Varese - 04 ottobre 2024, 10:26

L’espressionismo evocativo di Luca Lischetti arriva al Castello di Masnago: via alla mostra "Buz Baz. Dietro le quinte"

A partire da sabato 5 ottobre, dalle 18, sarà possibile visitare l’esposizione dell’artista visionario di Mornago, che rimarrà aperta fino al 16 novembre. I tormenti dell’uomo contemporaneo, la globalità asfissiante e i guasti irreparabili di una società allo sbando sono alcuni dei temi che si ritrovano nei suoi quadri

Accade che un artista isolato, a volte scontroso, chiuso nelle sue riflessioni, trascorra la vita a ricercare l’uomo, a indagarne la psiche, scoprendone i vizi nascosti, i tormenti, la follia, il dolore e la voglia di riscatto, e a volte, perché no, l’ipotesi del sogno. La sua è una umanità sconfitta da sé stessa, prona, vittima di una società fagocitante, spersonalizzante, che ci ha trasformati in un insieme di egoisti solitari, iracondi e superficiali, abbagliati dall’inutile e dal facile guadagno.

Questo artista visionario è Luca Lischetti, e il suo è un mondo a metà tra l’onirico e il grottesco, in cui la tragedia dell’uomo che non trova più una strada virtuosa viene espressa in quadri espressionisti di straordinaria forza evocativa, pugni nello stomaco di chi guarda, nei quali il colore è una trappola che costringe la preda a riflettere e, nel migliore dei casi, a farsi un esame di coscienza.

Lischetti è il protagonista di una grande mostra personale, dal titolo “Buz Baz. Dietro le quinte”, che prenderà avvio sabato 5 ottobre alle ore 18 al Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago (fino al 16 novembre. Orari: martedì e mercoledì, 9,30 – 12-30; giovedì, venerdì, sabato e domenica, 9,30 – 12, 30 e 14 – 18), curata da Patrizia Di Modugno e Luigi Cavadini, in collaborazione con l’Associazione GaEle e con il patrocinio del comune di Varese. Una mostra a lungo inseguita e finalmente possibile, per un artista schivo e lontano dal mercantilismo e dai bizantinismi della politica, ma totalmente concentrato sull’operare nello studio-laboratorio di Montonate di Mornago, dove i suoi personaggi popolano la fantasia ed escono prepotenti sulle grandi tele come schizzi di lava.

I tormenti dell’uomo contemporaneo, la globalità asfissiante, i guasti irreparabili di una società allo sbando sono i temi che Luca affronta da sempre e mette nei suoi quadri a tre dimensioni, in cui figure surreali pervadono la tela e danno luogo a rappresentazioni a metà tra commedia e tragedia, in teatrini dell’assurdo dove cortocircuiti esistenziali animano una danza macabra di figure distorte e contorte, di volti allucinati e a smorfie orrorifiche, fauci animalesche e risate sataniche.

Ma la forza di Lischetti sta nella satira, nel far comparire a sorpresa personaggi-pensiero come Buz Baz, forse un suonatore di dambura afghano, vestito di nero e capriolante, il viso pervaso da smorfie, le pose da contorsionista. È lui la vittima di una società di falsi benefattori, oppure il soggetto inafferrabile che ci controlla e beffardo se ne ride? Di certo attira l’attenzione su di sé, perché l’apparire è l’inno del mondo moderno, vuoto di contenuti e destinato a cadere spiralando verso il nulla.

La mostra prosegue con le grandi opere in cui il rosso lancia un messaggio potente e assoluto, una sferzata di energia sanguigna che però ci riporta alla prigionia dell’uomo costretto da sé stesso e impegnato in una lotta spasmodica per liberarsi dai lacci del condizionamento, che ci costringe a un’uniformità prona ed eviscerata. Perciò il passo successivo è la riflessione dell’artista sul male assoluto, con le figure degli Assassini, sculture inquietanti specchio del marcio che si annida in ognuno di noi, potenziali criminali temporanei e spietati, come ci insegnano i recenti fatti di cronaca.

Per condensare tutto ciò, Luca Lischetti ha dipinto un’enorme quinta di cinque metri per due, in cui il nano Morgante, giullare preferito da Cosimo de’ Medici, fa da padrone di casa e si ritrova catapultato nel mondo di oggi, caotico e impersonale, e forse, chissà, la sua ironia lo potrà salvare, indicando a noi dispersi la strada per ritornare alla sapienza.

Mario Chiodetti