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Storie | 16 ottobre 2024, 16:29

Addio al "Milano", alle sue torte, ai suoi risotti. Perdere un simbolo così fa male

Il Ristorante Milano, un'istituzione del Sacro Monte e della città di Varese, un rifugio per tutti coloro che amano il borgo, chiuderà a metà dicembre: «Siamo stanchi e nostro figlio da solo non ce la fa» dice la storica proprietaria Vittoria Pol. Niente di sicuro su un'eventuale successione. Resta solo il ricordo dei tempi andati: «Una volta vendevamo anche 200 brioche al girono, soprattutto il sabato mattina con la processione delle 7 dalla Prima Cappella. Qui Aldo, Giovanni e Giacomo sono diventati un trio e l'aperitivo di Gabriele è stato gustato anche da Cambiasso, Bergomi e Van e Sfroos»

Nella foto di copertina Vittoria Pol e il marito Luciano Somaruga fuori dal loro locale. Nelle altre: Ottavio Lonati (con spadone e scudo); al bancone del bar, da sinistra: Luciano Somaruga, Lucrezia Tedeschi, Gabriele Somaruga e Vittoria Pol

Nella foto di copertina Vittoria Pol e il marito Luciano Somaruga fuori dal loro locale. Nelle altre: Ottavio Lonati (con spadone e scudo); al bancone del bar, da sinistra: Luciano Somaruga, Lucrezia Tedeschi, Gabriele Somaruga e Vittoria Pol

È sempre stato il locale del ritorno, almeno per me, che ragazzo salivo al Sacro Monte per incamminarmi lungo le Pizzelle e raggiungere il Grand Hotel Campo dei Fiori, per poi ridiscendere e fermarmi al “Milano”, lungo la discesa delle Cappelle, a prendere un cappuccino e una fetta di una delle prelibate torte fatte in casa.

Il Ristorante Milano, un pezzo di storia della nostra Madonna del Monte, parte del paesaggio, con la sua veranda e i gatti che fanno carosello lì davanti, un’istituzione, dove rifugiarsi quando piove per un tè bollente e due parole. 

Ebbene sì, sta per chiudere. Addio alle torte e alla polenta, alla cortesia dei proprietari: chi lo ama, e sono tanti, dovrà affrettarsi per gustare ancora uno dei leggendari risotti o un aperitivo-cena con ogni bendidio inventato dallo chef Gabriele. Tutto finisce, però fa male pensare che l’ennesimo simbolo della vecchia Varese e dei miei ricordi di gioventù se ne vada così, dopo decenni di resistenza, di successi e delusioni. Un punto fermo che viene a mancare, non si sa ancora se per sempre o no, ma al momento non c’è niente di sicuro su una eventuale successione.

«Sono stanca, ho 74 anni e mio marito, Luciano Somaruga, ne ha quasi 80, nostro figlio Gabriele da solo non ce la farebbe, così abbiamo deciso di passare la mano. La mia famiglia è qui dal 1962, fino al 1982 il “Milano” lo gestivano i miei genitori, Fernanda Tedeschi e Gino Pol. Allora mamma affittava anche le nove stanze dell’ex albergo, una volta di proprietà della famiglia Albertella di Brinzio, poi, a fine anni ’90, le abbiamo ristrutturate e oggi le abitiamo noi. Fino al 1986, a lato del ristorante avevamo lo spaccio alimentare dove vendevamo un po’ di tutto, come usava con le vecchie licenze, c’erano molti villeggianti e facevamo non so quanti panini per le colazioni al sacco, poi lo abbiamo sostituito con il bar», spiega Vittoria Pol, che con il figlio Gabriele manda avanti l’attività dal 2008, da quando il marito Luciano si è ritirato.

«Chiuderemo tra il 15 e il 20 dicembre, è molto doloroso, lo so, però i costi del personale e delle materie prime sono diventati insostenibili, non ci stiamo più con i conti. Il lavoro non ci manca, ma vorrei anche dedicarmi di più alla famiglia e a mia figlia Bianca, che ha 7 anni e mi vede davvero poco», aggiunge Gabriele Somaruga, 49 anni, che dopo la scuola alberghiera al De Filippi ha incominciato a lavorare in famiglia nel 1997.

«Il problema del Sacro Monte è da sempre quello dei parcheggi, la domenica riceviamo molte disdette da persone che arrivano qui, non trovano dove mettere la macchina e se ne tornano indietro. Anche i nostri dipendenti devono parcheggiare al cimitero per trovare posto. Con le prossime elezioni ovviamente il Sacro Monte tornerà in auge, si parlerà in lungo e in largo dei suoi problemi, poi tutto tornerà come prima, con i mezzi pubblici insufficienti – l’ultimo bus parte da qui alle 20,20 - e la funicolare a singhiozzo. Anche i residenti a volte non aiutano, chiamando i vigili a dare multe alle auto in sosta nei parcheggi riservati, ma così il problema rimane». 

Al “Milano” in estate si va per mangiare il fritto misto - «anche se siamo in montagna ce lo chiedono tutti» - e il gnocco fritto, specialità anche da asporto, mentre in autunno e inverno ecco sua maestà il risotto.

«Lo facciamo con la zucca, i funghi, la provola, cacio e pepe, poi abbiamo la pasta con gli ovuli, la polenta con la selvaggina e i funghi. Puntiamo a piatti della tradizione e poco elaborati, non mancano i “bruscitt”, la cassoeula e i bolliti, che però non sono così semplici da preparare come potrebbe sembrare. Poi naturalmente le torte fatte in casa, dal tiramisù alla crostata, alla caprese fino alla saracena. Una volta andavano via anche 200 brioche al giorno, soprattutto il sabato mattina con la processione delle 7 dalla Prima Cappella. Dopo il covid è cambiato tutto, c’è molta meno gente che sale il mattino presto a pregare», dice mamma Vittoria. 

Così Gabriele si è inventato il super aperitivo, alta specialità di casa “Milano”: «Nel periodo del contagio lo preparavo da asporto, poi visto il successo ho pensato di proporlo al ristorante a un prezzo accessibile, in effetti è quasi una piccola cena. Proprio martedì scorso lo hanno apprezzato Aldo Giovanni e Giacomo, che proprio da noi, nel marzo 1991, come ricorda la grande fotografia esposta nel locale, decisero, su proposta di Maurizio Castiglioni del “caffè Teatro” di Verghera, di diventare trio. Altri ospiti illustri sono stati Esteban Cambiasso e Beppe Bergomi e quest’estate Van de Sfroos, mentre un habitué è Andrea Meneghin».

Intanto la signora Vittoria ricorda i tempi andati, quando al Sacro Monte i locali abbondavano: «Oltre a noi c’erano la Trattoria Bassani, dove oggi c’è il Convivio, il Montorfano, il Camponovo, l’Albergo Sacro Monte, il Borducan, le Colonne, e sul piazzale dei pullman la Trattoria del Ceppo, l’unica ormai a tenere aperto la sera, il Belvedere, la Pineta e il bar Carla, dove c’è lo spazio del Parco Campo dei Fiori, e in più due chioschetti di souvenir».

La crostata è sempre lì, che occhieggia, al bancone del bar, e non me ne posso andare dal “Milano” senza portarmene via una fetta, come ai vecchi tempi, quando ragazzo riprendevo la via delle Cappelle per tornare a casa a studiare. Forse è l’ultima, chissà, la signora Vittoria la prepara e me la dona, in segno di amicizia, ma la promessa è di ritornare, prima del 15 dicembre, a gustare uno dei superbi risotti di Gabriele. 

Nell’andare verso la macchina, una sorpresa: a pochi metri dal “Milano” forse riaprirà lo storico Bar del Pino, un tempo gestito da Aureo Lonati e da sua moglie Giovanna Daverio, famoso per la cioccolata bollente e per l’accoglienza calorosa dei proprietari. «Ci stiamo lavorando, vorremmo riaprire il bar, magari per Natale, ma c’è ancora parecchio da fare», racconta il figlio di Aureo, Ottavio Lonati, fondatore del Principato di Santa Maria del Monte, mentre ci mostra l’interno del locale, con il grande camino, i soffitti con le travi a vista e la roccia viva che fa da parete in una stanza. L’Ottavio non si ferma un attimo, e per domenica 20 ottobre, dalle 10 alle 17, ha organizzato la Castagnata alla terrazza del Mosè e, alle 15, la Corsa delle lumache, mentre il 27 ecco la 3x3 Sacro Monte, gara podistica particolare: «È una staffetta, si parte dal primo arco del viale delle Cappelle e al secondo arco si passa il testimone e così al terzo. Ogni concorrente corre per un chilometro». 

La luce del mattino sulla città diventa più vivida, è un peccato andar via, porto con me qualcosa di dolce e di amaro, una fetta di torta e un ricordo, ma il Sacro Monte è lì, a regalare speranza a chi crede e aria buona a chi cammina per le stradine del borgo, scacciando i pensieri nel frizzantino ottobre. E poi c’è il risotto che aspetta…

Mario Chiodetti

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