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Varese dalla vetrina | 15 ottobre 2024, 07:00

VARESE DALLA VETRINA/31 - Il Nilo, quel locale diventato tutt’uno con il sorriso di Annamaria

Una colonna di viale Borri resiste grazie all’amore che ogni giorno Annamaria Florio mette nel suo lavoro. Si apre alle 6, si chiude anche a mezzanotte: «I miei figli mi dicono di andare in pensione, ma senza questo posto morirei»

Annamaria Florio al Bar Nilo, un'istituzione di viale Borri

Annamaria Florio al Bar Nilo, un'istituzione di viale Borri

C’è la scena di una mattinata qualunque di un giorno qualunque a descrivere perfettamente lo spirito del Nilo e quello della sua indiscussa reggente, Annamaria.

Entri alle 10 per fare una colazione e tra le fantastiche brioche che ogni dì allietano la fame dei viandanti sono rimaste solo quelle vuote. La signora Florio vede la piccola smorfia di delusione sul volto dell’avventore e non ci pensa due volte: «Se volete vado di là e ve le riempio io…». 

È anche grazie a queste piccole cose - non richieste, non dovute - che la vita di tanti varesini in viale Borri inizia ogni giorno con il piede giusto.

Storia del Bar Nilo, una colonna di viale Borri. Dove tutto cambia e poco resiste, a farcela è solo ciò che ha radici profonde o viene coltivato a dovere. Per esempio dal sorriso e dai modi generosi e gentili di una donna originaria di Corigliano Calabro, mamma di tre figli e nonna di due nipotini, che in 30 anni da varesina i varesini li ha capiti e conquistati: «Appena arrivata per 12 anni ho gestito il circolo di Schianno, io che nemmeno ero quasi mai stata in un bar - racconta - Fui la prima meridionale in 99 anni di storia a gestire quel circolo, mi sono fatta le ossa dietro a un bancone e ho imparato il dialetto».

Al Nilo ci arriva accompagnata dalla figlia Rossana, che poi però trova la sua strada e un altro impiego: mamma Annamaria resta sola, e sola va avanti. «All’inizio aprivo alle 5.30, ora - con un po’ più di calma - alle 6, 6.15. Le prime persone che si presentano sono l’imbianchino, il muratore, gli operai della zona. Alla sera? A volte sono ancora qui a mezzanotte e mezza: se ci sono gli “affezionati” che fanno l’aperitivo capita di andare lunghi».

Parole di chi alla sua clientela è legato per davvero, perché a poco a poco se l’è scelta: «All’inizio c’era gente di tutti i tipi, anche un po' al limite. Tra la clientela e i soldi ho fatto una scelta e ho puntato sulla prima, che ora è selezionata». E devota: «In viale Borri le attività aprono e chiudono: io resto in piedi grazie alla gente a chi mi sceglie. Con il tempo si crea una certa familiarità. E un barista diventa anche un po’ un confessore: le persone ti raccontano i loro segreti e tu devi essere bravo a saperli mantenere, a essere discreto. Ascoltare le persone è il mio pregio, ma so anche dare un consiglio quando me lo posso permettere».

C’è chi le lascia le chiavi, chi le chiede di ritirare a proprio nome un pacco o il giornale: in cambio ogni tanto arrivano mazzi di fiori, piante e regali di ogni tipo, persino un modellino di aereo militare che ha fatto nascere una passione ora ben “documentata” all’interno del Nilo, tra quadretti con dedica delle Frecce Tricolori e stampe. 

Annamaria gli altri li coccola non solo con i modi, ma soprattutto con il proprio lavoro: «Ciò che mi piace di più servire sono gli aperitivi: lì mi posso sbizzarrire. “Ma signora, questa è quasi una cena…” mi dicono alcuni apprezzando la quantità. E io sono felice…».

Dal suo osservatorio viale Borri «è cambiata molto e oggi forse è diventata più caotica. I lavori stradali ci hanno tolto un po’ di numeri e la gente in generale fa fatica a trovare parcheggio». Anche Varese, per Annamaria, «non è più la stessa di fine anni ’90: allora era un po’ più curata. Però io non posso dire di viverci male: rimane sempre la mia Varese, la città che mi ha accolto. E quando parlo con qualcuno che non è di qui e dico dove abito, la risposta è sempre la stessa: “Ah che bello, la Città Giardino”. Significa che l’immagine che hanno all’esterno è positiva».

E il futuro? «Ogni tanto mi sento un po’ stanca, quest’estate sono andata in vacanza per la prima volta dal 2013… I miei figli mi dicono di andare in pensione: “Hai fatto la tua vita, riposati…”. Ma so bene che se mollassi qui forse morirei il giorno dopo…».

E così il Nilo, diventato ormai un tutt’uno con la sua gentile proprietaria. 

Andrea Confalonieri - Fabio Gandini

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