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Storie | 14 ottobre 2024, 15:39

LA STORIA. Mariano e Nerea, da Napoli a Giubiano con sentimento e «nu poco ‘e nustalgia»

Entrambi arrivati per lavoro dalla Campania a Varese, Mariano Ugga e Nerea Fargnoli consegnano da parte delle Poste lettere e pacchi a Giubiano e sono volti amatissimi nel rione. Nerea: «All'inizio pensavo di non trovarmi bene a Varese, poi però mi sono ricreduta. Qui si vive bene, la città è tranquilla, forse anche troppo». Mariano: «Oggi piazza Biroldi è più viva e si fa l'aperitivo»

LA STORIA. Mariano e Nerea, da Napoli a Giubiano con sentimento e «nu poco ‘e nustalgia»

Il diretto Napoli-Giubiano viaggia su sette ruote, tre appartengono alla moto elettrica di Mariano, silenziosa e inesorabile, e le altre quattro alla Fiat di Nerea, un po’ più rumorosa ma sempre puntuale alla consegna. Della posta, naturalmente, con "MarianoilpostinodiGiubiano" - ormai quasi un brand - che abbandonato il clacson più squillante della vecchia moto a benzina, suona più spesso il campanello quando le raccomandate urgono e ci sono grossi pacchi da smaltire, mentre Nerea, più discreta, si informa se lasciare il pacchetto all’ingresso. 

Mariano Ugga, nato a Pompei, e Nerea Fargnoli, di San Giorgio a Cremano, paese che ha dato i natali a Massimo Troisi, portano un po’ di calore a bollette e cataloghi, catapultati entrambi a Giubiano ad alternarsi con i turni, il maestro e l’allieva, visto che Nerea è a Varese soltanto da un anno e Mariano invece gira per la città dal 1995.

Lui ormai è una specie di leggenda tra la piazza Biroldi, dove abita, via Malta, Bligny, Cadore e Carnia, un razzo a tre ruote visibile soprattutto tra le 11 e mezzogiorno - ma ci sono straordinari e fuori orari - lei una ragazza dai lunghi capelli castani, elegante e meno espansiva, ma precisa e molto professionale, con un po’ di nostalgia per il clima partenopeo.

Abbiamo inventato un simpatico botta e risposta a due per capire come due napoletanissimi come loro si siano adattati a vivere e lavorare nel profondo nord. Incomincia Mariano, che nel 1995 ancora girava per il centro con il carrellino a mano e le due borse laterali: «I primi anni li ho trascorsi camminando per il centro di Varese, coprivo le vie Magatti, Carrobbio, Manzoni, Marcobi e Volta, allora la sala portalettere era ancora alle Poste centrali di viale Milano e molto malmessa. Poi mi spostarono in zona Brunella, piena di ville e di gente benestante dove mi trovai molto bene. Ma il mio destino era Giubiano, già vivevo in via Buonarroti, e adesso sono da un po’ in piazza Biroldi». 

Nerea, nome che evoca la dea del mare figlia di Poseidone, è arrivata in Posta spinta da sua sorella, che la consigliò di partecipare al bando di concorso. Una volta vinto, ha scelto come destinazione la Lombardia, a Varese ha un cugino che l’ha appoggiata i primi tempi.

«Ho un incarico a tempo determinato della durata di un anno, e a novembre terminerà, così ritornerò a San Giorgio, con la speranza di ripassare da Varese in una nuova graduatoria. Devo tutto a Mariano, che mi ha insegnato il lavoro e mi sostiene, e naturalmente eccomi a Giubiano, a scambiare i turni con lui. All’inizio ho abitato al b&b di piazza Biroldi, poi a Bobbiate e ora in viale Belforte. A dire la verità, pensavo di non trovarmi bene a Varese, troppo diverso lo stile di vita rispetto a Napoli, poi però mi sono ricreduta. Qui si vive bene, la città è tranquilla, forse anche troppo. Però è un luogo comune che la gente al nord sia fredda, a Varese le persone sono meno espansive che da noi ma sempre gentili e disponibili. Quello che mi ha colpito è come si rispettino le regole stradali, da noi è anarchia, le precedenze non esistono, passa chi prima arriva».

Come è cambiata Giubiano negli anni? Risponde il “veterano” Mariano: «È diventata multietnica, è difficile trovare un varesino in piazza Biroldi. Consegno posta ad albanesi, cinesi, cingalesi, colombiani, peruviani e senegalesi, tutti ben integrati, gente che lavora. La piazza è diversa, prima c’erano le lotte per parcheggiare, ma anche adesso c’è chi pretende di arrivare in macchina davanti all’Ospedale del Ponte, dimenticandosi del grande parcheggio di via Nino Bixio, a poche centinaia di metri di distanza. Però oggi Biroldi è più viva, c’è passeggio e la gente si ferma per la colazione, un gelato o l’aperitivo. Ormai a Giubiano mi conoscono tutti, qualche anziana mi chiede di farle la spesa, dopo il lavoro si intende, tutti i cani di giardini e cortili mi aspettano perché porto loro i biscotti, e poi Giubiano ha il suo fascino, ci sono ville e persone benestanti. Di una cosa mi vanto: in via Wagner c’è una serie di villette a schiera con gradinate per arrivarci, e consegnare la posta mi costringeva a un continuo avanti e indietro. Sono riuscito a far mettere tutte le cassette postali all’esterno, con un risparmio di almeno venti minuti sulla mia tabella di marcia».

Per Nerea, che oltre al diploma del liceo scientifico ha anche quello in danza classica, moderna e contemporanea -a San Giorgio aveva una scuola di danza di proprietà, poi chiusa dopo il covid- è ancora presto per esprimere giudizi: «Ho girato poco Varese e dintorni, conosco il centro e Giubiano, e comunque è un giro che mi piace fare». 

Chi conosce Mariano sa della sua sviscerata passione per la squadra del Napoli – quando vinse lo scudetto espose uno striscione sul balcone di casa- ma conosce meno le sue capacità di chef: «Cucino la pasta con patate e provola e la pasta e fagioli. Ogni tanto anche la Genovese-napoletana, un sugo fatto con vari tipi di carne e cipolle. Poi il ragù con le “tracchiulelle”, le puntine di maiale, pezzi di carne schiacciata con pinoli, prezzemolo, aglio, pecorino che poi vanno messi con il pomodoro pelato passato, con il “puppulamento”, ovvero l’ebollizione del pomodoro, finale. Il sugo va aggiunto agli “ziti spezzati”, maccheroni lunghi da rompere prima della cottura».

Concludiamo la duplice intervista col chiedere a entrambi quali siano i pacchi più strani mai consegnati. «Senz’altro quelli da 30 rotoli di carta igienica che in diversi acquistano su Amazon. Non sono racchiusi in scatole, li portiamo al destinatario così, “nature”», dice Nerea, mentre Mariano, vinto l’imbarazzo, aggiunge: «Vibratori, quelli si sentono al tatto…».

L’intervista è conclusa, Mariano accompagna Nerea a riprendere Fiocco, il cane maltese della postina di San Giorgio a Cremano, il suo compagno di vita varesina, portato a fare toilette. Lunedì si ricomincia, a sette ruote, come al solito. A Giubiano, naturalmente, l’ombelico del mondo.

Mario Chiodetti

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