Inadeguati. Dal punto di vista tecnico innanzitutto, perché su un parquet la prima cosa da dimostrare è saper reggere il confronto nel gioco.
Ma quale confronto? Oggi Trieste è parsa i Lakers dello Showtime, divertente e divertita contro un'avversaria di alta B nazionale... Non c’è difesa e non c’è possibilità di reggere a rimbalzo, ma questo lo sapevamo. La cattiva nuova del PalaTrieste è stata l’attacco: la debacle - contro una squadra che è tutto tranne che una compagine di mastini in retroguardia (poi i vari Brown, Brooks e compagnia cantante sanno anche difendere, quando vogliono…) - ci ha consegnato una manovra di una sterilità al limite dell’imbarazzo, un’imprecisione immanente sia da sotto che da fuori, la mancanza di regia, una messe di palle perse che hanno plastificato il concetto di confusione, lo scollamento tra gli uomini, l’incapacità di trovare un qualsivoglia vantaggio dai movimenti, dai passaggi, da ogni traccia seguita.
La prestazione offensiva peggiore degli ultimi tre campionati.
Inadeguati. Dal punto di vista mentale, pure: e questo è ancora più grave. Librizzi e compagni sono stati spazzati via dal campo in tre minuti, sono stati scherzati dagli avversari con passaggi dietro la schiena e sotto le gambe, hanno subito la goleada senza colpo ferire, sono apparsi inermi, depressi, sopraffatti dentro, spenti di un buio profondo, forse inguaribile.
«Coach, una parola che può definire la nostra gara? Vergogna». Lo ha detto Herman Mandole, poco fa, nella conferenza stampa post-gara. E non ci sarebbe nulla di altro da aggiungere. Se non che forse, ad ammettere la cruda ma semplice verità, e a spiegarla, soprattutto, dovrebbero essere prima altri.
Perché la sconfitta contro la Trieste di Ross, Brown (Markel), Reyes e Arcieri suona ancora più crudele delle altre nel sottolineare un concetto che in questi anni si è perso pericolosamente per strada nella Varese del basket. Il seguente: molto più dell’idea, a contare sono gli uomini.
La Pallacanestro Varese dell’era Scola, finora, ha invece dimostrato di credere all’esatto contrario.
E i risultati - sempre più disastrosi - si stanno vedendo...