Prima di applaudire i Mastini stasera, sempre che lo faremo, applaudiamo Nicola Soppelsa in una delle scene più belle mai viste al palaghiaccio: il numero 5, capitano alleghese, a fine gara per prima cosa, ancor prima di celebrare una vittoria meritata ed esaltante, si è precipitato fuori dal ghiaccio per cercare e abbracciare la bambina colpita alla spalla destra dal suo disco lanciato oltre le balaustre nel momento decisivo della gara. Uomo e capitano vero, Soppelsa ha regalato la sua stecca - e anche un pezzetto del suo enorme cuore - alla piccola tifosa del Varese, ma in fondo a tutti noi che crediamo esista qualcosa oltre le partite, le vittorie e le sconfitte, e poco importa che, beccando la penalità per quel gesto avesse lasciato i suoi in 3 contro 5 nel momento cruciale, con il Varese sull'1-1 in vista della sirena finale: il suo slancio vale il prezzo del biglietto e di un'umanità che non si compra al mercato.
La coperta è corta, anzi cortissima ai Mastini e di sicuro il pubblico giallonero, così come i giocatori in pista, non merita di essere qui a soffrire in questo modo, rischiando di vedersi portare via il sogno sorto due anni fa. Pieni di penalità, assenze (anche Franchini e Vanetti oltre a Michael Mazzacane e Fornasetti) e con quell'incapacità angosciante in superiorità numerica (20 minuti senza lo straccio di un gol: cosa avremmo detto a Czarnecki?) e addirittura in doppia superiorità (quasi 5 minuti, 0 reti e poche occasioni). Eppure l'autorità, o l'autoritarismo, finora non sono mancati sulla panchina giallonera, dove coach Glavic ha imposto maratone di fatica in palestra e sul ghiaccio, cambi storici di linee e un metodo di lavoro da categoria superiore con giocatori-lavoratori a cui, secondo il nostro modesto parere, s'attaglia invece una semplicità, una familiarità, un ascolto, una flessibilità e una "libertà" che finora ci aveva portato prima a vincere tutto e, poi, quasi a rivincere il campionato. Ma, soprattutto, ci aveva regalato qualcosa in più: la vicinanza, quasi la simbiosi squadra-gente. Non siamo al Pentagono, ma ai Mastini di Varese che sono diventati famosi per quella complicità, quella bonarietà, quella capacità di fare famiglia con i tifosi dopo le partite, perfino bevendosi tre birre invece di due. Ci perdoni Glavic se facciamo parlare il nostro cuore e il nostro tarlo che, sotto sotto, scava e pensa che se le cose così non vanno, bisogna cambiare registro. A partire dall'alto, perché è lì che bisogna andare a chiedere conto. Con più gesti come quelli di Soppelsa e meno ordini impartiti a un gruppo - e nel gruppo ci siamo tutti, perfino noi - che faceva dell'accordo, dell'intese e dell'affiatamento, prima che dell'iper professionismo sempre agli eccessi, la sua unicità.
Siamo inequivocabilmente di fronte a una roster troppo corto - anche per via degli infortuni, sempre da mettere in conto quando i Mastini storici, Franchini compreso, ogni anno hanno un anno in più - dove urge l'arrivo di almeno un ucraino, se non due, e dove la difesa imbarca acqua da inizio campionato (senza Perla, regolarmente migliore in pista, non saremmo neppure dove ci troviamo ora, cioè ancora a un tiro di schioppo dal quarto posto e cioè dalle final four di Coppa), là dove mancano Bertin, ma anche Piccinelli e perfino Vignoli, se non Naslund (Makinen è un giocatore con attitudini diverse che, va detto, gli s'avvicina come rendimento totale).
Il Varese è parso poco intenso e reattivo, spesso senza elettricità e velocità a parte l'assedio finale dopo l'1-1 miracoloso e insperato di Marcello Borghi in penalty killing al 49', quando ha approfittato di un errore del portiere Scola per insaccare, un assedio comunque rovinato dall'ennesima doppia superiorità senza esito sul tramonto della quale gli agordini sono scappati in contropiede con l'uomo in meno per segnare il raddoppio letale di Makela a 3 minuti dalla fine.
Capitolo arbitri: ne abbiamo viste di tutti i colori per stare zitti. Fabio Lottaroli e Simone Soraperra hanno sorvolato su netti falli e punito con la mannaia, soprattutto in casa giallonera, situazioni criptiche su cui nemmeno posare l'attenzione, vedasi i 4 minuti per bastone alto affibbiati a Piroso nel terzo periodo (si dice che ci fosse anche sangue in pista: anche fosse, il metro delle penalità non quadra, poco prima c'era stato un netto fallo su Pietro Borghi non rilevato) o il fallo di interferenza di Tilaro nel primo tempo (come vedere una mosca in un nido di aquile). C'è Fisgtv all'uopo: Lottaroli può rivedersi ciò che è stato, noi preferiamo dimenticarlo in fretta.
Secondo tempo di enormi improperi - davanti alla porta dell'Alleghe sembra esserci un invisibile vetro che ferma anche i dischi destinati in fondo alla gabbia - e di penalità fiume tirate per i capelli: i veneti ci sguazzano, i gialloneri ci annegano. In 5 contro 3 i Mastini non segnano mai, le Civette sì e qui sta tutta la differenza del mondo dell'1-0: pur con il solito Perla spaziale, nella lunghissima doppia inferiorità il Varese becca il gol dell'ucraino Aleksandrov, mentre in quella a favore non riesce a passare. Tutto qui? Sì, purtroppo sì.
Nel primo tempo il Varese è bravo "solo" a soffrire - 6 minuti con l'uomo in meno (ridicola la penalità affibbiata a Tilaro per interferenza) con il solito muro Perla invalicabile - e meriterebbe perfino il vantaggio ma, un po' la doppia superiorità per oltre un minuto non sfruttata, un po' i tiri finiti fuori per un nulla (Raimondi e Borghi dopo un'azione bellissima) castrano venti minuti tattici, pazienti e di attesa.
Poi l'amaro finale per i gialloneri, che comunque non riusciamo a non applaudire, già ko con Dobbiaco e Valpellice (non era mai successo) e ora anche con l'Alleghe. Se dobbiamo prepararci a soffrire, ditecelo. O correte ai ripari.
Varese-Alleghe 1-2 (0-0, 0-1, 1-1)
Reti: 28’17” Aleksandrov (Moberg) in doppia sup. 0-1; 49'12" Marcello Borghi in inf. 1-1, 57'02" Makela in inf. 1-2
Varese: Perla (Filippo Matonti); Makinen, Crivellari, Ghiglione, Kuronen, Raimondi; Schina, Fanelli, Perino, Marcello Borghi, Piroso; Marco Matonti, Erik Mazzacane, Allevato, Pietro Borghi, Tilaro. Coach: Gaber Glavic
Alleghe: Scola (De Nardin); Aleksandrov, Nicola Soppelsa, Francesco Soppelsa, Makela, Moberg; Ganz, Shamardin, Fontanive, De Val, Martini; Costantin, Vallazza, Manfroi, Caldart, Podolskiy; Da Tos, Angoletta. Coach: Vesa Surenkin
Arbitri: Fabio Lottaroli, Simone Soraperra (Giorgio Brenna, Nicolò Alberti)
Note - Tiri Va 37, Al 31. Penalità Va 18', Al 20'. Spettatori: 725.
Decima giornata
Fassa-Aosta 4-5, Varese-Alleghe 1-2, Appiano-Bressanone 3-1, Caldaro-Feltre 10-5, Dobbiaco-Como 4-2, Valpellice-Fiemme 7-3. Riposo: Pergine.
Classifica
Caldaro* 27. Feltre, Aosta 22. Pergine*, Valpellice* 17. Appiano* 15. Varese* 14. Dobbiaco* 13. Alleghe** 12. Fassa* 9. Fiemme* 5. Bressanone* 4. Como* 0. *una gara in meno **due in meno
Undicesima giornata
Venerdì 1° novembre: Caldaro-Valpellice (18), Varese-Pergine (18.45), Como-Appiano (18.45), Aosta-Fiemme (20), Feltre-Dobbiaco (20.30), Alleghe-Bressanone (20.30). Riposo: Fassa
Dodicesima giornata
Domenica 3 novembre: Dobbiaco-Valpellice (18), Appiano-Varese (18), Bressanone-Aosta (18), Fiemme-Alleghe (18.30), Como-Fassa (18.45), Pergine-Caldaro (18.45). Riposo: Feltre