Busto Arsizio - 07 settembre 2024, 11:45

VIDEO. Saronni: «Moser? Era fortissimo. Soprattutto quando lo battevo io»

A SportivaMente il libro di Ceccarelli dedicato alle grandi rivalità del ciclismo fa rivivere momenti epici e aneddoti gustosi. «Oggi ciò che non è cambiato è che devi avere passione, voglia di fare sacrificio e fatica». Quella riflessione su Pantani

foto di Michele Del Re - Fotografia Galbiati

«Lui era fortissimo, soprattutto quando lo battevo io». È una delle tante simpatiche scintille che ha fatto rivivere a SportivaMente il libro di Dario Ceccarelli a "“Quasi nemici. Le grandi rivalità (pubbliche, private e molto spericolate) che hanno infiammato la storia del ciclismo”. Il "lui" è Francesco Moser e a fare la battuta è, naturalmente, Giuseppe Saronni.

Al Festival dei libri sportivi -  organizzato dall’Associazione Culturale Territori in collaborazione con MoreNews Gruppo Editoriale e Associazione Culturale CUADRI, affiancati e supportati dal Comune di Busto Arsizio, Camera di Commercio di Varese-Varese Sport Commission e Paglini - dunque un incontro ricco di momenti epici e aneddoti gustosi che ha coinvolto il pubblico, alla presenza dell'assessore Maurizio Artusa, del presidente della "Alfredo Binda" Renzo Oldani, del consigliere comunale Gianluca Castiglioni e del past president del Panathlon club La Malpensa Giovanni Castiglioni. Ma anche il campione olimpico Giorgio Malan, che era intervenuto poco prima, ha seguito con attenzione e apprezzato lo scambio di ricordi e battute.

Certo, anche un viaggio tra i tempi. A partire da quelli in cui il rispetto era nelle parole e nei gesti: memorabile la risposta di Felice Gimondi, quando un giovane Saronni fu spedito dai compagni a chiedere scusa dopo averlo battuto. «Un po' più di rispetto, giovane, me la pagherai». In realtà, divennero amici. 

Tante riflessioni, anche sulla tecnologia, sulla formazione delle nuove generazioni oggi, sui giornalisti. In fondo, come nel calcio, aleggia questa convinzione: «I tempi sono diversi e lo sport è una cartina di tornasole».

Segue il ciclismo attuale, Saronni: «Preferiresti vivere questo mondo?». La risposta: «Oggi l'atleta è preparatissimo, ha un fisico eccezionale, scienza e medicina dalla sua parte per aiutarlo tantissimo, mentre noi non ne avevamo. L'alimentazione era quella che era, si andava per esperienza, sentendo i corridori più vecchi...Ti insegnavano a schiacciare la mollica di pane e metterci dentro tre, quattro grani di sale grosso da buttare giù in corsa per ingerire un po' di sali minerali. Non c'era nulla. Ecco perché è difficile fare un confronto... Oggi ciò che non è cambiato è che devi avere passione, voglia di fare sacrificio e fatica. Anzi... forse è più difficile oggi, perché allora grandi divertimenti non ce n'erano e fare sacrifici era più facile. Lo sport già ti portava fuori da certi ambienti». 

Quindi allora vizi zero. Scaramanzie, chiede Enrico Anghilante, presidente dell'Associazione culturale Territori. «Il 17». E l'assessore Maurizio Artusa gli pone un interrogativo drammatico: «Cosa diresti a Marco Pantani?». «Avrei tante cose da dirgli - spiega Saronni - Uno della squadra mi chiese di sentirlo e io ho avuto il coraggio di dire alcune cose a Marco. Ma purtroppo da molto tempo aveva perso la strada, non ascoltava... Quello che rimprovero a chi gli era vicino è che sapeva com'era messo e nessuno ha fatto nulla. Tutti si fanno grandi parlando di Pantani, ma questo corridore andava salvato». Ceccarelli gli fa eco: «Pantani nel libro c'è ma senza rivali, perché il rivale era se stesso. Lui era un fenomeno. A un certo punto era isolato da tutti».

Domanda a bruciapelo di Ceccarelli: Beppe Saronni sarebbe stato Beppe Saronni senza Moser? «Ho trovato un grande vantaggio dalla rivalità con Moser - confessa il campione - Ho migliorato tanto, perché come carattere io non mi abbattevo. Mi dava forza per impegnarmi. Gli ho detto: pensa se non ci fosse stato un Beppe Saronni da battere, quando avresti vinto». 

Ma. Lu.