Alla vigilia c’erano l’entusiasmo per un appuntamento inedito. Dopo la serata andata in scena al “Dieci- Arte cibo musica” prevale l’emozione, incontenibile anche a distanza, per come sono andate le cose. La “cena sospesa” organizzata da “Mai paura” Odv con “La valle di Ezechiele” e “Sos stazione” (vedi QUI), ha fatto sedere a tavola oltre 50 persone sostenute dalle associazioni, con quasi 40 volontari a servire. Barriere saltate. Uno tsunami, lo definisce senza esitazione Emy Bossi, presidente di “Mai paura”.
«La cosa un po' sconcertante – afferma – è che i commensali (soprattutto senza fissa dimora e persone coinvolte nell’esperienza carcere Ndr) ci hanno ringraziato. Quelli grati, invece, eravamo noi organizzatori. C’erano persone della “Busto bene” impegnate per i senzatetto, accanto a loro. Ho visto volontari temprati da tante esperienze prendersi una pausa perché commossi. Non succede tutti i giorni».
Il merito di una serata riuscita anche oltre le attese è, per Emy Bossi, frutto di un lavoro di squadra: «Devo ricordare chi ci ha ospitato, Enzo Giuliano del “Dieci”, e l’impegno del nostro Fabio Longhin, con Pasticceria Chiara. Emilio Lonati e Maria Sorbi di Sos Stazione hanno portato profondità e delicatezza. Don David Maria Riboldi, de “La valle di Ezechiele”, ha sviluppato una bella riflessione su un “noi” inclusivo, che non si contrapponga a un “voi”. Naturalmente ringrazio chi ha offerto il suo contributo (i posti a tavola erano donati con “gettoni” a partire da 50 euro, Ndr) e i volontari, tanti e motivati».
Il pensiero, però, torna a quei commensali (non ci sono foto ai tavoli per salvaguardarne la privacy) per i quali sedersi in un luogo accogliente, gustare un menu, essere serviti è un’esperienza più unica che rara. «Non posso dimenticare – ripercorre la presidente - chi ci ha confidato: così ci fate dimenticare un po’ di tristezza. O l’uomo che ha scritto delle frasi, dei pensieri per i volontari. O ancora chi ha condiviso, in un’atmosfera intima anche se eravamo in 90 o quasi, le sue difficoltà. Il giovane, per esempio, che ha raccontato di vivere per strada da quando era un ragazzino, in età da scuola media».
Vite difficili, costellate di errori e sfortune, problemi pesanti come montagne. «Non è certo una cena che risolve certe situazioni – conclude la presidente di “Mai paura” – non dimentichiamoci che, una volta conclusa la serata, c’è chi è tornato a dormire in ospedale, in aeroporto, in stazione. Però qualcosa possiamo ancora farla, ce lo siamo detto: non finisce qui».