Sarà quel giardinetto, che così bello, curato, grande e infrattato (nel senso buono del termine) è una gemma rara. Sarà che le scuole sono vicine e lì davanti ci passano in tanti. Sarà che Michele è lui stesso, a dispetto dell’età anagrafica che recita 42, un giovane dentro e fuori, con quel suo sorriso sempre stampato e quei modi che qualcuno meno âgé di noi definirebbe “easy”.
Sarà tutte queste cose, ma il Globe di via Sacco, per antonomasia il “bar degli studenti” nella Città Giardino, forse non sarebbe mai diventato tale senza una fortunata coincidenza: «Abbiamo aperto ad agosto 2011 e in quei giorni la biblioteca comunale era chiusa. Chi fa l’università, si sa, anche in estate ha comunque il bisogno di stare sui libri, perché gli esami a settembre ci sono, e quindi due giovani sono subito venuti da me a studiare. Allora ho pensato di cogliere la palla al balzo: ho allestito il piano superiore con il wifi gratuito e senza l'obbligo di consumazione e affisso locandine fuori dalla biblioteca. Tempo una settimana eravamo pieni…».
Il resto, come si suol dire, è storia e a raccontarcela è proprio lui, Michele Morelli, un domani da avvocato forse già scritto, stracciato da un viaggio in Australia compiuto a laurea in giurisprudenza acquisita, «una sfida con me stesso, per togliermi dal nido, dall’ovatta varesina». Lì, tra lavori temporanei e intense esperienze di vita, ecco che il nostro matura un percorso diverso, poi torna a Varese e con l’aiuto dei genitori e di un altro socio, Fortunato Mercuri, prende un spazio che fino ad allora era stato l’ufficio elettorale di un politico locale, trasformandolo in quello che è oggi: un punto di riferimento tra i più frequentati dell’intera città.
Che poi “bar degli studenti” è «un po’ riduttivo, però l’imprinting è quello. E non posso non essere felice quando il mio locale viene riconosciuto come un porto sicuro per loro. Ci sono genitori che mi dicono “siamo tranquilli perché sappiamo che nostro figlio è da te”: questo mi fa davvero contento».
Certo non è stato e non è sempre facile quando si ha a che fare con età così fragili, pagine ancora bianche nel libro della vita: «All’inizio ho pagato un po’ di inesperienza, per esempio non mettendo l’obbligo di consumazione, che ora invece c’è, e qualcuno se ne è approfittato - ammette Michele - I ragazzi hanno bisogno di regole e di chi le faccia rispettare: è capitato che qualcuno venisse qui con il sushi comprato altrove e si mettesse a mangiarlo senza consumare alcunché… Come potevo non fargli notare che qualcosa non andava? Oppure mi ricordo di un gruppo di sei seduti al tavolo che mi disse: noi non consumiamo nulla perché siamo in Ramadam… Ma come? Io rispetto la tua religione, ma tu rispetta il mio lavoro…».
I giorni che si sono impilati l’uno sull’altro hanno sì portato «un po’ più di pelo sullo stomaco e un po’ meno di fiducia negli altri», ma anche tanti rapporti che non si cancellano: «Ho “cresciuto” parecchi giovani, li ho visti diventare dei professionisti in diversi campi e con il tempo sono diventati degli amici. Mi fa piacere quando riconoscono il valore che questo bar ha avuto per loro e mi piacerebbe che fossero anche in di più a farlo… Ma poi c’è un'altra cosa che rende il Globe unico: questo locale crea una vera connessione fra le persone. Se qualcuno ha bisogno di qualcosa, qui - tramite tutte le conoscenze che si creano - la trova».
“Essere Globe” significa essere al centro di Varese: tutte le strade portano qui, anche quelle della politica visto il Comune dirimpettaio: «Quante ne ho viste e sentite - scherza Morelli - Ma il barista bravo, anche se capta qualcosa, cancella e dimentica tutto. Diverse campagne elettorali sono partite da noi e non sono poche le persone che stimo, anche di questa giunta».
Il particolare appena annotato, tuttavia, non toglie in ogni caso il diritto di critica, che Michele - dal suo privilegiato osservatorio - spicca sul tema della sicurezza, come altri colleghi del centro: «Oltre via Bernascone, dove adesso andrò anche ad abitare, a volte c’è il far west, e io per esempio non me la sento di dire ad amiche e amici di parcheggiare al silo delle Corti di sera, perché so cosa rischiano. Il problema di piazza Repubblica non è stato affrontato davvero da quest’amministrazione come da quelle precedenti, prima però il presidio del territorio mi sembrava maggiore. Ed è un problema anche di integrazione: questa città potrebbe fare di più…».
2011-2024: sono passati tredici anni. Tredici anni a mettere in pratica il decalogo del buon barista, ovvero «il sorriso, la gentilezza, l’attenzione al cliente, a volte il polso un po’ duro con il personale e poi gli occhi aperti su ogni possibile pericolo…». E i prossimi tredici? «Se devo essere sincero - conclude Michele Morelli - prima o poi mi immagino di andare a vivere al mare e al caldo. Il Globe? Sarebbe bello farlo andare avanti così com'è, anche nel caso in cui lasciassi, magari vendendo l’avviamento per non perdere ciò che è stato e ciò che rappresenta per Varese…».