/ Varese dalla vetrina

In Breve

venerdì 01 novembre
martedì 15 ottobre
domenica 29 settembre
sabato 10 agosto
mercoledì 31 luglio
martedì 23 luglio
domenica 14 luglio
lunedì 08 luglio
sabato 22 giugno
lunedì 17 giugno

Varese dalla vetrina | 01 novembre 2024, 14:30

VARESE DALLA VETRINA/32. Dalla Monghidoro di Gianni Morandi a Varese: la leggendaria storia del "Bologna". «Qui esaltiamo il sapore vero dell'umanità»

Cesare Lorenzini è il titolare di un ristorante che sembra "galleggiare" nel tempo, tra cimeli, sapori genuini, storie e volti che hanno fatto la storia degli ultimi 70 anni della città: «Il cuore e l'accoglienza sono quelli della nostra terra e del paese natale della mia famiglia e del cantante, che quando arriva qui si sente a casa». Su Varese: «Deve aprirsi di più ai turisti stranieri, ci fanno fare un salto di qualità». Il locale è anche un "tempio" culinario per i giganti dello sport: «Ai nostri tavoli si ritrova ancora la Grande Ignis, così come le leggende dell'hockey scudettato. Lo spirito è lo stesso di allora, l'amicizia è il segreto del successo». Da Pantani e Ballan, da Pozzetto a Gerry Scotti: gli aneddoti e gli ospiti di un locale unico

Cesare Lorenzini tra i tavoli del leggendario "Bologna"

Cesare Lorenzini tra i tavoli del leggendario "Bologna"

C'è un sottile filo rosso che unisce Monghidoro, il paese di Gianni Morandi, e Varese. A tesserlo, con la maestria fatta di amore per la buona tavola e spirito di ospitalità, è Cesare Lorenzini, titolare del ristorante Bologna, locale nel cuore del centro della Città Giardino.

Una storia, quella di questo angolo di Emilia nel Varesotto che ha visto passare tra i suoi tavoli storie e volti degli ultimi 70 anni, iniziata il 2 giugno del 1952, quando nonno Giuseppe e nonna Ersilia, spinti dal desiderio di cambiare vita e dai tempi duri, arrivarono a Varese per aprire una trattoria che portasse in città i sapori genuini di una terra sincera. Dovevano rimanerci quattro anni, ma la storia racconta che non andò così.

«Varese ci accolse a braccia aperte - ci racconta Cesare da dietro il bancone - a questa città dobbiamo tutto. Da allora il tempo è passato, ma in questo locale sono rimasti il cuore e l'accoglienza degli inizi, quelli dei miei nonni e dei miei genitori Adelmo e Fernanda. E per il futuro spero che mio figlio Andrea ne raccolga il testimone».

Una storia di famiglia, dunque. Ed è proprio il senso di famiglia, di amicizia, che si respira tra i tavoli: entrare al Bologna è come fare un salto nel tempo e nello spazio: ci si ritrova tra mille cimeli, arredi caldi e sapori genuini. «Della mia terra qui metto anima e senso di ospitalità - continua Cesare - E naturalmente i piatti tipici, come i ricchi antipasti con i salumi emiliani e i primi piatti».

Piatti che da generazione fanno gola ai varesini e ultimamente sempre di più anche da chi in città arriva da fuori: «Noto che Varese ha vissuto negli ultimi anni una forte crescita di presenza di visitatori stranieri, in particolare in occasione dei grandi eventi sportivi, soprattutto il ciclismo, mia grande passione - spiega Cesare - Penso che  sia una grande opportunità, che va cavalcata fino in fondo: credo molto in questa città, ha un potenziale incredibile. E dato che sono ottimista spero che ci credano tutti, perché a chi arriva da fuori Varese piace. I turisti stranieri ci hanno fatto fare il salto di qualità: loro apprezzano la genuinità di un posto come il Bologna, amano il concetto di "trattoria", si lasciano consigliare alla scoperta di piatti e prodotti. Gli italiani? Oggi si lasciano consigliare un po' meno rispetto a un tempo, anzi a volte si sentono masterchef e sono loro a dare consigli a noi» dice sorridendo. Su questo le idee sono chiare: «Varese deve essere più aperta all'accoglienza dei turisti stranieri, oltre all'indotto portano anche il sorriso e la voglia di stare insieme».

Il legame con la terra di famiglia è ancora forte, nonostante Cesare sia varesino a tutti gli effetti. Lo è nello spirito, nei sapori e nei volti. Anche di quelli famosi. Come Gianni Morandi, a cui il nome di Monghidoro è legato indissolubilmente. E viceversa, tanto che il cantante in passato ha scelto più volte il Bologna per tornare a casa anche quando è lontano da casa.

«Gianni Morandi è stato qui da noi più di una volta dopo i concerti - continua Cesare - lo ha fatto perché ci conosce, sa che siamo suoi compaesani. I miei genitori sono cresciuti con lui. Monghidoro è un paese piccolo, ci si conosce tutti. Io ci torno ogni estate - ormai noi siamo "quelli di Varese" - e dato che amo correre capita di passare davanti alla villa di Gianni. Lui è molto alla mano e se ti vede si ferma, spesso corre anche lui visto che è un maratoneta, per salutare e fare due chiacchiere».

Persone autentiche, persone genuine: «E poi c'è Gerry Scotti - continua - anche lui nostro cliente. Indimenticabili alcune sue battute, come quella scritta sulla dedica: "Ma che Varese... siamo a Bologna!". A volte arrivava tre quarti d'ora prima, si faceva portare il nostro antipasto, lo divorava e, poi, quando si sedevano i suoi ospiti allargava le braccia dicendo: "Stasera niente antipasto, sono a dieta"».

Ma non sono i soli vip che hanno varcato la porta del Bologna. Se non mancano i nomi dello spettacolo - tutti rigorosamente immortalati in fotografie poi affisse alle pareti del locale - come Pozzetto e Guccini, Gina Lollobrigida, le sorelle Kessler, il regista Wim Wenders o Michael Schumacher, tantissimi sono i volti dello sport: dal basket al ciclismo, passando per l'hockey con pochissime eccezioni per il calcio (Paolo e Rudy Vanoli, Ricky e Sean Sogliano).

Lo testimoniano le maglie esposte, con tanto di autografo. Spiccano quelle di Marco Pantani del Giro d'Italia 2001, ma anche di Vincenzo Nibali, Filippo Ganna e di Alessandro Ballan vincitore iridato proprio a Varese («Venne qui con una sua maglietta autografata che doveva consegnare a qualcuno, ma dopo il pranzo si avvicinò e mi disse: "La voglio dare a te"» racconta Cesare).

Il Bologna, però, è per tutti la vera Hall of Fame del basket varesino: «A questi tavoli si respira ancora oggi il segreto dei trionfi della Grande Ignis. Quando Dino Meneghin, Marino Zanatta e proprio settimana scorsa Bob Morse si ritrovano qui sembra di essere sul set di "Amici Miei". Non mancano scherzi e battute come se il tempo non fosse mai passato, e quando escono li devo spogliare perché proprio come allora si riempiono le tasche di posate e bicchieri per lo spirito goliardico di sempre. Erano e sono soprattutto amici che si divertano a stare insieme ed è questo che rendeva imbattibile quella squadra».

Il cuore di Cesare batte anche per l'hockey: «Sono un ex giocatore: ho iniziato a pattinare alla Giazzera di Masnago e poi ho vestito la maglia degli "Orsi". Da me entravano ed entrano ancora i miti dei Mastini come Jim Corsi o, come accaduto qualche settimana fa, Maurizio Catenacci, leggendario attaccante degli scudetti della Kronenbourg. Come per il basket il segreto del successo è questo: sedere insieme al tavolo come un gruppo di amici. E anche i varesini che giocano oggi nei Mastini hanno questo spirito». 

Andrea Confalonieri - Bruno Melazzini

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore