Ezio Macchi ha messo la sua passione per la fotografia al servizio del Varese e di tutti i suoi tifosi. Non c’è supporter, giocatore, dirigente, allenatore che non sia stato immortalato dal suo magico obiettivo, sia in trasferta, su tutti i campi, dalla serie B alla terza categoria, che al Franco Ossola.
A VareseNoi apre il suo “album” dei ricordi, nel quale sono custoditi l’anima e i segreti del Varese Calcio.
Come nasce e quando nasce “Ezio Foto-Varese Calcio”?
Ho cominciato ad andare al Franco Ossola in curva con il Club Gazzada, ma capitava spesso che lo zio Carlo mi portasse anche in trasferta con l’indimenticabile Diego Cendaroni. Poi ho ricevuto la macchina fotografica, regalata dallo zio credo in occasione della prima comunione, e mi sono appassionato subito. Negli anni la passione è sempre di più aumentata e così ho fotografato momenti legati al calcio biancorosso, ma anche altri aspetti legati a particolari istanti che in quel momento osservavo e che mi creavano emozione. Forse la professione che ho svolto per tanti anni lavorando in tipografia, con la mansione di impaginatore grafico compositore manuale, mi ha dato maggior vigore nel proseguire questa tendenza amatoriale del fotografare.
Perché proprio lo zio ti ha portato allo stadio?
Era un fiorista ed era uno sponsor del Varese: forniva tutti gli omaggi floreali che una volta si usavano come scambio tra le due squadre prima dell’inizio della partita. Inoltre arredava con i fiori le cerimonie, le tavolate della feste e i ricevimenti allo storico ristorante Bel Sit di Comerio.
Le foto che ti hanno commosso di più?
Difficile dirlo, sicuramente mi sono commosso nel fotografare quei momenti in cui il Varese ha raggiunto degli obiettivi ambizioni spesso soffrendo.
Le foto dei momenti più deludenti, quelli da dimenticare?
Sicuramente le foto delle retrocessioni e dei vari fallimenti, oltre al periodo più brutto, quello di Viggiù, il punto più basso mai toccato.
Di quali giocatori, dirigenti e allenatori sei diventato più amico?
Di tanti. Avevo e ho i miei idoli nella testa, ma rimangono in me.
I tuoi ricordi a bordo campo?
Con tutti i mister ho sempre avuto un buonissimo rapporto. Con alcuni siamo anche diventati amici. Cercavo di plasmarmi alle loro caratteristiche caratteriali e di non essere mai invadente. Maran, per esempio, era molto ermetico, ma bastava un suo sguardo per capire le sue intenzioni, mentre Sannino aveva un modo di comunicare eclettico, caratteristica del suo carattere.
Una loro frase che ti ha fatto emozionare?
Sono diverse, ma le tengo per me, con i miei idoli.
Un tuo parere su mister Floris.
Per quel poco che l’ho conosciuto mi è sembrato competente, serio, preparato. A mio avviso farà una buona carriera, come altri passati dal Franco Ossola.
Da tifoso del Varese cosa manca per essere lassù a giocarsi la promozione?
Quest’anno la squadra la vedo ben impostata e compatta. Ci sarà da giocarsela fino alla fine, perché è un campionato duro, però sono speranzoso.
Sul pubblico che viene a vedere le partite cosa dici?
Una squadra che fa buoni risultati fa tornare il pubblico allo stadio. Credo che nella seconda parte del campionato la tribuna sarà al completo. Questa partecipazione è essenziale per i giocatori che scendono in campo, perché sentono i tifosi vicini ed è importante. Poi penso che gli amministratori locali debbano appoggiare il calcio perché per Varese, che ha una tradizione storica, avere una squadra che milita in una categoria come la serie B darebbe prestigio alla città.
Cosa ha rappresentato Silvio Papini per il Varese secondo te?
Solo dicendo Papo dici Varese.