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Varese | 24 settembre 2024, 07:18

Alberto, il corniciaio di Avigno: «Qui racchiudo fantasia e libertà. Con la forza delle mani e della testa»

Prima della pandemia Alberto Leoni lavorava in ditta, poi la decisione di svoltare offrendo un servizio che le reti commerciali e internet non hanno. Da un anno gestisce "Cornici da Leoni" nel rione varesino: «Ho incominciato a realizzarle in casa e ho visto che i miei lavori piacevano. Accanto a quelle standard, uso legni naturali grezzi, tiglio, rovere, noce e ciliegio. Per le fotografie consiglio spesso l’alluminio e per i quadri più grandi il plexiglass. Scavo nei dettagli e cerco nel profondo. Credo in questo mestiere perché è artigianale, è un’attività che tende a scomparire ed è bello che rimanga in vita»

Alberto Leoni, 48 anni, corniciaio varesino nel suo "Cornici da Leoni" ad Avigno

Alberto Leoni, 48 anni, corniciaio varesino nel suo "Cornici da Leoni" ad Avigno

C’è ancora chi scende dal treno in corsa e si ferma a pensare, c’è ancora chi si mette in gioco cambiando completamente la propria vita, c’è ancora chi insegue il sogno dell’arte e del fare manuale e ci prova. Con serenità e volontà. E un ritmo più lento.

È il caso di Alberto Maria Leoni, che lo scorso luglio si è rimesso in gioco aprendo un laboratorio di corniciaio in via Alfredo Oriani 91 ad Avigno, «luogo a metà tra la città e la montagna, un perfetto compromesso tra la comodità urbana e la mia passione per l’escursionismo», spiega divertito. E pensare che Alberto prima della pandemia era un’altra persona, lavorava nel comasco in una ditta commerciale, poi la cassa integrazione dopo 18 anni di impiego, e la decisione di svoltare, ma ancora non sapeva in quale direzione.

«Ho maturato l’interesse per la fotografia e l’arte verso i vent’anni, al liceo scientifico di Varese non ero un granché, mi appassionavo poco alle materie. Poi da solo ho incominciato a visitare mostre in città e fuori, mi sono laureato a Genova in Disegno industriale e là ho continuato le mie peregrinazioni di museo in museo, e intanto fotografavo. La passione mi ha condotto ha frequentare la scuola Bauer di fotografia a Milano, e lì è incominciato il rapporto con le cornici. Acquistavo fotografie e stampavo le mie, mi recavo poi al Chiasso, alla Galleria Consarc, a farle incorniciare. Lì ho fatto la mia prima mostra fotografica, con il collega napoletano Stefano Ciannella, esponendo 6 immagini in bianco e nero. I galleristi-corniciai erano veri professionisti, utilizzavano materiali di qualità, come alluminio e vetri museali, da loro ho imparato molto», racconta Alberto Leoni, 48 anni e almeno dieci di meno dimostrati.

Terminati gli studi nel 2004, il futuro corniciaio ha una lunga parentesi in ditta «stipendio fisso così mi piazzo e non se ne parla più» per dirla con I Gufi, ma la passione per le camminate in montagna e la fotografia erano sempre lì a riempire il tempo libero.

«Ho sempre lavorato su me stesso e trasformato il mio sentire in immagini, scattate con la Polaroid. Amo cercare i dettagli, scavare nel profondo, cosa che faccio tuttora con il cellulare, perché mi piace fotografare con i mezzi che ho a disposizione in quel determinato momento».

Dopo la pandemia, Alberto doveva capire cosa fare: «Ho seguito una delle passioni e ho preso la patente di guida escursionistica, ma sarebbe comunque stato difficile campare, così mi sono messo a rubare il mestiere a diversi corniciai, tra cui il bravissimo Silvio Zamorani di Torino, che mi ha dato utilissimi consigli, ma anche a professionisti locali, e ho fatto tirocinio in varie botteghe. Ho incominciato a realizzare cornici in casa, le prime per una mostra fotografica di un’amica a Catania e ho visto che i miei lavori piacevano. Poi è capitata l’occasione di questo spazio ad Avigno e ho deciso di lanciarmi, aprendo un laboratorio tutto mio».

Nasce così “Cornici da Leoni”, con una pecetta giallo evidenziatore da applicare dietro il quadro o la fotografia con il logo del negozio. «Credo in questo mestiere perché è artigianale, è un’attività che tende a scomparire ed è bello che rimanga in vita con la forza delle mani e della testa, e offra un servizio che le reti commerciali e internet non hanno. Mi piace curare i miei lavori, ma anche chiacchierare con i clienti e scegliere materiali di qualità. Accanto alle classiche cornici standard, uso infatti legni naturali grezzi, tiglio, rovere, noce e ciliegio, molto indicati per incorniciare fotografie e opere d’arte contemporanea. Per le fotografie poi, consiglio spesso l’alluminio, con un passepartout antiacido e un vetro museale antiriflesso. A volte, per i quadri più grandi, utilizzo il plexiglass migliore, quello da 3 millimetri di spessore».

Leoni incornicia anche gli oggetti più disparati: «Per ora non c’è una prevalenza di genere, vanno molto le fotografie, i loro autori tengono molto a incorniciarle con gusto e attenzione, ma c’è chi mi porta pizzi e ricami, medaglie, poster, locandine, la t-shirt del batterista dei Pink Floyd e la maglietta di Ronaldo autografata, non c’è limite alla fantasia di cose da appendere ai muri di casa».

Il futuro? «Mi piacerebbe, una volta sistemato del tutto il negozio, dare spazio a piccole mostre, di fotografia di pittura. Parto da zero, ma la cosa non mi spaventa, il luogo mi piace e poi, finalmente, mi sento libero».

Mario Chiodetti

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