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Calcio | 16 settembre 2024, 07:32

16/9/2012-16/9/2024: dodici anni senza Peo Maroso. «Ci mancano i suoi occhi che andavano dritti all'anima. Vive ancora nel cuore della gente»

Nel 12° anniversario della sua scomparsa ricordiamo l'eroe biancorosso dal carisma unico grazie al ricordo intimo e bellissimo del figlio Virgilio e della nipote Martina: «Vedeva prima le cose e sapeva sempre come andava a finire... Bisogna entusiasmare la gente per riportarla allo stadio, ma solo i risultati possono riaccendere il fuoco per il calcio a Varese. Accoglierebbe l'amico di una vita Ricky Sogliano con un sorriso dei suoi e sarebbe vicino ad Alessandro Tatti...»

Peo Maroso giocatore, allenatore, presidente, amico di sempre di Ricky Sogliano e papà dell'anima biancorossa

Peo Maroso giocatore, allenatore, presidente, amico di sempre di Ricky Sogliano e papà dell'anima biancorossa

Dodici anni senza il Peo, il "tutto" e il cielo del calcio varesino a cui ha donato piedi, testa, polmoni, cuore e anima occupando per il club biancorosso ogni ruolo, compreso il più importante: quello di padre nobile. Mancano le sue parole, come una foglia mossa dal vento che andava a cadere sempre là, in un punto del futuro che lui sapeva sempre prevedere con visioni profetiche. Manca la sua capacità di sostenere le persone da cui era fatto il Varese (già, le persone messe sempre al primo posto) quando venivano fatte traballare da un risultato negativo o dal vento della crisi. Mancano i suoi occhi e il suo sorriso con cui penetrava nell'animo e sfiorava il cuore degli altri, tutti gli altri tranne Ricky Sogliano, che però non poteva fare a meno del Peo, unico capace di smussare gli angoli di Ricky quando occorreva farlo. Manca, in un mondo che non ascolta più nessuno, qualcuno capace di farsi ascoltare e seguire come Maroso. Oggi, nel giorno del 12° anniversario della sua scomparsa, lo ricordiamo grazie alle parole di suo figlio Virgilio e della nipote Martina: nessuno meglio di loro può farcelo sentire più vivo che mai. Riportandocelo qui almeno per un momento.

A 12 anni dalla sua scomparsa che ricordo ha lasciato il Peo a suo figlio Virgilio e alla nipote Martina?

Virgilio: È un pezzo di vita che si è staccato da me. Sento la sua mancanza soprattutto nell'apporto morale, nei consigli, nella condivisione di qualsiasi tipo di problematica della vita. Era un grande papà con un carisma e un'empatia straordinari.
Martina: Di nonno Peo mi mancano le coccole, la dolcezza dei suoi occhi, la condivisione dei momenti felici, il suo abbraccio e le nostre passeggiate: mi portava allo stadio ed era fiero di dire "questa è la mia nipotina Martina".  Con lui ho vissuto un momento magico. Ora che sono cresciuta mi mancano i suoi preziosi insegnamenti che andavano dritti al cuore grazie al suo modo straordinario di comunicare. Ho 21 anni e sento ancora accanto a me sia nonno Peo che nonna Rosa, anche se mi manca la loro presenza fisica.

Come lo ricorderete oggi, nel giorno in cui mancò nel 2012?
Io e Martina ricordiamo i nonni con una preghiera tutti i giorni, sapendo che ci danno la forza interiore per aiutarci e proteggerci nelle piccole o grandi faccende della vita. In questo giorno diremo una preghiera speciale.

Cosa manca di più del Peo?
Virgilio: Visto che sono un appassionato di calcio, mi mancano i confronti con lui. Lo martellavo continuamente per sapere come la pensava e come sarebbe andata a finire...
Martina: Del nonno in modo particolare mi manca il carisma.

Virgilio, se oggi magicamente reincontrassi tuo padre, cosa ti direbbe?
Conoscendo il suo pragmatismo, mi darebbe qualche bacchettata su alcune scelte lavorative degli ultimi anni. Anche se papà mi ha sempre lasciato prendere le mie decisioni. Però posso dire che sia io che Martina avremmo un sacco di domande da fargli. 

Peo è ricordato a Varese e nel calcio varesino come merita?
Il calcio è cambiato, come è cambiata la società in cui viviamo. Un tempo sia la città che la società avrebbero forse fatto di più per tenere in vita il suo ricordo, ma non voglio colpevolizzare alcuno né fare polemiche. D’altronde anche Pietro Anastasi, che è stato un'icona del calcio italiano ed europeo, è stato ricordato in modo "timido", ma non è colpa di nessuno: questa è la realtà non solo varesina.
Quando sono in giro per il centro, tanti tifosi mi fermano e ognuno di loro mi racconta qualche ricordo di papà: questo mi fa molto piacere perché significa che il Peo vive nel cuore della gente. Sono certo che a lui questa cosa piacerebbe tantissimo.

Cosa resta del Varese dopo Maroso?
Abbiamo sfiorato la serie A nella prima gestione Rosati, attraversando poi situazioni altalenanti che tutti conosciamo. Sinceramente da un po' di tempo non vado allo stadio, anche per impegni di lavoro, però la fede biancorossa è radicata in me e seguo sempre le vicende del Varese. Mi auguro che la società possa ritornare in una serie consona alla città e dare nuovo slancio alla passione della tifoseria. Vediamo quest’anno come va, certo che il presidente Rosati sta investendo con passione per riportare in alto i colori biancorossi. Bisogna trovare il modo di entusiasmare la gente perché torni allo stadio, e qualcosa in tal senso si sta facendo. Ma per riaccendere davvero il fuoco di Varese per il calcio serve l'entusiasmo dei risultati. Mi auspico ben presto di rivedere tanti tifosi al Franco Ossola perché vorrebbe dire che si è ritrovata la giusta dimensione di questo club. Certo che se penso alla situazione stadio non sto tranquillo...

Cosa direbbe oggi Peo Maroso al compagno di una vita Riccardo Sogliano?
C’è sempre stato un forte legame tra i due, anche in qualche incomprensione dettata da due caratteri forti e passionali. Credo che papà accoglierebbe Ricky con un bel sorriso dei suoi, e poi via insieme a bere un aperitivo.
Vorrei approfittare di questo spazio anche per inviare un grosso in bocca al lupo ad una grande persona come Alessandro Tatti per la situazione difficile che sta attraversando.

Claudio Ferretti con la collaborazione di Andrea Confalonieri


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