Salute - 26 settembre 2024, 16:13

I sindacati contro l'ASST Sette Laghi: «Il disagio nei reparti sta aumentando»

Le sigle a tutela dei lavoratori dipingono in una nota uno scenario buio nei rapporti tra l'azienda locale e il personale sanitario: «I medici hanno 75.000 giorni di ferie e ogni mese accumulano 20.000 ore di lavoro extra. E poi ci si chiede perché vadano via...»

I sindacati contro l'ASST Sette Laghi: «Il disagio nei reparti sta aumentando»

La nota dei sindacati AAROI, ANAAO/ASSOMED, CIMO, FASSID, FP CGIL:

Alla fine di Gennaio 2024 è stato firmato il nuovo contratto della Dirigenza Sanitaria che ha previsto significative novità nell’ambito dell’orario di lavoro. Per esempio le ore in esubero necessarie a garantire il servizio non sono più cestinabili ma devono essere recuperate in modo programmato.

Il cambiamento è epocale. Da Gennaio il tempo del sanitario è più prezioso poiché non è più illimitato, ma deve essere gestito bene e meglio con maggiore tutela di tutti, sia del sanitario che del paziente perché la stanchezza e lo stress possono generare errore.

Oggi scrive l'Intersindacale a rappresentanza dei Dirigenti Sanitari poiché “l’uomo della strada” non sa che ai dipendenti pubblici è fatto divieto di rilasciare dichiarazioni, interviste o altro se non autorizzati dalla Pubblica Amministrazione stessa. Da tempo l'Intersindacale auspica di instaurare un dialogo costruttivo con l’Azienda.

I dati relativi alla situazione dell’ASST Sette Laghi circa le ferie non godute (oltre 75000 giorni) e le ore di lavoro fatte in più (circa 20000 al mese) devono far pensare a strategie alternative alle attuali, nel rispetto delle nuove regole del CCNL dove lo Stato riconosce di non avere sufficiente denaro per retribuire meglio i suoi professionisti ma stabilisce di non farli lavorare più del dovuto. A questo evidente carico di lavoro si devono sommare le ore effettuate e pagate dalla Regione per l’abbattimento delle liste di attesa e la carenza di organico. Il CCNL prevede anche una distribuzione di incarichi ossia responsabilità retribuite con un fondo specificofinalizzato al riconoscimento delle competenze e dell'esperienza che però è stato utilizzato con ritardo e solo parzialmente, nonostante sia a costo zero per l’Azienda.

ASST Settelaghi afferma di voler cambiare rotta, ma senza reali e concrete proposte o ipotesi di lavoro, o azioni concrete che dimostrino questa intenzione. Spesso i dati utili alla discussione vengono forniti in ritardo o in modo incompleto. Il sospetto è che ci sia l’intenzione di perseverare nel solito modus operandi: le ore di lavoro in eccedenza non verranno mai recuperate, le ferie non godute forse saranno utilizzate in prossimità del pensionamento, aggravando ulteriormente la situazione dei colleghi che rimangono al lavoro.

Da notare peraltro che anche Regione Lombardia, a differenza di molte altre regioni che lo hanno già fatto, stenta a riconoscere il Contratto Nazionale e procrastina le riunioni. Appare quindi legittima la preoccupazione per una situazione che rischia di turbare ulteriormente la Sanità Pubblica già messa a dura prova. La fatica è determinata oltre che dalla carenza di personale anche dalla mancanza di fiducia poiché nessun professionista è disposto a continuare a lavorare in situazioni di scarsa organizzazione e poca sicurezza, di frenesia, di carico eccessivo di lavoro e senza la speranza di un cambiamento.

L' “efficientamento” non ha solo bisogno di infrastrutture all’avanguardia, ma anche di una gestione incentrata sul personale, risorsa principale, adeguatamente motivato e supportato. In questo contesto, il disagio di coloro che lavorano nei reparti aumenta, generando “fughe” anche da parte dei più esperti depositari di competenze che non possono essere compensate con una mera sostituzione, qualora la si trovi. La situazione descritta non può essere attribuita solo alla vicina Svizzera o all’aumento del privato. Infatti oltre ai soldi sono le condizioni di lavoro che fanno migrare addirittura intere equipe: si è chiesto a chi va via il perché? In un'epoca in cui c'è carenza di personale si dovrebbe almeno ascoltare coloro che ci lavorano.

Redazione

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