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Territorio | 29 ottobre 2024, 17:28

Quell'intervista con Cesare Gussoni, parlando di arbitri e costumi italiani al ristorante

Un incontro memorabile con lo storico capo degli arbitri, così autorevole e così alla mano. Via dall'ufficio perché il telefono suonava in continuazione per le lamentele dei presidenti delle società di calcio

Cesare Gussoni - dal sito della Figc

Cesare Gussoni - dal sito della Figc

Quando il compianto presidente del Panathlon Club La Malpensa, Sergio Allegrini mi propose se ero interessato ad un'intervista a Cesare Gussoni (scomparso ieri a 90 anni, LEGGI QUI), tornato capo degli arbitri dopo lo scandalo di Calciopoli, non mi lasciai scappare la grande occasione. Intervistare un pezzo grosso di calcio e quando mai ti passa davanti un treno di lusso come questo. L'appuntamento era a Garbagnate Milanese presso l'azienda di Gussoni lunedì 5 marzo 2007 e l'intervista uscì il giovedì successivo.

Ancora preso dall'emozione, mi venne incontro un uomo di alta statura e con un passo quasi militaresco, mi disse “piacere Cesare Gussoni”. La postura era di una persona autorevole che incuteva rispetto, ma i suoi modi erano di una persona che emanava immediata empatia. Da subito percepii i suoi modi diretti, limpidi. Mi sentiii a mio agio. Ricopriva un'alta carica sportiva, ma non fungeva da diaframma. Non mi ricevette in un mega studio con lui da una parte e lui dall'altra della scrivania. Tutt'altro. “Andiamo al ristorante - si affrettò a dire - perché lì si parla meglio”, oltre a scusarsi per una leggera attesa “perché il lunedì mattina il mio telefono suona in continuazione e lei sa il perché anche se cerco di delegare questo compito a Collina (ndr all'epoca disegnatore arbitrale)”. Le telefonate erano dei presidenti delle società di calcio che si lamentavano dell'arbitraggio della domenica.

Fu una lunga chiaccherata a cominciare da Calciopoli “c'è stata un'involontaria sudditanza degli arbitri”. Alla provocazione di chiamare direttori di gara stranieri “domenica c'è Palermo-Fiorentina? La farei arbitrare ad un brasiliano. Ma ha notato che in Europa le squadre italiane non protestano quando subiscono un torto?”.

Mi permisi di far presente che, in serie C, la qualità arbitrale non era proprio elevata. Gli raccontai che il  giorno precedente la Pro Patria aveva giocato in casa con la Lucchese ed aveva vinto per due a zero con reti di Temelin e Marino, ma la gestione  della partita da parte dell'arbitro era stata molto insufficiente. Volle sapere il nome e, tempo zero, fece una chiamata.. “Pierluigi (Collina ndr) cosa mi dici di...?”. Chiuse la chiamata e con voce rassicurante mi disse “Tranquillo a fine anno smette”.

Ancora grazie Cesare.

Giovanni Toia


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