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Cultura | 01 novembre 2024, 13:18

Il Salotto dell’Ottocento, un tuffo nella Belle époque

La mostra a Villa San Martino di Barasso, voluta dal Comune e dal Comitato “Barasso in Arte”, resterà aperta fino a domenica compresa

Il Salotto dell’Ottocento, un tuffo nella Belle époque

Il “Salotto dell’Ottocento” ha le fattezze e il volto di Léontine Gruvelle coperto da una impalpabile veletta, la mano sinistra guantata che stringe un mazzolino di crisantemi bianchi, retaggio della moda giapponese cara alla Belle époque. Lei è la moglie amatissima di Giuseppe De Nittis, sua modella prediletta e musa ispiratrice, e il quadro che la raffigura è stato scelto come simbolo della mostra in atto a Villa San Martino di Barasso, voluta dal comune e dal Comitato “Barasso in Arte” in collaborazione con Mets Percorsi d’arte e il sostegno di Clinica Isber e Savinelli Pipe e di altri partner, tra cui Regione Lombardia (fino al 3 novembre. Orari: venerdì, 14,30 – 18 e 20 -22; sabato e domenica orario continuato dalle 10 alle 18. Ingresso 8 euro. Info: barassoinarte@comune.barasso.va.it, oppure tel. 0332 743386). 

Ma De Nittis, parigino di Puglia, scomparso a soli 38 anni, non è il solo grande nome della mostra “Il salotto dell’Ottocento”, con lui ci sono Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi, gli scapigliati Daniele Ranzoni e Tranquillo Cremona, Ettore Tito e Giacomo Favretto, Achille Formis Befani, Alberto Pasini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Carlo Fornara, Plinio Nomellini, Mario Puccini, Angelo Morbelli padre del “nostro” Alfredo, fotografo in Varese con studio in piazza XX Settembre, Mosè Bianchi e Domenico Induno, un florilegio di meraviglie incastonate in una villa Déco, progettata alla fine degli Anni Trenta dall’architetto Tommaso Buzzi per la famiglia milanese Necchi Campiglio, e oggi di proprietà di Alberto Soldati.

«Dopo il successo della mostra su Carlo Metelerkamp, barassese d’adozione, allestita lo scorso anno per il trentennale della scomparsa dell’artista, abbiamo pensato di continuare la tradizione espositiva, anche grazie all’apporto del Comitato “Barasso in Arte”, con una mostra importante e opere che raramente si vedono dalle nostre parti. I quadri arrivano tutti da collezioni private e non è stato semplice averli, e rappresentano a perfezione il periodo storico che abbiamo voluto ricreare, quello dei salotti eleganti della Belle époque. In due settimane di mostra abbiamo avuto oltre 6mila visitatori, che sono arrivati da Trieste, da Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna», spiega il giovane sindaco di Barasso, Lorenzo Di Renzo Scolari.

Molte sono le visite guidate, grazie all’aiuto di 70 studenti dei licei scientifico e artistico e dell’Istituto “Daverio” di Varese, che a turno mettono in pratica ciò che imparano in classe, descrivendo ai visitatori, spesso scolaresche o anziani delle case di riposo, i quadri e il contesto storico. La mostra conta anche su un catalogo con interventi di Paolo Tacchini, presidente di Mets Percorsi d’arte, di Alberto Soldati, Alessandro Piatti, e di Laura Facchin e Massimiliano Ferrario dell’Università degli Studi dell’Insubria.

Il salotto ricostruito a Villa San Martino è quello delle romanze di Francesco Paolo Tosti e del giovane Puccini, pianista accompagnatore in casa di Marco Sala e Giulio Ricordi, del rosolio e delle poesie di d’Annunzio, un luogo in cui parlare di arte e musica ma anche di politica e sentimenti, con i proprietari quasi sempre collezionisti di quadri e sculture. Accanto ai due splendidi Boldini, il ritratto di Emiliana Concha De Ossa e della contessa di Gunzbourg, e a quello di Léontine, la pittura “sociale” di Domenico Induno, le donne scapigliate di Ranzoni e Cremona, il paesaggio di Mosé Bianchi e uno straordinario quadro, intitolato “La sera”, di Plinio Nomellini, amico della bohème pucciniana di Torre del Lago, sui toni dell’azzurro e del violetto. Degni di nota poi “L’ombrellino rosso” di Achille Formis Befani, con le barche che si fanno cullare dal Ticino a Sesto Calende, e un piccolo ma notevolissimo Pellizza da Volpedo, “Biancheria al sole”, un olio su cartone con la luce che vibra tra i panni stesi grazie alla magia di pochi colpi di pennello.

Mario Chiodetti

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