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Varese | 24 ottobre 2024, 13:47

Cinquecento persone in Basilica per il Requiem di Mozart: si apre così la Stagione Musicale Comunale

Solisti, orchestra e coro dell’Accademia Teatro alla Scala hanno allietato la prima serata. Direzione artistica di Fabio Sartorelli, a dirigere ieri sera è stato il maestro Diego Fasolis, che ha anche generosamente concesso il bis dopo essere stato omaggiato con applausi interminabili

Il maestro Diego Fasolis

Il maestro Diego Fasolis

Una pioggerella sottile e una lunga fila nera dal portone di San Vittore fino al portico dell’Arco Mera, il pubblico della Stagione Musicale Comunale attende di entrare in Basilica, composto e ordinato in stile british, perché la serata si annuncia unica, con il Requiem di Mozart in una versione mai ascoltata, grazie al lavoro di ricerca del maestro Diego Fasolis, che di lì a poco lo dirigerà. Cinquecento persone, pienone, a testimoniare la bontà delle scelte musicali del direttore artistico Fabio Sartorelli, che per questo primo concerto ha invitato solisti, orchestra e coro dell’Accademia Teatro alla Scala e un direttore del calibro di Fasolis, anche grande organista, notissimo soprattutto per la sua dedizione al repertorio barocco.

«Mozart era conscio della bellezza di quei brani, tanto che era indeciso su come utilizzarli, visto che cambiò le parole dei due cori principali della cantata in lingua tedesca Thamos, re d’Egitto sostituendole con testi in latino. Ritengo siano perfetti al posto del Sanctus e dell’Agnus Dei del Requiem mozartiano, che, come è noto, furono composti dall’allievo Franz Xaver Süssmayr e in realtà sono un po’ scolastici», ci dice Diego Fasolis, intercettato al suo arrivo mentre scende dalla macchina all’entrata posteriore di San Vittore.

Si va a incominciare, con la chiesa gremita e il pubblico in trepidante attesa. Fasolis chiede di spegnere il cellulare, «il nostro nemico in tasca, che ci controlla, spingendoci ad acquistare cose inutili», e poi attacca la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550, la più nota di Mozart, e i tempi serrati raccontano la dimestichezza del direttore con Bach e Vivaldi, ma l’orchestra risponde a meraviglia, con un eccellente equilibrio tra le sezioni e un suono robusto e tornito, il lavoro di concertazione è stato minuzioso e i giovani dell’Accademia suonano in scioltezza le pagine di un capolavoro senza tempo.

Ma cresce l’attesa per il Requiem, opera ammantata di mistero, per la tonalità in re minore che Mozart associava all’immagine della morte e per l’oscuro committente, in realtà il conte Walsegg, che spacciava per proprie le musiche altrui e volle una messa di morto per onorare la scomparsa della giovane moglie. Fasolis ottiene qualsiasi effetto dall’orchestra e dal coro, molto ben preparato da Salvo Sgrò, e dai solisti - il soprano Maria Martin Campos, il tenore Pierluigi D’Aloia, il mezzosoprano Dilan Saka - su cui spicca il giovane baritono cinese Chao Liu, eccellente anche nella dizione latina.

Il tono cupo del Requiem, che prevede un’orchestra spoglia senza flauti, oboi e corni, è di colpo illuminato quando Fasolis cambia la partitura sul leggio e si prepara a far ascoltare gli inserti mozartiani sul lavoro di Süssmayr. Il Sanctus si apre quasi come una sinfonia, il carattere è più luminoso, quasi trionfale, il Benedictus accetta la voce dei flauti con il soprano che scopre accenti virtuosistici prima di un Hosanna davvero celeste, impeccabilmente eseguito da coro e orchestra. Con l’Agnus Dei e il canto del baritono, ritorna in parte il tono umbratile della prima parte, ma c’è tempo, sulle parole «dona eis requiem», per una riflessione sospesa nel tempo e nello spazio, regalata dal soprano e dai flauti.

Applausi interminabili e meritatissimi per l’inaugurazione di una stagione che si prospetta straordinaria per la qualità degli interpreti e la scelta dei programmi, bis concesso con generosità, e quando si tratta di Mozart ecco un altro capolavoro, l’Ave Verum, cesellato da Fasolis con coro e orchestra quasi in trance e portatori di un grande respiro di pace.

Mario Chiodetti

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