«Successivamente alla vicenda del Torrente Colmegnino che prevedeva la costruzione di una micro centrale elettrica per una produzione irrisoria di energia la cui approvazione, seppure ancora senza comunicazioni formali da parte di Provincia di Varese pare si sia arenata, ecco spuntare un’altra richiesta – al momento in fase di istruttoria presso Regione Lombardia – per una nuova opera che prevede, nei territori di Curiglia con Monteviasco e di Dumenza, la costruzione da parte di una S.r.l. uninominale del novarese, di un’altra micro centrale idroelettrica a scapito del torrente “Val Crana” con il suo intubamento di 1605 metri di cui 1.590 interrati in un’area soggetta a vincolo idrogeologico» affermano dall’associazione Pescatori Alto Verbano, gruppo ambientalista che da anni si batte per la salute delle acque interne e la difesa delle specie autoctone fluviali.
La nota prosegue così: «Sarebbe invece ora che i nostri fiumi e torrenti, già sofferenti a causa delle siccità estive e delle piene improvvise causate da forti quanto improvvisi acquazzoni dovuti ai cambiamenti climatici, siano tutelati dalle Istituzioni e che certi progetti puramente e spudoratamente speculativi vengano rifiutati a priori da chi dovrebbe essere deputato alla difesa e bellezza di un distretto già fragile, pure soggetto a frequenti frane e non cedere all’interesse privato, specie quando questo non porta nessun beneficio al territorio ed alle popolazioni locali. Gli abitanti della bella Val Veddasca saranno forse esentati dal pagamento di bollette energetiche o invece e più probabilmente alcuni di loro, oltre al degrado e distruzione del suolo si vedranno espropriare qualche mappale?
L’intubazione del torrente “Val Crana” per 1.605 metri in alta Val Veddasca è previsto in un’area protetta facente parte oltre che della Riserva della Biosfera Ticino Val Grande Verbano di UNESCO, nonché dei Siti Natura 2000 (tutelati dall’Unione Europea) e facente parte di una zona ZSC (Zone Speciali di Conservazione protette dalle direttive dell’Unione Europea) oltre che SIC (Siti di Importanza Comunitaria) dove per la Val Veddasca si prevede la protezione di ben 7 habitat e 9 specie animali tra cui l’ormai rarissimo Cottus gobio (dai pescatori più conosciuto come scazzone) o le numerose trote immesse e provenienti gratuitamente dal nostro incubatoio di Maccagno con Pino e Veddasca.
In una delle relazioni si menziona che l’opera “comporterà il mutamento definitivo di destinazione d’uso di suolo classificato forestale relativamente alla realizzazione di un nuovo tratto di pista per l’accesso alle opere di presa, le opere di presa, decantazione e carico, la posizione della condotta forzata, la pista di accesso alla centrale oltre alle opere accessorie alla centrale per una superficie stimabile in di circa 2.500/3.000 m2 ed il mutamento temporaneo di circa 5.000 m2, situati nel comune di Curiglia con Monteviasco”.
Relativamente all’impatto ambientale ci dicono che “la valutazione del rischio ambientale ha individuato un livello di impatto generato dell’intervento ricadente nella classe Lieve, mentre lo Stato/potenziale ecologico del corpo idrico interessato dal progetto è risultato Elevato”.
Il risultato è che lo studio “ha indicato un rischio ambientale medio corrispondente ad un criterio ERA (valutazione del rischio ambientale) di Repulsione” ed aggiungono che il criterio di repulsione può essere annullato “con l’applicazione di particolari misure volte alla mitigazione degli impatti e nel rispetto di specifiche prescrizioni”. Allora ci chiediamo del perché violentare il torrente con delle specifiche prescrizioni? Lasciamolo com’è, lui sta bene così!
Ci dicono inoltre che “l’impianto, una volta attivato, permetterà di ridurre l’emissione di gas serra, grazie alla produzione di energia pulita da fonte rinnovabile” e che “consentirà un risparmio di combustibile fossile ed eviterà l’emissione in atmosfera di gas inquinanti”; secondo noi invece la micro-centrale non consentirà, nello specifico della valle, la diminuzione di gas inquinanti, ma sarà invece causa di impoverimento della sua già fragile biodiversità.
Comunque a nostro avviso un corso d’acqua (qualunque esso sia) non va intubato e/o sotterrato, ma deve scorrere liberamente nel suo alveo per la bellezza ed il benessere di quella biodiversità protetta dalla direttiva habitat in un mondo in cui l’uomo con la sua cupidigia cerca di snaturare».
Continuano i volontari dell’ASD Pescatori Alto Verbano: «A breve e se il protocollo continuerà procederemo, come avvenuto per il Colmegnino, ad organizzare una raccolta firme da inviare ai decisori per evitare lo scempio di quella parte dell’alto luinese ancora selvaggia ed invitiamo sin d’ora le Amministrazioni comunali interessate e Comunità Montana Valli del Verbano in particolare a declinare le autorizzazioni richieste ed a darci l’indispensabile supporto. Rivolgiamo l’invito a sostenerci anche a tutti i cittadini dell’alto varesotto ed alle associazioni ambientaliste troppo spesso assenti se non portano visibilità o contributi economici».