacente, che il gruppo di spacciatori (5 in tutto) aveva organizzato come una vera e propria piazza di spaccio.

Gli indagati, approfittando anche della presenza di alcune attività commerciali, nei cui paraggi erano soliti stazionare confondendosi con la clientela o con i viaggiatori in transito dalla vicina Stazione ferroviaria, lavoravano con un metodo collaudato che prevedeva una suddivisione di compiti ed una diversificazione del rischio in caso di “controlli sgraditi” da parte delle forze dell’ordine.

Il monitoraggio condotto dai Carabinieri ha permesso di individuare e delineare per ognuno degli indagati ruoli e responsabilità. E così, accanto al responsabile della piazza di spaccio, che curava contatti perlopiù al telefono, intervenendo materialmente solo in taluni sporadici casi, erano costantemente presenti uno o due spacciatori che si occupavano della cessione al dettaglio. Uno di questi aveva funzioni di supervisione della cessione che veniva materialmente eseguita dal complice, il quale poi consegnava l’incasso al correo che lo tratteneva per sé oppure lo cedeva al responsabile della piazza di spaccio.

Il monitoraggio eseguito, unito ai servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha fatto emergere una florida rete di spaccio che arrivava ad effettuare oltre 200 cessioni in poco meno di un mese, garantendo il rifornimento ad assuntori di cocaina, hashish e marijuana. Per alcuni di questi si era ormai creata una vera e propria fidelizzazione che prevedeva acquisti con cadenza settimanale, bisettimanale o quindicinale ad un prezzo che variava tra i tra i 5 ed i 50 euro per dose in base al tipo di stupefacente richiesto ed alla quantità. Il meccanismo di contatto con i pusher era così collaudato che gli acquirenti difficilmente utilizzavano i telefoni per le prenotazioni, preferendo invece raggiungerli direttamente in strada, magari nei pressi di pubblici esercizi, ove almeno uno dei componenti del sodalizio era solito stazionare.

La rete degli spacciatori era anche supportata anche a livello logistico grazie ai servigi offerti da uno dei componenti, che metteva a disposizione dei correi la propria autovettura con cui li accompagnava negli spostamenti, quando questi non utilizzavano mezzi di locomozione alternativi (monopattini o biciclette), ovvero effettuava le cessioni di stupefacente direttamente o fungendo talvolta da supervisore. Il veicolo era considerato uno dei luoghi sicuri ove effettuare concludere le cessioni.

Le misure cautelari eseguite nella mattinata di ieri hanno permesso di acquisire ulteriori importanti elementi di riscontro alle ipotesi accusatorie. Nel corso delle perquisizioni condotte presso le abitazioni degli indagati, alcuni dei quali erano di fatto senza fissa dimora ed utilizzavano ricoveri di fortuna ovvero approfittavano dell’ospitalità fornita da amici o conoscenti, sono state rinvenute diverse quantità di stupefacenti (60 grammi di hashish e 76 grammi di cocaina) nonché un’ingente somma di denaro (circa 37.000 euro), sicuro provento dell’attività illecita.

I Carabinieri hanno anche individuato un’abitazione ubicata nelle vicinanze di quella di uso ad uno degli indagati al cui interno è stato rinvenuto un ingente quantitativo di denaro (più di 7.500 €) e stupefacenti (oltre mezzo chilo cocaina e circa un chilo di hashish) nonché diversi oggetti di provenienza furtiva (una dozzina di biciclette e 3 monopattini elettrici) su cui sono in corso accertamenti per risalire ai legittimi proprietari.

Tre degli arrestati sono stati condotti in carcere a Busto Arsizio, mentre il quarto è stato condotto agli arresti domiciliari. Nei prossimi giorni dovranno comparire davanti al Gip per gli interrogatori di convalida.

Redazione

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