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Basket | 19 ottobre 2024, 23:46

La sconfitta della presunzione, degli errori estivi e della realtà

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Quando nemmeno un cuore smisurato basta, quando i giocatori in campo e gli allenatori in panchina danno inutilmente tutto quello che hanno, i nodi vengono ancora più al pettine in un’ennesima conferma cruda e crudele. E oggi se ne è evidenziato uno in più… Brown sente l’odore del sangue e tira fuori una prestazione elettrizzante, poi guardi i rimbalzi… A questo punto basterà la paura di finire giù dove non batte il sole?

Luis Scola e Toto Bulgheroni a Masnago (foto di Fabio Averna)

Luis Scola e Toto Bulgheroni a Masnago (foto di Fabio Averna)

Macchina fotocopiatrice in azione. Ma stavolta fa più male, per due ragioni. 

La prima: difficile chiedere di più a questa squadra. Nemo ad impossibilia tenetur, dicevano i latini (Nessuno è tenuto all’impossibile. Traduzione disponibile anche in spagnolo e in inglese, all’occorrenza…).

La seconda: è stata la cruda, crudele, inequivocabile, ennesima conferma degli errori commessi dalla dirigenza (da Luis Scola in giù) in sede di costruzione estiva della squadra. Errori che per il secondo anno di fila hanno portato a una sottovalutazione clamorosa del campionato italiano. Errori di presunzione, commessi pensando che un’idea potesse essere più importante degli interpreti che vanno a metterla in pratica e della stessa realtà. 

Grattacapo bonus della triste sera del Lino Oldrini: senza Mannion si è visto - se ce lo concedete, poi il risultato è stato lo stesso delle tre precedenti puntate… - più equilibrio. E questo è grave. Anzi gravissimo. 

Solo infatti chi ancora insiste a piazzarsi le fette di salame sugli occhi (sarà un nuovo metodo per fare andar via le rughe?) oggi potrà accampare l’assenza del Red Mamba nell’elenco delle scuse. La miglior prova in carriera di Matteo Librizzi ha invece dimostrato che l’assortimento tra il nativo di Siena e Jaylen Hands è una questione in più che questa società dovrà risolvere per non cascare in A2. Talento più talento non sempre funziona come somma: Mannion è un trattatore di palla, Hands (oggi 9 assist) è un trattatore di palla, in attacco si elidono (e oggi, con un tiratore in più sugli scarichi, il gioco è anzi stato molto più fluido e meno attaccato alle prodezze personali); Mannion non ha ancora difeso un’azione da quando è a Varese, Hands non è un mastino: la sola presenza oggi dell’enfant du pays ha dato, almeno fin quando i rimbalzi non hanno emesso il loro prevedibile conto, una parvenza di utile aggressività.

Insomma: mettere i due insieme è stata un’altra mossa di mercato che oggi rischia di finire sulla graticola. E il memento per il futuro dovrà essere quello di nasconderla, questa coppia che scoppia.

I rimbalzi, scrivevamo. Oggi Gabe Brown ha sentito l’odore del sangue, il suo, quello di un giocatore vicino al taglio e per le prestazioni, e per l’atteggiamento apatico e svogliato finora dimostrato. E allora ha tirato fuori una prova offensivamente elettrizzante, vogliosa, sostanziosa. Poi vai a guardare il dato dei rimbalzi a tabellino e capisci tutto: 3 i suoi, 1 di Kao in 17 minuti, 7 di un Fall che è andato ben oltre il lecito delle sue possibilità, con anche alcune giocate (vedi la stoppata su Alibegovic) da Libro Cuore. Il totale, però, è lì da vedere: 33 a 50. 

Sono 17 tiri in più degli avversari, anche oggi. Sono 109 punti, anche stavolta. Ma come si fa ad andare avanti così? Ah già, è il calendario che è stato cattivo finora, non è la fotocopiatrice che funziona alla perfezione… 

Qui Masnago: non vince il cuore, nemmeno se all’unisono, allenatori compresi; e non vince la filosofia, che avrebbe bisogno tra l’altro di 15 giocatori-maratoneti per essere portata avanti (i cali del secondo tempo sono anche atletici, visto il continuo su e giù per il campo…). 

Vincerà la paura di finire giù dove non batte il sole?

Fabio Gandini


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