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Territorio | 05 settembre 2024, 08:45

Quel viaggio americano alla scoperta di «piccole storie che danno felicità». E una passa dalla Valle

L'assessore fagnanese Dario Moretti e il suo racconto attraverso gli incontri negli Usa. Uno conduce anche ad Adriano Paganini, un personaggio di successo partito da Solbiate. «Volevo condividere ogni giorno piccole storie inusuali»

Alcune immagini condivise sui social e Dario Moretti

Alcune immagini condivise sui social e Dario Moretti

«Durante questo viaggio negli Stati Uniti ho provato a raccontare ogni giorno una piccola storia inusuale, che non si trova nelle guide, ma che nasce da incontri con persone e da ricerche». Niente selfie frettolosi o immagini stereotipate: l'assessore fagnanese Dario Moretti ha usato i social per portare con sé on the road chi voleva scoprire luoghi diversi o in modo differente. Ottenendo molto apprezzamento.

«Ho cercato anche di inserire alcune mie riflessioni - spiega - Confesso che mi sono divertito parecchio.  Il mio scopo era condividere la felicità che mi davano delle piccole cose che cercavo e scoprivo». E la gente ha apprezzato a suon di like e commenti, accettando così di affrontare insieme quel viaggio virtualmente.

Il mondo è piccolo, anzi la Valle

A conferma poi che il mondo è piccolo, una di queste storie passa dalla Valle Olona. È quella di «Adriano Paganini, ex ragazzo di Solbiate Olona, che ne ha fatta di strada». Moretti ha pubblicato l'immagine di un'insegna, Super Duper, e ha spiegato del personaggio: «Dopo la scuola di cucina ha lasciato Solbiate e riuscì a diventare apprendista del famoso chef ristoratore francese Paul Bocuse. Si trasferisce a Londra e, all’età di 24 anni viene scelto per cucinare per la Regina Elisabetta. Il suo ultimo trasferimento lo porta negli Stati Uniti, a San Francisco. Per guadagnarsi da vivere negli Usa fece quello che sapeva meglio fare: cucinare, prima al ristorante Donatello poi in un piccolo cafè in una zona turistica con cibo da asporto».

Ancora, «nel 1994, all'età di 27 anni, Adriano Paganini aprì il primo ristorante; Pasta Pomodoro nel quale il piatto forte era la pasta cucinata come solo gli italiani sanno fare: al dente, saporita, con sughi abbinati al giusto formato. Funzionò. E uno divenne più di uno, fino ad arrivare a 46 ristoranti tra San Francisco e la California». Dopo di che una nuova avventura imprenditoriale, legata al cibo simbolo americano sì, ma con impronta italiano: «Il burger. Ma di bestiame nutrito ad erba. E cucinato alla perfezione. Ed accompagnato da un’unica salsa, ricetta personale. E patatine, fritte, ovvio, ma leggere. Perché, burger sì, ma la salute è importante. Ecco, questo è il SUPER DUPER a San Francisco. E, guarda un po’, un successo. Sempre affollato. È bello, dai, sapere che all’estero ci sono italiani così, che fanno bella figura. A me dà soddisfazione».

Tra strade, paesaggi e volti

Ma poi, ad esempio, Moretti conduce lungo l'Avenue of the Giants, «che merita per il paesaggio, per l'atmosfera, per la sua storia». Perché dietro c'è il grande impegno di persone che scesero in campo per il futuro delle grandi sequoie.

O la California che tutto è tranne che la "solita", a Mendocino: «Scogliere, spiagge, gallerie d’arte, ristoranti, piccoli negozi, bar. Un posto più bello dell’altro. Un posto principalmente pieno di gente del posto. Un posto che celebra qualsiasi cosa dal cibo, vino, birra, arte e natura. Un posto vicino a tutto e contemporaneamente vicino a niente. Il posto utilizzato come set (Cabot Cove) per le indagini della Signora in Giallo, Jessica Fletcher. Ci sono molti posti sicuramente più spettacolari in California ma non così magici». Oppure si sofferma sugli Hearts che colorano San Francisco «con un messaggio di gentilezza, generosità e unità».

O ancora il sogno di ogni lettore: «La "Powell’s city of books”, si trova a Portland, nello Stato dell’Oregon, ed è il più grande negozio di libri nuovi e usati del pianeta. Occupa un isolato intero, suddivisa in 4 piani, contiene 1 milione di libri e ci lavorano più di 200 persone». 

Ecco, luoghi e persone. Comuni e famose, ma di cui non si sa mai abbastanza. Come McCain: «Mi trovavo negli Stati Uniti quando esattamente 6 anni fa, il 25 agosto 2018, morì John McCain e vidi i suoi funerali alla televisione. Il plurale della parola “funerali” è decisamente appropriato, perché ha ricevuto più di un’onorificenza funebre. Dall’Arizona (dove viveva e dove è morto) la salma, dopo aver ricevuto gli omaggi di parenti e amici, è stata portata a Washington, in una sala del Campidoglio nella quale è stata allestita la camera ardente; onore che solo 29 Americani prima di lui hanno avuto. Il giorno successivo è stata celebrata la funzione nella National Cathedral, alla presenza di numerose personalità politiche ed infine “restituito” alla famiglia per la sepoltura privata. Perché? Perché John McCain era un eroe. Per noi è stato solo l’altro candidato nella campagna presidenziale del 2008, vinta da Obama. Ma John McCain è stato di più, molto di più».

Tra monti, ponti e Cafè mai scomparsi davvero

Avanti, on the road, a Seattle, la città smeraldo, quella considerata fuori mano pure dagli americani, al Monte Tahoma, oggi Rainier, al ponte Astoria («Sorrido al pensiero che l’enorme costo dell’opera, 24 milioni di dollari, è stato pagato con i pedaggi e che a debito estinto, il 24 dicembre 1993, sono stati rimossi»), all'Otis Cafè e al suo spirito mai estinto, ai paesaggi costieri. E a quella storia imprenditoriale che ci ricorda come tutto è possibile. In America e non solo.

Redazione

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